Perché il turismo islamico o halal in Italia non è una sfida persa in partenza

scritto da il 01 Novembre 2021

L’autore di questo post è Luca Martucci, consulente ed esperto di marketing di destinazione –

I turisti cinesi ancora non si vedono. La pandemia ha ucciso i tanti convegni a loro dedicati e le iniziative chinese friendly, sorte come funghi negli ultimi anni, attendono tempi migliori. Bisogna puntare su nuovi mercati. Magari sull’enorme potenziale rappresentato dal turismo islamico, detto anche halal.

È l’invito di alcuni esperti del Dipartimento di Management dell’Università di Torino ed organizzatori del TIEF (Turin Islamic Economic Forum) secondo i quali l’Italia sarebbe messa molto male per il turismo in oggetto. La cura, oltre che adottare certe regole od attenzioni, come niente alcolici nel minibar o il corano nel cassetto, sarebbe puntare sul sempre più trendy vantaggio enogastronomico del Bel Paese ed offrire bistecche o tortellini halal! Per la ricetta, cioè consulenza, certificazioni e formazione, c’è lo spin off HalalTO del quale fanno parte gli stessi esperti.

L’argomento ha trovato risalto sui media con titoli come Turismo Halal, perché l’Italia non sfrutta un mercato milionario in espansione, Turismo islamico in crescita, Italia poco attrattiva, fino ad un più catastrofico Turismo Islamico l’Italia rischia l’esclusione! Il tutto basato ancora una volta su numeri senza dubbio importanti, ma che andrebbero interpretati con meno superficialità e trattati con maggiore onestà intellettuale, sopratutto da parte di accademici ed esperti vari.

Foto tratta dal sito Italy Muslim Friendly

Turiste musulmane in piazza Duomo, a Milano. Foto tratta dal sito Italy Muslim Friendly

Anche nel Sud Italia si punta ai turisti musulmani

Lo scorso anno il progetto denominato Puglia Muslim Friendly, nato e morto prematuro, aveva suscitato l’indignata reazione di sovranisti e novelli crociati cattolici.

Mettiamo subito da parte polemiche, dispute religiose e strumentalizzazioni politiche. Più che le ridicole preoccupazioni sul rischio di vedere i trulli islamizzati, le perplessità sono quelle di sempre. Si prende una nicchia che fa gola ai decisori pubblici per il suo carattere innovativo (e inclusivo!), se ne esalta il potenziale e la supposta preferenza di altre mete ritenute più attrattive in termini di compliance religiosa. E si forniscono soluzioni e strumenti appositi.
il progetto puntava a creare un “parco progetti”, dal quale una Commissione di esperti avrebbe attinto per un Piano da realizzare in vista della partecipazione della Regione ad una fiera a Istanbul. Il tutto grazie ai soliti fondi europei questa volta abbastanza datati (POR Puglia 2000–2006 OB.1 — FESR Misura 4.15 ”). Cosa che fa venire i brividi pensando alle risorse del PNRR che arriveranno.

La regione oltre ai seminari per gli operatori del territorio, aveva lanciato un’ avviso per la selezione di esperti senior per la promozione del turismo muslim friendly/halal, reperiti non lontano da Bari, cioè a Lecce , dove ha sede Italy Muslim Friendly. Nessun dubbio su competenze ed esperienze del mondo islamico del Team, del quale fanno parte l’autore di una guida sul turismo halal, nonché editore del sito Daily Muslim, ed il presidente dell’ANMI (Associazione musulmani d’Italia, una delle tante facenti parte della galassia delle associazioni presenti nel nostro Paese).

Una soluzione ottimale del tipo one-stop-shop, visto che tra i partner della filiera ci sono una società di consulenza per l’internazionalizzazione, un’altra attiva nella certificazione halal ed un tour operator specializzato. Tutti con gli stessi referenti e con sede a Lecce, dove da tempo si parla anche di aprire un’università islamica.

