Perché un’inflazione non transitoria rischia di affossare i risparmi

scritto da il 11 Novembre 2021

Il 2021 ha sancito il ritorno in scena di un protagonista che mancava da tempo, l’inflazione. Sono numerosi i driver che hanno creato i presupposti di questo ritorno: la ripresa economica post-chiusure, il rialzo dei prezzi delle materie prime e, naturalmente, gli stimoli fiscali e monetari che i vari governi internazionali hanno stanziato per far fronte all’emergenza pandemica.

A dir la verità, si è trattato fino a questo momento di un aumento eterogeneo del livello dei prezzi, con gli Stati Uniti che hanno registrato un incremento su base annua dell’indice IPC del 6,2% a ottobre. È importante ricordare che a nel 2020 il valore era quattro volte inferiore. Per quanto riguarda invece l’area euro (4,1%, +0,7% sul mese precedente), la ripresa economica ha portato l’inflazione a crescere a diversi ritmi: in Germania a ottobre 2021 si è raggiunto il 4,5%, in Francia 3,2% e in Italia il 3,1%. Per trovare un dato simile nel nostro Paese occorre tornare indietro al 2012 (all’epoca fu 3,2 %).

Se, come ritengono gli analisti finanziari, dovesse trattarsi di un fenomeno duraturo, uno degli asset più vulnerabili è rappresentato dai risparmi.

Gli effetti occulti dell’inflazione sui risparmi
Se da un lato non è difficile immaginare gli effetti che può avere un livello di inflazione permanente sui consumi, è meno evidente il suo effetto sul risparmio.

Gli addetti ai lavori sono soliti riferirsi all’inflazione come ad un costo occulto, semplicemente perché non si vede. Mantenere 5.000 € sul conto corrente ad un tasso di inflazione del 2,9% (ossia il tasso di inflazione registrato ad ottobre in Italia su base annua) significa continuare sì a vedere la stessa cifra (5.000€) sull’internet banking, ma significa anche aver perso 145€ in un anno in termini di potere di acquisto (cioè con la stessa somma si possono comprare meno prodotti o servizi).

Per evitare questa perdita in termini di potere di acquisto è importante (e ovvio) che i nostri soldi crescano in misura superiore ai prezzi. In altre parole, occorre ricercare strumenti in grado di garantire dei rendimenti reali superiori al livello di inflazione. Un aumento dei prezzi, dunque, pone il risparmiatore di fronte a una scelta obbligata: esporsi ad un rischio più alto.

(ThorstenSchmitt - stock.adobe.com)

(ThorstenSchmitt – stock.adobe.com)

Come difendersi dall’inflazione
Se in passato il conto corrente rappresentava la principale ancora di salvezza, purtroppo non è più così. Tenere i soldi sul conto corrente oggi offre rendimenti pari a nasconderli sotto il materasso. L’unica soluzione per difendersi dall’erosione del capitale è auto-convincersi che sia giunto il momento di investirli. L’attuale periodo inflazionistico, per certi versi, rende ancora più necessario ed urgente tale processo di convincimento.

Una delle soluzioni nate appositamente per resistere all’aumento dei prezzi è l’investimento in BTp Italia. La natura del BTp Italia prevede un rendimento fisso semestrale, a cui si aggiunge un adeguamento pari all’inflazione italiana. Naturalmente, trattandosi di un investimento obbligazionario, presenta volatilità e performance contenute, ma in linea con la necessità di combinare prudenza e rendimento.

Per quanto riguarda il medio-lungo termine l’investimento azionario non ha quasi mai rivali. In un contesto di inflazione non transitoria, i titoli azionari consentono uno scudo di difesa ineguagliabile, specialmente i titoli growth. Sebbene siano uno strumento per definizione più rischioso delle obbligazioni, nel lungo periodo paradossalmente si rischia di meno ad investire in azioni, a maggior ragione se inserite in un contesto di asset allocation strategica ben diversificata. Gli ETF azionari e i fondi a gestione attiva (sia in modalità piano di accumulo, che in unica soluzione) sono due soluzioni che ben si sposano con le esigenze dei risparmiatori interessati a pianificare a lungo termine, che non vogliono avventurarsi nell’investimento azionario diretto (il trading).

Infine, una soluzione ampiamente utilizzata è quella dell’investimento in beni rifugio (come l’oro, bene rifugio per eccellenza, ma anche gli immobili). Investire una piccola parte del portafoglio in questo tipo di strumenti consente da una parte di salvaguardare il capitale dall’inflazione, dall’altra di investirlo in modo tutt’altro che speculativo.

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