Bonus economy, la cessione del credito conviene solo agli incapienti

scritto da il 27 Dicembre 2020

Ha contribuito a questo post Antonio Caggia, docente e ricercatore di economia e finanza alla Liuc Università Cattaneo –

In questi giorni si fa un gran parlare di cessione del credito maturato a valle della creazione da parte del governo della politica dei bonus: SuperBonus (pari al 110% della spesa ammissibile), Ecobonus (50%, 65%, 75% o 110%), Sismabonus (50%, 70%, 75%, 80% o 85%), Colonnine di ricarica (110%), Bonus facciate (90%) e Ristrutturazione edilizia (50%).

Le alternative per il contribuente che ha sostenuto la spesa sono sostanzialmente tre, ognuna con le proprie peculiarità, aspetti critici e obblighi burocratici (per esempio, il visto di conformità o l’asseverazione tecnica):

1. Detrarre in dichiarazione dei redditi una percentuale del costo (dal 50% al 110%) nei 5 anni o 10 anni successivi a quello d’imposta in cui il costo è stato sostenuto. Detrarre vuol dire ridurre le imposte da pagare di un importo pari al credito maturato.
2. Chiedere lo sconto in fattura al fornitore o all’impresa che esegue i lavori. Le imprese medio piccole non hanno la possibilità di offrire tale soluzione mentre alcuni grandi gruppi offrono lo sconto in fattura in alternativa ad uno sconto una tantum non cumulabile.
3. Cedere il credito maturato a terzi. La cessione può essere fatta anche dall’impresa che ha applicato lo sconto in fattura. E il credito può essere ceduto all’”utilizzatore finale”, ovvero a colui che potrà compensarlo con altre tasse o imposte a debito.

Tipicamente il credito è acquistato da banche o altri intermediari “a sconto”. Cioè si accredita al cedente una percentuale del credito maturato (il credito è ceduto sotto la pari). Se si osservano le offerte sul mercato delle diverse banche, il panorama è abbastanza uniforme.

Unicredit offre di acquistare credito d’imposta detraibile in 5 anni (quindi superbonus al 110%) pagando circa il 92,7% del credito d’imposta maturato, mentre paga il 78% dei crediti detraibili in 10 anni.

Allineate le offerte di altre banche: Intesa San Paolo e MPS (92,7% per i crediti a 5 anni e 80% per i crediti a 10 anni), Banca Carige (93,2% a 5 anni e 81,1% a 10 anni) fino a Poste Italiane che sembra avere l’offerta migliore (93,6% a 5 anni e 89,4% a 10 anni).

Molte banche attuano anche strategie di cross selling, arrivando a subordinare l’acquisto del credito all’apertura di un conto corrente dedicato oppure offrendo un finanziamento a titolo oneroso. Anche le compagnie di assicurazione propongono di acquistare i crediti. Assicurazioni Generali o UnipolSai, per esempio, pagano 92,7% per i crediti a 5 anni. E in questo caso il cross selling riguarda le polizze che le compagnie offrono ai fari attori coinvolti nell’operazione (catastrofali, R.C. professionali, edili e verso terzi).

 

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Conviene, quindi, cedere il credito fiscale? Guardando l’aspetto finanziario e trascurando l’ipotesi di fabbisogno di capitale, si può interpretare la detrazione spalmata in 10 anni come un ammortamento a rate costanti. Nel caso dell’utilizzo del bonus come detrazione, quindi come riduzione delle imposte, il costo opportunità è pari a zero. Ovvero, sostenendo una spesa detraibile al 50% pari a 10.000 euro, il soggetto potrà detrarre esattamente 5.000 euro, cioè 500 euro l’anno in 10 anni.

Se invece lo stesso credito viene ceduto, per esempio a Poste Italiane (attualmente l’ente che paga di più), si riceverà immediatamente l’89,4% dei 5.000 euro ceduti, ovvero 4.470,88 euro.

Senza tediare il lettore con considerazioni riguardanti la durata finanziaria (duration) dell’operazione, è possibile dimostrare che chi cede il credito accetta una perdita, ovvero un costo in termini di tasso d’interesse, pari al 2,09% annuo. Il costo aumenta se il credito è ceduto a banche che pagano meno.

Stesso discorso se trattasi di un credito derivante da una spesa detraibile in 5 anni. Sempre guardando l’offerta di Poste Italiane, si riceverebbe il 93,6% che corrisponde ad un costo in termini di tasso d’interesse, sostenuto da chi cede il credito, pari al 2,23% annuo.

Ma se, una volta incassato il credito scontato, il soggetto lo volesse investire immediatamente a 5 o 10 anni, alle attuali condizioni di mercato sarebbe impossibile ottenere un valore finale pari al credito ceduto. Infatti oggi investimenti privi di rischio con rendimenti superiori al 2% annuo, con durata di 5 o 10 anni, sono pura utopia. È certamente più conveniente portare il credito in detrazione in sede di dichiarazione dei redditi.

Da questa disamina se ne deduce quindi che la cessione del credito (comparata con la detrazione fiscale) convenga solo ai soggetti incapienti, ossia coloro che non hanno un reddito sufficiente per poter beneficiare delle detrazioni fiscali. Nel Paese dove le dichiarazioni dei redditi sono un esercizio umoristico, si tratta di moltissime persone, oltre il 30% dei dichiaranti. Non ci è chiara un cosa: se l’obbiettivo principale di questi provvedimenti è quello di dare slancio all’economia, si punta sugli incapienti? Se invece l’obiettivo, malcelato, dei bonus fiscali è la riduzione della sotto dichiarazione, anche in questo caso i risultati ottenuti rischiano di essere limitati.

Fino a quando il risparmio fiscale (dato da deduzioni o detrazioni) per il pagante è inferiore all’onere fiscale a carico del pagato (Iva, Irpef, ecc.), l’obiettivo agognato di far emergere il nero non funzionerà: il pagato può offrire uno sconto (immediato e tangibile) che batte il beneficio fiscale (futuro e aleatorio).

Ma non potrà mai accadere che il sistema fiscale preveda un risparmio fiscale (da deduzioni o detrazioni) maggiore dell’onere fiscale del pagato perché altrimenti il gettito netto dell’operazione sarebbe negativo.

Come possiamo concludere? Che la maggioranza delle persone si stufano a far di conto, sono distratte dalle emergenze e non dedicano tempo alle questioni importanti. Come sostenuto efficacemente dal Premio Nobel Daniel Kahneman in “Pensieri lenti e veloci” (Mondadori, 2011), l’uomo preferisce non attivare il “Sistema due” – quello che richiede l’utilizzo delle facoltà cognitive – e agire solo con le scorciatoie intuitive fornite dal “Sistema 1”. Ma così compie numerosi errori, che ahilui, gli fanno perdere occasioni importanti. Meglio vedere la partita o attivare il “Sistema 2”. NO brainer, dicono gli americani.

Twitter @beniapiccone