Edilizia, l’indipendenza dalle fonti fossili passa anche di qui. Ecco come

scritto da il 08 Marzo 2022

Post di Nicola Greco, senior facade expert Deerns Italia – 

Il settore dell’ edilizia è sempre di più chiamato a fare la sua parte per per garantire l’indipendenza energetica del Paese dalle fonti fossili, soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi geopolitici tra Russia e Ucraina che rischiano di mettere il nostro Paese in difficoltà: il 35% di tutta la nostra domanda di energia è soddisfatto dalla Russia.

Si tratta di un impegno epocale, perché con un patrimonio edilizio molto anziano e palazzi poco efficienti dal punto di vista energetico, diventa urgente non solo realizzare nuovi edifici a basso impatto ambientale, ma anche intervenire sull’esistente per migliorarne le prestazioni. Secondo le ultime rilevazioni ISPRA 2020, le costruzioni hanno limitato le emissioni di CO2 di oltre il 40% negli ultimi 20 anni, ma la strada è ancora lunga, perché sappiamo che il nostro settore è uno dei principali responsabili del consumo di suolo, energia e risorse pari al 30% sul consumo di energia e al 40% su quello dei materiali.

In quest’ottica per l’ edilizia nasce il tema dell’ingegnerizzazione delle facciate, che hanno assunto un ruolo attivo nella riduzione del carbon footprint, nel migliorare l’acustica interna e nel garantire elevati standard di sicurezza.

La progettazione vede oggi le competenze dell’architettura e dell’ingegneria specializzata assolutamente integrate, per dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2030 e per raggiungere la decarbonizzazione totale entro il 2050. Siamo di fronte alla nascita di una nuova disciplina, specializzata nella progettazione specifica delle facciate, che risponde a esigenze prestazionali della cosiddetta quarta rivoluzione industriale: garantire condizioni di comfort all’interno dell’edificio e rispettare i nuovi requisiti di prestazione ambientale ed energetica. Negli ultimi 10 anni c’è stato un trend di crescita nel mercato delle facciate intelligenti (smart facade) in Italia con Milano alla guida della tendenza. Tuttavia, c’è ancora un divario significativo rispetto ad altri Paesi, soprattutto europei, dovuto principalmente a un gap culturale, più che alle competenze tecniche.

La facciata sta diventando sempre più dinamica e reattiva, capace di adattare il suo comportamento in base alle diverse condizioni interne ed esterne, migliorando l’efficienza energetica dell’edificio: dai sistemi di automazione delle schermature, che si muovono e si orientano in funzione dell’irraggiamento solare, a sistemi di ventilazione che comunicano con l’esterno facendo entrare l’aria naturale in base a efficaci rilevatori di temperatura esterna e di CO2, sino alle più recenti ricerche (ma con applicazioni ancora limitate) sui materiali cromogenici in grado di modificare le loro proprietà fisiche adattandosi dinamicamente al variare delle condizioni climatiche esterne o attivati direttamente dall’utente in base a particolari esigenze degli spazi interni.

foto di Joel Filipe per Unsplash)

(foto di Joel Filipe per Unsplash)

La vera rivoluzione per questa branca dell’ edilizia, però, consiste nella nuova funzione energetica assunta. La sostenibilità, infatti, non è diventata solo un obiettivo, ma il principio da cui il progetto deve partire, indipendentemente da qualsiasi tipo di progettazione richiesta. Le facciate potranno catturare l’energia solare e trasformarla in energia elettrica contribuendo all’autosufficienza dell’intero edificio, grazie a speciali pannelli fotovoltaici integrati nella stessa facciata. Su recenti progetti è stata stimata una produzione tale da soddisfare anche il 45-50% del consumo totale di energia.

La continua evoluzione del quadro normativo, che ha determinato limiti sempre più stringenti per le facciate, ha imposto un altrettanto continuo adeguamento del mercato delle facciate, spingendo costantemente l’innovazione tecnologica dei sistemi di involucro, che oggi sono in grado di raggiungere livelli prestazionali ottimali ben al di sotto dei limiti normativi. Rispetto alla precedente normativa, l’attuale ha imposto una riduzione della dispersione termica attraverso la facciata di circa il 35-40%, mentre i valori effettivamente applicati ai progetti si possono attestare anche oltre il 50%.

Grazie all’impiego di soluzioni tecnologicamente avanzate siamo in grado di raggiungere una significativa riduzione di energia elettrica e di emissioni di CO2, pari al 20-25% rispetto ad un edificio contemporaneo con un involucro progettato nel rispetto degli attuali requisiti normativi, e al 40-50% rispetto ad un edificio progettato secondo la normativa precedente.

Questi risultati sono possibili grazie alla già citata innovazione tecnologica dei materiali e sistemi storicamente impiegati nel mondo delle facciate ovvero vetro e profili di alluminio ad elevato isolamento termico, ma soprattutto grazie all’impiego di materiali alternativi quali il legno, un materiale a basso impatto ambientale, capace di garantire più elevate performance energetiche rispetto al sistema tradizionale curtain walling (in vetro e metalli) legate alla natura isolante intrinseca del materiale stesso. In termini di emissioni di CO2, il legno permette una riduzione fino all’80% del valore di carbon del singolo materiale. Per citare un esempio, un recente edificio con struttura portante in legno e parte delle facciate in legno, il legno ha contribuito ad una riduzione del 30% del valore globale di embodied carbon totale dell’edificio.

Inoltre il ricorso alla prefabbricazione dei componenti edilizi permette il riutilizzo degli stessi alla fine del loro ciclo di vita.