Italia bocciata nelle materie scientifiche (Stem). Come se ne esce?

scritto da il 20 Luglio 2021

La nuova versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) stanzia quasi 3,5 miliardi di risorse in più per istruzione e ricerca rispetto alla bozza precedente. Aumentando queste risorse, il governo Draghi le pone come terze in ordine di rilevanza dopo digitalizzazione, innovazione e cultura, e rivoluzione verde e transizione ecologica. L’unico sviluppo economico possibile, infatti, è quello sostenibile, e le tecnologie del futuro sono elementi fondamentali per ripensare la nostra società in chiave inclusiva. Ma come intervenire sui percorsi di formazione Stem (termine che indica le discipline scientifico-tecnologiche e i relativi corsi di studio, dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics) affinché tutti possano contribuire a una società più sostenibile attraverso lo sviluppo tecnologico? Questo il tema dell’evento organizzato da Lenovo in collaborazione con Tortuga nel contesto più ampio di STEMintheCity 2021, manifestazione promossa dal Comune di Milano con importanti realtà del settore pubblico e privato e supportata dalle Nazioni Unite, per promuovere la parità di genere nei settori scientifici e sensibilizzare il pubblico sull’importanza di percorsi educativi in ambito Stem.

Uno sguardo ai dati

Ma qual è al momento il quadro italiano sulle materie Stem? Negli anni 2020-21 il numero di iscritti alle 65 facoltà di ambito tecnico-scientifico è aumentato, ma questa crescita – in modo particolare fra le ragazze – è ancora lenta. In Italia i laureati in materie Stem sono il 24,7%, meno rispetto alla Francia (26,8%), alla Spagna (27,5%) e alla Germania (32,2%).  In valore assoluto, il numero di matricole triennali Stem è aumentato: erano 85mila nel 2016/17, mentre quest’anno sono 94mila, con un balzo di 2mila unità negli ultimi 12 mesi dovuto quasi esclusivamente – segnale molto positivo – alle donne. Tuttavia, fra il 2015 e il 2020 il numero di ragazzi che ha scelto una facoltà Stem è cresciuto (7,8%) più velocemente rispetto a quello delle ragazze (6,9%). Inoltre, se a livello europeo il percorso tecnico-scientifico è scelto da 1 donna su 3, in Italia solo 1 donna su 5 si iscrive a percorsi universitari Stem, rispetto a 2 ogni 5 uomini.

Secondo i dati di Assolombarda, a livello di performance universitaria, tuttavia, le ragazze sembrano raggiungere migliori risultati. Considerando i corsi di laurea magistrali del gruppo di ingegneria, il voto di laurea è di poco più elevato per le ragazze (107,3) rispetto ai ragazzi (106,4); inoltre, il 50% delle donne completa gli studi in corso, contro meno del 48% degli uomini. Tuttavia, il mercato del lavoro risulta tuttora penalizzante anche per le donne laureate in materia Stem: a un anno dalla laurea il tasso di occupazione degli uomini laureati in corsi Stem (91,8%) è più elevato di quello delle donne (89,3%), e il divario si presenta anche a livello salariale. Questo imbuto nel passaggio al mondo del lavoro è ancora più evidente guardando alle materie Ict (Information and communications technology, fonte EIGE), un sottoinsieme delle materie Stem. A livello europeo, su 1000 donne 24 si specializzano in materie Ict, ma solo 6 perseguono poi una carriera nei relativi settori; ciò significa che per una donna è otto volte meno probabile avere un ruolo tecnico nel settore digitale rispetto a un uomo con lo stesso livello di educazione.

Per avere una visione complessiva del livello di digitalizzazione in Italia, è sufficiente guardare al punteggio Desi dell’Italia. Il Desi è l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società e si compone di quattro dimensioni: “Capitale umano”, “Uso dei servizi Internet”, “Connettività”, “Integrazione delle tecnologie digitali” e “Servizi pubblici digitali”. Secondo i dati della Commissione Europea, nel 2020 l’Italia è risultata 25esima sui 28 stati membri della Ue, davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria, mentre i top performer rimangono i paesi nordici (Finlandia, Svezia e Danimarca). Come analizzato da Assolombarda, la dimensione “Capitale umano”, ossia ciò che riguarda le competenze digitali di base ed avanzate, è particolarmente problematica per l’Italia, che si è collocata all’ultimo posto fra i paesi dell’Unione Europea. Preoccupante è anche la performance in “Uso dei servizi internet” in cui l’Italia è risultata 26sima; basti pensare che il 17% delle persone non ha mai utilizzato Internet, contro una media UE del 9%. La strada per raggiungere valori del Desi in linea con la media europea è lunga; due passi in questa direzione sono la strategia Italia 2025 e l’inclusione del Desi nel ciclo di programmazione economica. Se da una parte l’utilizzo dell’indice Desi nei cicli di programmazione economica permette al governo e ai cittadini di avere una fotografia costantemente aggiornata delle problematiche digitali, questo non si può considerare sufficiente. È infatti cruciale che il governo diriga questi indici verso funzioni di pianificazione e valutazione.

