Le SPAC, nuovo passepartout della finanza. Un boom già al tramonto?

scritto da il 05 Maggio 2021

Un veicolo finanziario finalizzato alla quotazione delle società sul mercato. È questo che sono le Special Purpose Acquisitions Company, meglio conosciute con l’acronimo di SPAC. Negli Stati Uniti hanno raccolto oltre 13,6 miliardi di dollari nel 2019 per poi registrare un ulteriore crescita nel 2020 dove i veicoli quotati di questa natura capitalizzano oltre 83,4 miliardi. In Europa il fenomeno si è affermato in vari paesi come l’Olanda, la Francia e l’Italia senza tuttavia raggiungere le dimensioni del fenomeno americano. Ma cosa sono le SPAC e quali sono le ragioni per cui le risorse raccolte sono significativamente inferiori nel vecchio continente? E come mai la loro rapida ascesa potrebbe essere già interrotta dall’intervento delle autorità americane su sollecitazione di diversi guru di Wall Street?

La SPAC

Si tratta di un veicolo finanziario costituito tipicamente da professionisti proveniente dal mondo dell’investment banking e dal private equity che svolgono il ruolo di “promotori” dell’iniziativa. L’obiettivo è quello di raccogliere risorse sul mercato dei capitali tramite una IPO (l’offerta al pubblico dei titoli di una società che si quota per la prima volta) con la finalità di integrarsi, in un orizzonte temporale massimo di 2-3 anni, attraverso una business combination ad una società target, portandola alla successiva quotazione in borsa.

Attraverso la fusione tra le due imprese la SPAC cesserà di esistere, mentre l’impresa si troverà quotata in borsa nel medesimo mercato ove la SPAC era quotata. Ma quali sono i vantaggi di questo tipo di operazione rispetto alla tradizionale IPO? Si tratta di un processo meno invasivo per l’azienda che ha il merito di non distogliere il management dalla gestione ordinaria della società. Inoltre, non solo consente il raggiungimento della quotazione in minor tempo, ma permette pure alla proprietà della target di negoziare la valutazione dell’azienda direttamente con una controparte definita, i promotori della SPAC, piuttosto che essere soggetta ai tipici meccanismi di fissazione del prezzo da parte del mercato che caratterizzano le IPO ed espongono le società ad un’ampia incertezza sulla valorizzazione finale della società.

Le SPAC negli Stati Uniti

Negli anni 80 erano diffuse negli Stati Uniti dei veicoli finanziari non regolamentati noti come blank-check company, dotata della peculiarità per la quale al momento della raccolta dei fondi non era conosciuto l’oggetto dell’investimento. Gli abusi del mercato nei confronti degli investitori hanno posto da subito il problema della loro tutela. Per questa ragione nel 1993 nacquero le SPAC, obbligate a trasferire su un conto di garanzia i fondi derivati dall’IPO e la possibilità da parte di ciascun investitore di ritirarsi qualora non fosse soddisfatto della società target scelta. Le aziende americane apprezzarono fin da subito questo nuovo strumento, ma è solo negli ultimi anni che i numeri sono diventati realmente significativi. Questo perché in un contesto macroeconomico con tassi negativi le SPAC rappresentano un ideale parcheggio di liquidità. Negli ultimi 24 mesi, infatti, sono state il metodo preferito dalle aziende americane per quotarsi. Nel 2020 hanno raccolto oltre 80 miliardi di dollari con un totale di 248 operazioni. Nel primo trimestre del 2021 sono state avviate lo stesso numero di operazioni dell’intero 2020 nonostante l’importo medio di ciascuna operazione sia addirittura cresciuto. Tuttavia, ad aprile solo una dozzina di SPAC è sbarcata in Borsa contro una media di cinque al giorno – weekend esclusi – nei primi tre mesi dell’anno. Questo è derivato dalla levata di scudi dei principali istituti d’authority Statunitensi. In prima linea la SEC, intenzionata a bloccare sul nascere le possibili speculazioni che ne possono derivare.

SPAC, special purpose acquisition company symbol. Wooden cubes w

Le SPAC in Europa

La prima SPAC in Europa nacque nel 2005. Il fenomeno, nonostante fosse stato accolto positivamente, ha poi riscontrato una forte resistenza da parte dei mercati, forse per via di una minore propensione al rischio che da sempre caratterizza i nostri investitori istituzionali paragonati a quelli statunitensi. Tuttavia, negli ultimi anni anche in alcuni paesi del vecchio continente sono iniziate a diffondersi sempre di più. Tra questi l’Olanda al momento sembrerebbe puntare a diventare la capitale Europea delle SPAC, tanto che la maggior parte degli investimenti americani cercano la società target proprio nei Paesi Bassi, dove la legislazione corrente è stata resa pressoché identica a quella americana. Anche la Gran Bretagna si vuole muovere per facilitare le operazioni di questo genere. David Schwimmer, l’amministratore delegato del London Stock Exchange (LSE) a marzo ha dichiarato che fare alcuni cambiamenti di carattere legislativo renderà il regime di quotazione più attraente, pur mantenendo alti standard di corporate governance.

Italia, le SPAC e le PMI

Per quanto riguarda l’Italia l’accoglienza delle SPAC è stata fredda inizialmente, tanto che la prima SPAC italiana è stata costituita ad agosto del 2010 ed ha realizzato l’IPO nel gennaio 2011. Tuttavia, negli anni successivi e sino ad oggi sono nate oltre 30 SPAC, con una accelerazione importante nell’ultimo biennio, nel corso del quale sono state costituite la maggior parte dei veicoli ed è stata perfezionata gran parte della raccolta. La diffusione del fenomeno in Italia a partire dal 2017 è fortemente collegata all’introduzione dei PIR (avvenuta con la riforma Finanziaria del 2016) i quali, a fronte di benefici fiscali concessi ai sottoscrittori, sono caratterizzati da un vincolo di investimento di una parte della raccolta in PMI. Questo ha garantito importanti benefici fiscali verso investimenti nei confronti di piccole e medie imprese favorendo certamente la diffusione delle SPAC.

La ripartenza dei tassi potrebbe sgonfiare la bolla?

L’improvvisa crescita nell’ultimo biennio del mercato delle SPAC ha portato alcuni esperti ad interrogarsi sulla presenza di una possibile bolla e sugli effetti che una ripartizione dei tassi possa avere su questo settore. Il recente rialzo dei tassi d’interesse nel mercato americano, e le affermazioni in merito del segretario al Tesoro americano, Janet Yellen, ex presidente della Fed (che ha gelato le Borse), potrebbe in effetti nel medio termine ridurre l’appetito nei confronti di questo tipo di strumenti avendo quindi un impatto prospettico sulla capacità di raccolta di capitale nel contesto americano. È possibile così che gli investitori tornino a porre la loro attenzione su strumenti a tasso fisso piuttosto che su investimenti alternativi di questo tipo. Viceversa, l’attuale scenario macroeconomico europeo vede le attese di una crescita dei tassi d’interesse assai inferiori, portando a pensare che questo fenomeno possa essere al momento meno rilevante. Analizzando nello specifico il mercato italiano vale la pena sottolineare che la ripresa del collocamento del PIR da parte degli investitori istituzionali potrà solo ulteriormente alimentare l’avvio di nuove Spac, favorendone lo sviluppo anche nel medio periodo.

Edoardo Perona