Perché le bad bank possono essere la salvezza nell’era post-Covid

scritto da il 22 Gennaio 2021

Intervento di Antonio Cataneo, country manager di Axactor Italy

La Commissione Europea sta spingendo i singoli Paesi a costituire bad bank con i crediti deteriorati presenti nei bilanci delle banche, i cui importi sono destinati ad aumentare considerevolmente nei prossimi anni a causa della crisi sanitaria in atto. Anticipo subito che sono favorevole ad un’iniziativa simile, perché può rappresentare oggi la soluzione giusta per sostenere l’economia e per evitare una nuova riduzione del PIL, oltre alla perdita di posti di lavoro.

È difatti chiaro che l’incertezza nella quale viviamo abbia avuto e avrà forti ripercussioni non solo sui privati, che faticano ad arrivare a fine mese ed eventualmente a ripagare i propri prestiti e finanziamenti, ma anche sulle aziende, che necessitano ora nuovo credito per controbilanciare la significativa riduzione del proprio fatturato. Queste esigenze potrebbero innescare una reazione a catena con le banche che, anche a seguito delle nuove direttive EBA – l’authority bancaria europea – in tema di default, vedranno inevitabilmente deteriorarsi i propri attivi e dovranno quindi riclassificare come “deteriorate” diverse posizioni, subendo così un peggioramento del proprio rischio di credito.

Ciò, accompagnato dal conseguente appesantimento dei requisiti patrimoniali richiesti alle banche, dalla contrazione dei consumi e degli investimenti e dalle nuove difficoltà di accesso al credito, potrebbe causare il più significativo rallentamento dell’economia europea dalla crisi del 2008.

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È quindi di vitale importanza cercare di intervenire in maniera tempestiva ed efficace e per farlo la creazione di “scatole” nelle quali trasferire i crediti deteriorati, le cosiddette bad bank, per salvaguardare la parte sana delle banche, potrebbe essere la mossa vincente.

Come ha poi giustamente sottolineato il vicepresidente della Commissione Europea Dombrovskis, si deve parlare al plurale e non di singola bad bank europea, perché le leggi e le procedure per il recupero dei crediti sono molto diverse da Paese a Paese e sarebbe quindi impossibile farne adottare un’unica variante in tutta Europa.

Noi, come realtà europea nel settore del debt management, lo vediamo quotidianamente: la strategia migliore è quella di mantenere le specificità locali in tema di normative applicate, modalità di gestione del credito, tipologia di finanziamento.

Concludo sottolineando l’urgenza di attivare e organizzare le bad bank, in particolare in Italia, mettendo a fattor comune i contributi di tutte le parti coinvolte (banche, istituzioni, stakeholders…) per identificare un unico e soddisfacente piano d’azione.