Volontariato d’impresa: cosa ne pensano i dipendenti?

scritto da il 05 Maggio 2021

Con progetti di volontariato d’impresa le aziende contribuiscono alla realizzazione di iniziative benefiche fornendo risorse economiche, materiali o competenze, anche promuovendo la partecipazione diretta dei propri dipendenti durante l’orario di lavoro. Così facendo, oltre a concorrere alla creazioni di un valore sociale condiviso, un’impresa può migliorare l’immagine e la reputazione, come pure il radicamento territoriale e le relazioni con gli stakeholder locali (ne abbiamo parlato in precedenza su Econopoly).

Ma cosa pensano in proposito i lavoratori ingaggiati in questo tipo di attività e qual è il loro punto di vista? Lo ha analizzato la recente Ricerca estensiva condotta dalla Fondazione Sodalitas individuando che il volontario d’impresa è impegnato, concreto e orientato al risultato.

Chi partecipa ad un’iniziativa di Volontariato d’impresa è infatti spinto soprattutto da una sensibilità personale e pregressa sui temi solidaristici. Oltre la metà dei dipendenti intervistati presenta apertura e disponibilità di fronte a bisogni o necessità oltre che prontezza a rispondervi in modo concreto (rispettivamente 58 e 55 per cento dei casi). Dall’analisi di Sodalitas risulta anche che i dipendenti sono molto interessati a realizzare interventi concreti ed efficaci, ovvero essere effettivamente utili e vedere il proprio tempo tradursi in un obiettivo specifico. Complessivamente il giudizio espresso per l’attività svolta è positivo per oltre l’85 per cento e la leva che sembra prevalente nell’ingaggio è la soddisfazione personale di realizzare qualcosa di importante per gli altri, oltre all’orgoglio e alla gratificazione (oltre 50 per cento dei rispondenti).

La percezione dei dipendenti sul Volontariato d'impresa (Fonte Sodalitas, 2021)

La percezione dei dipendenti sul Volontariato d’impresa (Fonte Sodalitas, 2021)

5 istruzioni operative per gli interventi del futuro

Conoscere le motivazioni iniziali dei dipendenti e le considerazioni ritratte nello svolgimento di funzioni solidaristiche offre utili informazioni -traducibili in istruzioni operative- per calibrare meglio le iniziative di Volontariato d’impresa del futuro. Se il Volontariato d’impresa è infatti un tema relativamente giovane sul panorama italiano sembra però possedere un elevato potenziale di sviluppo, perché la partecipazione risulta ancora sostanzialmente sporadica (solo il 9 per cento dei dipendenti intervistati ne ha avuto complessivamente più di sei esperienze).

Poiché il tema sembra più noto e attrattivo tra chi già svolge attività di volontariato, si potrebbe allora offrire una comunicazione interna mirata a sensibilizzare sull’argomento e sulle ricadute positive e orientare le attività verso ambiti specifici che interessino i dipendenti (intercettando così quote pari al 40 per cento della forza lavoro).

Visto inoltre che le attività fini a se stesse sono considerate negativamente è molto importante sanare eventuali dubbi circa l’utilità e assicurare una continuità nell’azione intrapresa (preferita dal 70 per cento del campione) e non trasmettere elementi che possano generare sensazione di sporadicità (l’estemporaneità è un aspetto che frena la partecipazione in quasi un terzo dei dipendenti). In proposito va però ricordato che una maggior frequenza di intervento comporta anche una maggior complessità a livello organizzativo, quindi occorre preventivamente quantificare le risorse effettivamente disponibili (sia da parte dell’azienda che dei dipendenti stessi) e trovare un equilibrio fattibile tra desideri e possibilità.

Risultati Focus group Volontariato d'impresa (Fonte Sodalitas, 2021)

Risultati Focus group Volontariato d’impresa (Fonte Sodalitas, 2021)

In virtù di questi aspetti è quindi cruciale far leva sulle preferenze dei dipendenti, ovvero secondo i risultati della ricerca preferire attività pratiche o manuali (il 32 per cento opterebbe per riparazioni e tinteggiature di stabili e il 27 per cento per la preparazione e il servizio di pasti), che consentano di instaurare contatti diretti con i beneficiari finali (opzione preferita dal 48 per cento del campione), anche se per questo sono necessarie particolari capacità e doti personali che andrebbero sviluppate in una fase precedente l’intervento, per assicurare tutela sia alla platea di soggetti fragili assistita che ai volontari stessi. Dall’analisi emerge anche una predilezione per enti non profit che si occupano di ambiente (40 per cento del campione) e che migliorino il territorio locale (42 per cento), si tratta di due aspetti che, poste le limitazioni agli spostamenti e alla prossimità per Covid-19, potrebbero costituire un ambito favorevole di intervento che consentirebbe di andare incontro sia agli orientamenti personali e sia alle contingenze del quotidiano.

Visto inoltre che sensibilizzando il personale e coinvolgendolo in azioni socialmente orientate si rafforza lo spirito di squadra (per il 35 percento dei dipendenti si tratta di un’occasione di socializzazione e relazione), sembra preferibile formare dei gruppi di dipendenti e di operatori non profit stabili nel tempo e nella loro composizione, perché la fiducia instaurata comporta una maggior facilità nel trasmettere feedback e promuove che il volontariato continui anche al di fuori dell’orario di lavoro.

Infine, è anche importante prevedere un momento di condivisione finale dell’attività svolta per celebrare i risultati ottenuti, comprendere il valore di quanto si è raggiunto e dare spazio a considerazioni su come strutturare meglio gli interventi futuri.

Complessivamente, pur tra i tanti disagi, sembra che la situazione pandemica abbia prodotto l’effetto positivo di rendere più sensibili ai bisogni sociali (38 per cento del campione che si aggiunge al 29 per cento già attivo in merito prima dell’emergenza Covid-19) e questa accresciuta consapevolezza potrebbe proprio essere il punto di partenza per una maggiore diffusione del ricorso al volontariato d’impresa tra le aziende.