Un dialogo per il futuro

Il miglioramento della condizione italiana richiede l’elaborazione di policy che integrino la conoscenza di insegnanti, esperti, ricercatori, e del settore pubblico e privato. L’evento STEMintheCity ha raccolto questi attori, grazia a un panel moderato da Tortuga insieme a Lenovo per la discussione del rapporto tra discipline Stem, scuola e mercato del lavoro. Il primo tema affrontato nel panel è stato l’avvicinamento della scuola all’ambito tecnologico.

Secondo Linda Raimondo, studentessa di fisica, autrice e allieva astronauta dell’Esa (l’agenzia spaziale europea), per avvicinare la scuola all’ambito Stem è necessario un miglioramento del percorso di orientamento da parte del sistema scolastico. In particolare, è richiesto un maggiore supporto a chi è ancora indeciso sul proprio futuro e a chi si rende conto di aver scelto una facoltà non adatta alle proprie esigenze.

La professoressa Lorella Carimali, insegnante di matematica, autrice, blogger e finalista del premio Global Teacher Prize, evidenzia che il percorso di orientamento deve aiutare gli studenti nella comprensione della loro identità e delle loro capacità, e di come inserire quest’ultime nel mondo del lavoro e nella società.

Secondo Roberta Cocco, assessora a Trasformazione Digitale e Servizi Civici presso il Comune di Milano, sono particolarmente importanti le competenze digitali, poiché l’innovazione pervade ormai ogni ambito. È inoltre importante rendere gli ambiti tecnico-scientifici più inclusivi, a partire dall’abbattimento degli stereotipi di genere.

Proprio per comprendere meglio questo fenomeno, Tortuga ha sviluppato un questionario per gli studenti delle scuole superiori, da cui nascerà un prossimo report. Infine, anche le aziende giocano un ruolo chiave per rendere le professioni Stem più inclusive. Giulia Lupidi, manager di Spazio Lenovo, il concept store della società, fornisce esempi concreti di iniziative simili: dalle partnership con Powercoders, una coding academy dedicata ai rifugiati politici, a Spazio Lenovo, un ecosistema socioculturale di tecnologia per favorire il confronto tra azienda e altre parti sociali, alle azioni di sensibilizzazione a livello globale e locale partecipando a iniziative come STEMintheCity.

Cosa si può fare

Il Pnrr stanzia considerevoli risorse per l’istruzione e la ricerca. Una parte di queste risorse dovrebbe essere utilizzata per migliorare la digitalizzazione della popolazione italiana – al momento ancora bassa rispetto alla media europea – un obiettivo che può essere raggiunto anche rendendo le discipline Stem più inclusive. A questo scopo è necessario supportare studenti e studentesse nel percorso di orientamento, combattere gli stereotipi di genere, e connettere maggiormente la scuola e le università al mondo del lavoro.

Benché l’orientamento giochi un ruolo fondamentale in questo ambito, la scelta universitaria viene spesso formulata senza considerare dati fondamentali, quali le prospettive occupazionali e retributive, ma in funzione di stereotipi di genere o del network familiare. Poiché questi dati risultano dispersi e di consultazione difficile, Tortuga, nella memoria dell’audizione alla Camera, ha proposto di integrare tutti i dati disponibili in un unico portale online di orientamento e informazione chiamato Punto.

Inoltre, auspichiamo l’introduzione di figure formate e dedicate all’orientamento o di insegnanti-tutor, per accompagnare ulteriormente gli studenti e le studentesse in questa delicata fase. I percorsi di orientamento e di sostegno al percorso educativo sono inoltre particolarmente importanti per gli Italiani di seconda generazione, che hanno un maggior rischio di abbandono scolastico e si concentrano in percorsi scolastici dal taglio di professionalizzate e di più breve durata. Le risorse così investite permetterebbero di migliorare anche il livello di inclusione sociale del paese.

Twitter @Tortugaecon