Tempo di progetti: efficienza e processi vs. cambiamento e progetti

scritto da il 24 Gennaio 2022

I tempi cambiano e da qualche decennio sempre più rapidamente. A noi, ai sistemi sociali che abbiamo costruito, alle aziende e ad ogni altro tipo di organizzazione non resta che adattarsi, cercando di farlo nel più breve tempo possibile. Il primo passo è provare a comprendere quel che sta succedendo, valutare la complessità del contesto e come sta mutando. Così potremo scegliere strategia e strumenti da utilizzare per farci trovare pronti e trasformare il rischio di restare indietro nell’opportunità di sfruttare la nuova situazione. Ma per spiegarmi meglio, torniamo indietro di qualche anno.

La rivoluzione industriale, nata in Inghilterra nella seconda metà del ‘700, non fu definita rivoluzione così per caso ma per indicare un momento di grande impatto ed eccezionale rapidità nel progresso economico e sociale. Infatti stravolse totalmente la realtà dell’epoca, trasformando una società basata su agricoltura, artigianato e commercio in una nuova di zecca, fondata su un sistema industriale moderno, grazie alle macchine e all’innovazione tecnologica. Senza soffermarci su prima o seconda rivoluzione industriale e definizioni varie, diciamo semplicemente che in questo periodo nacque una nuova società industrializzata in cui i sistemi produttivi e l’intero sistema sociale ne uscirono radicalmente e irreversibilmente modificati.

La naturale conseguenza furono i tentativi di migliorare la produttività e l’efficienza nelle fabbriche e negli stabilimenti industriali. Frederick Taylor a fine ‘800 elaborò un metodo di organizzazione scientifica del lavoro. Studiò nel dettaglio le mansioni, scomponendo le attività fino a definirne i singoli movimenti necessari a realizzarle e assegnandogli anche un tempo di esecuzione standard. La strada tracciata dal Taylorismo fu poi ripresa da Henry Ford che, all’inizio del ‘900, applicò quelle idee nell’industria automobilistica, anche grazie all’invenzione della catena di montaggio. In quell’alienante scenario, che si tentò di addolcire con salari più generosi per gli operai, si puntava a migliorare l’efficienza, cioè il modo di utilizzare le risorse a disposizione, e ad aumentare la produttività, intesa come il risultato ottenuto con le risorse impiegate.

Da allora, per tutto il ‘900, le imprese si sono concentrate sulla ricerca di ogni modalità possibile per migliorare l’efficienza e aumentare le produttività, dall’automazione spinta alle trasformazioni organizzative, dalla definizione accurata e maniacale di processi aziendali fino alle misure per realizzare le attività senza spreco di tempi e risorse. Le aziende si sono organizzate in strutture gerarchiche e dipartimenti funzionali (es. vendite, ingegneria, produzione, finanza, information technology, ecc) che si occupano di ogni singolo aspetto della supply chain e della gestione aziendale. In questo scenario i risultati si miglioravano anche aumentando le competenze delle risorse umane e la specializzazione dei dipendenti.
Mentre, attorno agli anni ‘50, il Project Management, cioè la scienza di gestione dei progetti, cominciava a diventare una disciplina formalizzata e ben strutturata, continuava la corsa delle aziende al miglioramento delle performance, all’aumento di efficienza e produttività. Sempre più efficienti, sempre più produttivi.

 

I processi definivano quelle attività correlate che devono essere realizzate in maniera continuativa, per trasformare le risorse in un prodotto finale e creare valore. Stabili e ripetitivi. I progetti nascono da un bisogno, la necessità di risolvere un problema o rispondere a un cambiamento. Sono insiemi di attività collegate che realizzano gli obiettivi tramite il lavoro di team multidisciplinari. Temporanei e unici.

Oggi dunque le Operations e i processi guidano l’organizzazione verso la realizzazione degli obiettivi e si concentrano proprio su produttività ed efficienza, come vantaggio competitivo soprattutto in una società globalizzata come quella in cui viviamo. Il Project Management e i progetti invece sono in grado di cambiare l’organizzazione e proiettarla in una dimensione che meglio si adatta alla realtà e alle necessità dei mercati.

In passato quando il contesto si modificava più lentamente, ai processi aziendali era concesso il tempo di adattarsi senza creare particolari problemi al business. Ma oggi le cose sono molto diverse e la velocità dei cambiamenti è tale che per adeguarsi bisogna realizzare progetti di trasformazione sempre più rapidi ed efficaci.

I processi sono permanenti, i progetti sono temporanei: tutte le aziende dovranno cercare l’equilibrio ottimale tra queste due dimensioni. Le organizzazioni di successo saranno quelle in grado di gestire ambedue gli aspetti in maniera integrata e veloce, in una sorta di “guida e cambia” che dovrà essere regolarmente aggiornato e adattato.

Per completare il quadro storico diciamo pure che da qualche decennio, nonostante il raggiungimento di un alto grado di efficienza nei processi aziendali e l’avvento di Internet alla fine del secolo scorso, l’aumento di produttività si è arenato. Molte aziende hanno puntato a incrementare i propri numeri tramite acquisizioni, vedendosi arrivate al capolinea della crescita organica e sostenibile, ma aumentando così i rischi e rendendo spesso le proprie organizzazioni più lente e meno reattive agli stimoli di un mercato globalizzato, sempre più frenetico ed esigente.

Foto di Eden Constantino per Unsplash

(Foto di Eden Constantino per Unsplash)

Oggi possiamo affermare senza alcun dubbio che il mondo non è più caratterizzato dalla ricerca spasmodica dell’efficienza ma dalla certezza del cambiamento costante e rapido.
I sistemi e i processi tradizionali non rispondono abbastanza velocemente a questo cambiamento imposto dai mercati, dallo sviluppo tecnologico e dalle innovazioni dirompenti in grado di stravolgere in maniera repentina interi settori di business.

Per gestire i cambiamenti servono i progetti e le competenze necessarie per gestirli. Pur senza trascurare il lavoro su processi ed efficienza, sarà dunque necessario spostare il focus su cambiamento e progetti.

Ci servono progetti per cambiare, per trasformare i rischi in opportunità. Il lavoro del futuro sarà sempre più organizzato per progetti. Nella serie di articoli “Tempo di Progetti” vi proporrò riflessioni che andranno dagli aspetti organizzativi e metodologici applicabili ad ogni tipo di business, alle competenze comportamentali e relazionali che spesso fanno la differenza nel lavoro di team e nel raggiungimento dei risultati.

È tempo di cambiare passo. È tempo di progetti.

È stata una lettura interessante? Ne vuoi parlare con me?
Contattami su Linkedin Walter Romano | o su WR The Project Manager