Aziende italiane a caccia di prede all’estero: ecco le attese per il 2021

scritto da il 22 Marzo 2021

Il 2020 non è stato un anno facile, il 2021 ancora stenta a manifestarsi in modo positivo. Ogni industria ha dovuto allinearsi al nuovo scenario: molte aziende ancora devono comprendere le ricadute finanziarie, economiche e sociali del Covid. Il mondo delle fusioni e acquisizioni (M&A d’ora in poi), come qualunque altro settore, ha dovuto adattarsi allo scenario pandemico. La vita, tuttavia, non è finita e, dopo un anno di Covid, si possono fare alcune osservazioni per comprendere, usando il 2020 come punto di partenza, come potrebbe svilupparsi il 2021 per le M&A.

Ho pensato di coinvolgere tre attori, differenti tra loro per competenze e operatività, che hanno pianificato, attuato o partecipato (come advisor) a operazioni di M&A. Pur riconoscendo il valore delle acquisizioni/investimenti fatte da aziende straniere verso aziende italiane, ho preferito focalizzarmi su quello che è successo in Italia. Operazioni domestiche al 100% oppure operazioni di aziende italiane che acquistano aziende straniere.

Eugenio de Blasio Ceo e Founder di Green Arrow Capital (di seguito GAC) e Vice Presidente della Commissione Private Equity Mid Markets di AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt). Il suo fondo opera a livello europeo ed è specializzato in investimenti alternativi e verdi.

Dario Pardi è Presidente di Tas Group, gruppo specializzato in soluzioni software per la monetica, i pagamenti, i mercati finanziari e attivo su scala internazionale in Europa Centrale, Est-Europa, America Latina e USA.

Stefano Ambrosioni, Partner, Dipartimento M&A di Gianni & Origoni, studio legale tra i maggiori operanti nel settore delle M&A.

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Prima di affrontare il 2021 è bene considerare come si è sviluppato il 2020

“In generale, noi come GAC, abbiamo vissuto il 2020 come un anno di osservazione e riflessione.” Mi spiega de Blasio. “Nel 2020 abbiamo osservato e studiato come si evolveva lo scenario. Nell’anno che si è chiuso, si sono registrate 251 operazioni di M&A in Italia. Con un’accelerazione nell’ultimo trimestre: 85 nuovi investimenti contro i 62 del 2019. Nonostante il Covid siamo tornati ad un livello di attività paragonabile al 2009. Italia su Italia si è avuto un 52% delle operazioni dell’anno concluso. Purtroppo in Italia la cultura del private equity ancora deve svilupparsi in pieno: per molti anni i titoli di stato avevano una discreta resa, inibendo lo sviluppo di una sana cultura del rischio”, chiarisce de Blasio.

Una visione speculare, dal punto di vista legale, arriva da Gianni & Origoni. “Il comparto legale/operativo dell’M&A italiano è stato condizionato dall’emergenza pandemica. Tale impatto ha contribuito in modo determinante a contrarre il numero di operazioni effettuate (nell’ordine del 30% – in generale – e del 25% per quanto riguarda il private equity, rispetto al 2019) ma ha altresì focalizzato le operazioni su progetti con maggior valore intrinseco”, mi spiega Ambrosioni. “Il valore delle operazioni M&A concluse in Italia nel 2020 ha registrato infatti un sensibile incremento rispetto al 2019, confermando la tipica resilienza italica e la bontà, nel breve periodo, delle preliminari politiche economiche e sociali varate durante il picco dell’emergenza pandemica del 2020. Tra i settori dove si sono registrate le più interessanti M&A ci sono: telecomunicazioni, automazione industriale, logistica, distribuzione e finanza. Particolare degno di nota dell’M&A 2020 è stato quello segnato dalle operazioni dall’Italia verso l’estero. In una classica anticiclica inversione di tendenza, il periodo di difficoltà economica ha visto alcuni gruppi italiani rispettivamente operanti nel farmaceutico, nell’alimentare, nella componentistica, nella consulenza e nella logistica e distribuzione digitale portare a segno importanti operazioni di acquisizione di target stranieri, sì da rafforzare la solidità operativa e finanziaria delle case madri italiane.”

Sul tema proiezione estera di aziende italiane, e conseguente consolidamento delle posizioni della casa madre, si è mossa anche TAS, con l’acquisizione della svizzera Infraxis. “L’acquisizione di Infraxis – spiega Pardi – ha rappresentato l’inizio di un percorso sulla strada della crescita per linee esterne, un tassello che ci consente di ampliare il nostro perimetro in mercati geograficamente già presidiati e di inserire ulteriori competenze, estendendo l’offerta delle nostre soluzioni nei mercati verticali in cui operiamo. L’operazione ha visto anche l’accordo per l’ingresso degli azionisti di Infraxis AG nel capitale di TAS International, decisione che riteniamo strategica considerando che è un segnale di condivisione delle future evoluzioni e senza dimenticare che il loro contributo fattivo è un elemento fondamentale per il buon esito della business integration”.