Il progetto prevedeva l’obbligatorietà di un percorso specialistico volto alla formazione del personale, attraverso un accordo con la ditta di consulenza specializzata, o il possesso di una certificazione Muslim friendly/halal. Non mancava nelle linee guida il consiglio di adottare pratiche finanziarie e principi di business in accordo con le basi della finanza islamica, come avvalersi di finanziamenti non maggiorati da interessi, la raccomandazione dell’onestà verso il cliente senza approfittare facendo fluttuare troppo i prezzi e l’invito ad effettuare donazioni benefiche periodiche.

Il tour operator specializzato avrebbe già lanciato un prodotto Sicilia Muslim Friendly e la stessa organizzazione sta collaborando adesso per attività di formazione su export e turismo halal con la Regione Calabria, che si era già distinta cinque anni fa per essere la prima regione italiana certificata welcome chinese.

Un grande potenziale: i numeri del turismo islamico nel mondo

Nei sopracitati articoli si legge che il turismo islamico valeva prima della pandemia 220 miliardi di dollari. Sugli altri numeri si fa un po’ di confusione: si citano 158 milioni di turisti musulmani nel 2020, mentre in realtà questo numero è relativo all’anno prima. Anche i 230 milioni di viaggiatori e i 300 miliardi di dollari nel 2026 erano una previsione pre-pandemia.

Sono i dati dell’edizione 2019 del GMTI (Global Muslim Travel Index) elaborati dal Gruppo Crescenting, referenza assoluta e massima istituzione del settore, in collaborazione con Mastercard. La versione più recente del GMTI 2021 analizza gli impatti della pandemia e registra per lo scorso anno l’inevitabile crollo a 42 milioni di turisti islamici nel mondo.

Fatte queste precisazioni, l’importanza del segmento è fuori discussione e l’intento di puntare ad altri mercati, oltre che a quelli tradizionali, è sempre da apprezzare. È necessario però fare due importanti considerazioni preliminari per sfatare questa presunta (e pretestuosa) pessima collocazione dell’Italia.

La prima riguarda la differenza tra muslim travel e halal travel molto ben spiegata in questo contributo, dal quale si evince che si può parlare del secondo cluster solo se si svolge in ambienti veramente halal, che non è proprio il caso dell’Italia.

La seconda fondamentale distinzione va fatta tra i flussi tra Paesi OIC (Organization of Islamic Cooperation), primi fra tutti i pellegrinaggi per la Mecca, e quelli che riguardano i paesi Non OIC. Il GMTI offre molte informazioni interessanti su profilo, bisogni, aspirazioni e preferenze dei turisti islamici, e misura il livello di predisposizione verso questi viaggiatori di 140 destinazioni nel mondo. Il ranking è basato su vari parametri come ambiente, accessibilità , offerta di servizi e comunicazione.

Le prime 20 destinazioni del ranking appartengono tutte alla OIC fatta eccezione per Singapore, che guida il ranking delle top 20 destinazioni NON OIC. L’ Italia non appare tra quest’ultime e si colloca solo al 64º posto del ranking generale, ben lontana quindi, come gli esperti lamentano, da destinazioni concorrenti come Regno Unito, Francia , Germania , Olanda, Spagna e perfino l’Irlanda.

Nessuna novità, il Bel Paese non è certo un’ esempio quando si tratta di fare un sano ed efficace marketing di destinazione. Vale per i turisti musulmani, come per quelli indù, ma anche cattolici.

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I turisti islamici nelle statistiche ufficiali del turismo italiano

Nell’articolo del Sole24Ore si menzionano 58,5 milioni di turisti internazionali in Italia (58,7 è il dato ufficiale di Banca d’Italia per l’anno 2017 ) e “2,1 milioni di turisti musulmani di provenenza asiatica nel 2019”. Non sappiamo come quest’ultimi siano stati calcolati e le statistiche ufficiali del nostro turismo come sempre sono di poco aiuto. ISTAT pubblica nello specifico solo i flussi dei turisti da Turchia ed Egitto, mentre altri bacini islamici sono raggruppati tra loro come Paesi Africa Mediterranea, ed Altri paesi del Medio Oriente (che in totale fanno meno arrivi di Israele!). Altri sono inseriti nelle categorie Altri Paesi dell’Asia (Indonesia o Malesia, per esempio) e dell’Africa (Nigeria). Ovviamente c’e anche una componente musulmana nei flussi da altri paesi come India, Albania o i grandi tradizionali mercati europei.

