Sostenibilità, innovazione e umanesimo: bussole per il futuro delle imprese

scritto da il 12 Marzo 2021

Post di Bruno Paneghini, presidente e amministratore delegato di Reti

Tutte le aziende durante il 2020 hanno visto crollare le proprie fondamenta e le proprie certezze. L’arrivo della pandemia, le misure anti-contagio e la relativa crisi economica hanno reso l’anno da poco concluso un momento di disruption totale rispetto al passato.

Tutti i capi d’azienda hanno dovuto fare i conti con uno scenario profondamente mutato. Chi operava nei settori più colpiti dalla crisi ha visto il proprio business, magari ben avviato e florido, rallentare o addirittura spegnersi, con la consapevolezza che sarebbero stati necessari grossi cambiamenti per poter sopravvivere. Chi ha subito un boom dovuto alle nuove richieste legate all’emergenza sanitaria ha comunque dovuto adattarsi a modi di lavorare nuovi e spesso estremamente stressanti, sia per il timore del contagio che per i ritmi serrati, soprattutto nell’ambito della logistica e della produzione.

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In mezzo a questo caos, però, alcune aziende si sono trovate in posizione di vantaggio rispetto ai propri competitor, come su una zattera in un naufragio. Mi riferisco a quelle che avevano preso già da anni decisioni radicali seguendo tre specifiche direttrici, che ritengo siano anche la chiave per ogni crescita futura: sostenibilità, innovazione e umanesimo.

Mi riferisco ad aziende che, ancora nel mondo di prima, nel pre-pandemia, avevano capito che c’era bisogno di cambiare qualcosa per continuare a crescere con qualità e generando un impatto positivo nei confronti dell’ambiente e dei propri collaboratori.

Penso in primis alle B Corp, aziende certificate che seguono i più alti standard di sostenibilità sociale e ambientale restituendo effettivo valore alla collettività. Le B Corp, e come Reti lo sappiamo bene in quanto abbiamo ricevuto da poco la certificazione a coronamento di un lungo percorso, sono per loro natura realtà attente, flessibili, altamente ricettive. Questo le ha rese meglio equipaggiate per affrontare il grande stravolgimento della pandemia.

E qui entra in gioco la seconda direttrice: l’innovazione. Con questo termine non intendo solo l’adozione del cloud a 360°, lo sviluppo di soluzioni nel rispetto dei più alti standard di sicurezza, l’ottimizzazione dei processi grazie all’Artificial Intelligence o il set di accorgimenti per consentire a tutti di lavorare da remoto, ma mi riferisco ad un concetto ben più ampio, che va dall’interpretazione dagli spazi di lavoro, alla consapevolezza che la formazione è la base di ogni successo, alla ricerca non solo del meglio ma dell’ottimo attraverso strumenti di ultima generazione indipendentemente dall’ambito di riferimento. In questo senso vedo molto dialogo tra il mondo B Corp e quello delle aziende campionesse di innovazione.

Manca ancora un ultimo tassello, un importante parametro che è necessario accompagni le aziende nel futuro: lo chiamo umanesimo. Senza l’attenzione all’individuo, alla cultura, al “cibo per la mente” se prendiamo letteralmente il termine inglese food for thought, senza dare priorità alla bellezza e all’arte, nessuno di noi può vivere pienamente come individuo ed essere in grado di superare con successo questo periodo. Può sembrare inusuale ma io penso che la dimensione estetica e culturale, oltre a essere coltivata dal singolo a livello personale, debba essere integrata nella vita aziendale come una prassi naturale.

Sono profondamente convinto che sostenibilità, innovazione e umanesimo siano gli elementi che permetteranno alle aziende di superare la difficile prova a cui la pandemia ci ha sottoposto, come già sta accadendo. Non solo permetteranno di sopravvivere finanziariamente: grazie a questi tre fari le aziende potranno posare nuove fondamenta per la propria identità e il proprio futuro.