2021? Hic sunt leones?

Se il 2020 è stato un anno particolare, è bene comprendere cosa ci aspetta quest’anno. Ovviamente le premesse per un altro anno sfidante ci sono: le promesse (disattese o meno) di una soluzione vaccinale definitiva entro l’anno, le ricadute economiche del Covid19 sulla società, gli effetti (per l’Europa) del Nextgen EU.

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Fonte Aifi

“Sicuramente i fondi Nextgen-eu saranno un boost per molte industrie. Tuttavia, prescindendo da essi, io vedo crescere mercati vitali per lo sviluppo economico europeo come quello infrastrutturale e quello legato al mondo del green”. Puntualizza de Blasio. “Si sono accelerati concetti già evidenti. Noi abbiamo anticipato, in tempi non sospetti, questo cambiamento. Il 2021 sarà positivo: nella seconda metà dell’anno la maggioranza degli italiani sarà vaccinata. Di qui vi sarà un ritorno ai consumi, si tornerà a programmare i viaggi etc.. A questo si aggiunge un nuovo governo che può impostare i prossimi 10 anni. Alcuni degli assetti che l’Italia possiede possono essere ulteriormente valorizzati dalla congiuntura positiva di questo governo e dei fondi Nextgen-Eu. Come GAC speriamo di essere tra gli operatori italiani protagonisti. I capitali italiani possono avere una loro valenza e identità. Non da ultimo si nota come CDP cerca di blindare il mercato e aiutare i fondi. I frutti di questi differenti scenari si vedranno nei prossimi anni”, conclude de Blasio.

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Sul fronte legale anche Origoni vede un anno interessante. “Questa primavera sarà fondamentale per avere una visione di cosa ragionevolmente aspettarci nel 2021. Mi riferisco a variabili come lockdown pesanti, lo scenario estero Cina & Stati Uniti, il blocco dei licenziamenti attivato nel 2020. Al netto di questi elementi, in uno scenario che ci si aspetta comunque recessivo, a risultare più appetibili per gli investitori saranno le realtà italiane che riusciranno a migliorare i propri economics e definire in modo chiaro le proprie strategie. Telecomunicazioni, media e tecnologia, con particolare focus sul comparto internet of things, sono le industrie da cui gli operatori si aspettano, in continuità al 2020, le migliori performance e quindi maggiore “attività” di M&A nel 2021. Le operazioni di M&A nel settore consumer sconteranno probabilmente un calo di valore nella prima metà del 2021, con l’auspicio che nella seconda metà di quest’anno (con un fenomeno pandemico “regolato e contenuto”) tale settore possa ripartire (soprattutto avuto riguardo all’export italiano verso i mercati esteri). Per quanto infine riguarda l’M&A Italia su estero, i segnali attuali non lasciano intendere inversioni di rotta rispetto a quanto registrato nel 2020. Operatori italiani continueranno a valutare operazioni di acquisizione di target estere, soprattutto ove queste fossero titolari di know-how o canali di distribuzione altrimenti non agevolmente accessibili dai nostri confini nazionali”, conclude Ambrosioni.

Sul tema estero si è orientata anche la scelta di TAS che ha visto nell’M&A un’opportunità per investire in innovazione e diventare competitivi. “Un’azienda, che punta anche sull’M&A” sottolinea Pardi “deve poter velocizzare il processo di acquisizione, allargando da subito la propria influenza in aree geografiche nuove o non presidiate e inglobando competenze non presenti nella propria struttura, creando quelle sinergie imprescindibili alla crescita di redditività che sta alla base del valore d’impresa. La crescita inorganica porta con sé un aumento dei volumi, ma l’importanza di un’acquisizione va ben al di là del valore economico che genera. Infatti, acquisire realtà complementari permette di estendere il proprio perimetro di offerta e di competenza, aprendo le porte al debutto in nuovi mercati e alla creazione di nuove linee di business che vengono generate da una domanda in continua evoluzione”, conclude Dario Pardi di TAS.

Pur con le sfide che ci attendono uno scenario M&A di aziende italiane positivo è foriero di ulteriore crescita delle nostre aziende, all’estero come in Italia, e porta rilevanti consolidamenti e capitali disponibili che, sfruttando anche le risorse del Nextgen-Eu, possono diventare un volano per la crescita dell’economia italiana.

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