Nonostante si parli spesso dell’alta propensione alla spesa di questi turisti, per Banca d’Italia , così come nel caso dei cinesi, i numeri originati dai paesi islamici sono poco significativi. La Turchia si trova al 28º posto del ranking generale e pesa solo lo 0,4 % della spesa totale degli stranieri, mentre i ricchi del Brunei non spenderebbero un’euro in Italia!

2-grafico-istat_bancaitalia_turistiislamiciVa sempre ricordato che questi dati si riferiscono all’universo totale dei viaggi, inclusi quelli per affari o altri motivi personali, come la visita ad amici e parenti. Ecco perché le statistiche del turismo vanno sempre confrontate con quelle demografiche. È vero che i musulmani sono tanti, ma è necessario analizzare dove vivono, qual è il livello economico del paese, la propensione ai viaggi all’estero, l’accessibilità della destinazione e così via. Più del 30% degli stranieri residenti in Italia è di religione musulmana con Marocco, Egitto, e Bangladesh tra le prime dieci collettività, ma la popolazione islamica in altri paesi europei è ben più consistente e più facoltosa.

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Morale delle favola: l’Italia è messa meglio di quanto si voglia far credere

Ed arriviamo al nocciolo della questione e ad alcune conclusioni. Nonostante la scarsa competitività e la mancanza di un marketing dedicato l’Italia figura al 20º posto della classifica generale delle destinazioni per numero di turisti musulmani e al 7º tra i paesi NON OIC, o meglio al 3º visto che Il benchmark naturale sono Francia e Spagna. Come noto, queste due destinazioni precedono l’Italia nel ranking mondiale per numero di turisti. Da notare che Germania e Regno Unito, nonostante il miglior posizionamento nel ranking GMTI e la più numerosa popolazione musulmana, non sono contemplati nella TOP 20 inbound , mentre sono tra i principali paesi emissori del turismo outbound. Anche questa non è una novità.

4-grafico-top-20-outbound-inboundAl di là di numeri e statistiche ci sembra opportuno fare due ulteriori considerazioni. Albergatori ed addetti ai lavori di località come la Costa Smeralda, o quella Amalfitana, ma anche di Roma, Milano e Venezia, sanno quanto i turisti islamici e facoltosi adorano il Bel Paese e non da oggi. Le principali località turistiche italiane sono ben presenti nell’offerta dei tour operator e sulle piattaforme on line dedicate al turismo islamico, tra le quali la leader Halal.trip , che appartiene allo stesso gruppo Crescenting.

Consapevoli di rischiare una fatwa, dubitiamo che il turista musulmano medio quando visita l’Italia, o tante altre destinazioni, cerchi davvero quanto questi esperti raccomandano. Un dubbio basato su alcuni anni di esperienza di vita vissuta in paesi islamici per conto della ex Compagnia di Bandiera. Trovare o non trovare il corano in camera non sembrava essere una delle preoccupazioni principali di clienti o tour operator locali.

Con tutto il più sentito rispetto per usi e tradizioni religiose, era frequente subito dopo il decollo del volo di una compagnia europea da uno di quegli aeroporti vedere donne che entravano nella toilette velate per poi uscirne truccate e magari in minigonna, così come tanti passeggeri felici di poter sorseggiare un buon bicchiere di vino lontano da occhi inquisitori, pregustando i tanti a seguire nel viaggio.

Nonostante tutto e senza troppi sforzi l’Italia è da sempre, e sempre sarà una destinazione everybody friendly. Parafrasando una celebre canzone dedicata al Brasile, per fortuna possiamo dire che è “Un Paese Mediterraneo, Bello per Natura e Benedetto da Dio”. Di qualunque credo si tratti.

Twitter @rioconcierge

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