Mbappé vale 95 euro al minuto, un professore del liceo 0,03 centesimi

scritto da il 23 Maggio 2022

Vi capiterà, per caso, di trascorrere un minuto del vostro tempo con Kylian Mbappé, noto attaccante del Paris Saint-Germain? Sappiate fin da ora che questo minuto avrà un valore di 95 euro! Il calcolo è assai semplice, giacché il calciatore ha appena rinnovato il proprio contratto col club parigino per 50 milioni di euro netti a stagione, ovverosia: poco più di 4 milioni di euro al mese, circa 1 milione la settimana, poco meno di 137.000 euro al giorno, suppergiù 5.700 euro l’ora e, per l’appunto, 95 euro al minuto. Sembra che, in questo caso, la proverbiale sentenza “il tempo è denaro” sia quanto mai fondata, oltre a essere per lo meno funzionale. Di fatto, tra gli amanti del calcio sono pochi coloro che hanno ancora voglia di scandalizzarsene, come se, ormai, queste sortite di sfondamento finanziario appartenessero a un mondo parallelo e, soprattutto, imperturbabile.

In altri termini: neppure le inchieste giudiziarie o le indagini delle ‘federazioni’ sono in grado di sconvolgere le ‘trame del pallone’. Per paradosso e con le debite proporzioni, fece più notizia un articolo di Fanpage dell’ottobre del 2020 in cui si parlava di Martin Palumbo, giocatore dell’Udinese ingaggiato con uno stipendio di 40.000 euro l’anno, che il trasferimento di Messi: ribadiamo: per paradosso e con le debite proporzioni.

Chi non l’ha presa affatto bene, come si suol dire, è il Real Madrid, cioè la squadra alla quale Mbappé era in procinto di trasferirsi. I cosiddetti blancos hanno rilasciato dichiarazioni al vetriolo e non sembrano affatto disposti ad arrendersi. A quanto pare, un reclamo ufficiale sarà presentato all’UEFA, saranno richiesti accertamenti tributari e si farà ricorso addirittura all’Unione Europea per denunciare l’irregolarità dell’operazione di Nasser Al-Khelaifi, presidente del PSG. Ciò che, tuttavia, appare agghiacciante, oltre che – questa volta, sì – scandaloso, è la consapevolezza dell’epilogo, che quasi si materializza nell’animo di ciascun lettore: il copione è stato scritto talmente bene e in un modo così persuasivo che la gente lo ha imparato a memoria: prevediamo che tutto si concluda con un nulla di fatto. Eppure, il Paris, nelle ultime stagioni, ha accumulato perdite per circa 900 milioni, senza mai rinunciare a un dream team che costa circa 700 milioni di euro a stagione. I giocatori più pagati d’Europa, non a caso, appartengono proprio al Paris Saint-Germain: Neymar e Messi, per esempio.

Kylian Mbappé e il presidente del Paris Saint Germain. Nasser Al-Khelaifi all'annuncio del rinnovo del contratto

Kylian Mbappé e il presidente del Paris Saint Germain. Nasser Al-Khelaifi all’annuncio del rinnovo del contratto

Al calcio tutto è concesso. Si può perdere, straperdere, si possono alterare i bilanci coi giochetti delle plusvalenze, non compensare mai le perdite col successo in campo e la conquista di trofei importanti, senza correre mai il rischio di essere severamente giudicati. Nel peggiore dei casi, si manda a casa l’allenatore e si salva la faccia. Insomma, la vita reale, quella in cui esisterebbe un rapporto costi-benefici (…per fare uno dei tanti esempi possibili), è altra cosa.

In Italia, siamo meno generosi: in cima alla classifica dei più pagati troviamo lo juventino Matthijs de Ligt, che non va oltre gli 8 milioni a stagione. Di fatto, con appena 15 euro, possiamo godere di un minuto della sua compagnia. Molto più abbordabile del collega francese. Dunque? Adesso, siamo pronti a confezionare una bella morale? Bisogna ammetterlo: la tentazione è forte, anzi fortissima. E non ci lasciamo catturare dallo sfogo dei madridisti, i quali, vedendosi sottrarre un campione con la forza, a tutto pensano, fuorché alla questione morale.

Nel giudicare fenomeni di questo tipo, non si deve mai dimenticare che, nella storia, non è mai esistita una relazione diretta tra ricchi e poveri. Le politiche economiche, moderne e contemporanee, di certo non antiche, hanno sempre avuto una natura assistenziale minima, anche quando, nella forma, non sono state concepite come assistenza. Persino il più noto dei difensori dei più deboli, il più noto dopo Gesù Cristo s’intende, per fare in modo che la propria regola venisse approvata da Onorio III, nel 1223, fu costretto ad accettare parecchi compromessi. In poche parole, Francesco d’Assisi proponeva agli uomini di chiesa la rinuncia ai privilegi, qualcosa d’inaudito per qualsiasi epoca. Di conseguenza, fu costretto a riscrivere il testo più volte, anche per consiglio del cardinale Ugolino, poi divenuto papa Gregorio IX.

L’OXFAM, un’organizzazione no profit che studia i metodi per la riduzione della povertà nel mondo, di anno in anno, ci fa sapere che esiste un gruppuscolo di supermiliardari, tra 50 e 60 persone, che possiede un patrimonio pari alla metà di quello che possiedono tutti i poveri del mondo. L’1% dei ricchi italiani, invece, ha più del 20% della ricchezza nazionale.

Insomma, questi numeri sono ormai bell’e assodati, noti ai più.

Resta aperta e oltremodo sgradevole la totale assenza di misura nel rapporto tra lo stipendio di un calciatore e, per esempio, quello degli operatori della cultura: professori, ricercatori, giornalisti et similia. È stupido e inutile fare questo accostamento? Be’, probabile che lo sia.

Un insegnante del liceo, all’inizio della propria carriera, percepisce 1.350 euro netti, mentre, alla fine, 1.960 euro. Trascuriamo il rapporto tra queste cifre e il costo della vita, poiché rischieremmo di generare davvero tanto sconforto. Se tuttavia volessimo stimare il tempo del professore, allo stesso modo in cui abbiamo valutato quello del calciatore, dovremmo dire che, considerando una media di 1.600 euro tra inizio e fine di carriera, un minuto assieme al prof varrebbe 0,03 centesimi di euro. Passando ai ricercatori universitari, la situazione non cambierebbe. Il loro stipendio è, grosso modo, pari a quello dei professori delle scuole superiori. Un professore associato, all’università, può guadagnare anche 2.000 euro al mese; quindi, nel gioco di calcolo del minuto, la stima sale a 0,04, laddove, con i 3.000 euro di un professore ordinario, si arriva a 0,06. Insomma, con un minuto del tempo di docenza non si compra alcunché. Se poi si considera che un professore a contratto, in alcune università, viene pagato con una cifra che oscilla fra i 3,75 e i 15 euro lordi per ora di lavoro, allora, forse, è appena il caso di rinunciare al giochino almeno per quest’ultima categoria.

Sarebbe davvero troppo auspicare un minimo di redistribuzione o, per lo meno, di livellamento. Caspita! Qui, si rischia davvero la taccia di comunisti. No, non c’è alcunché di politico-ideologico. C’è, probabilmente, un po’ di voluta stupidità romantico-esistenziale. Naturalmente, non abbiamo dimenticato i poveri, coloro che non possono permettersi neppure dei pasti regolari ogni giorno; non abbiamo potuto inserirli in un quadro socio-economico in cui il tempo è considerato in funzione del proprio valore economico.

Vogliamo indagare brevemente il mondo dei giornalisti? Il 40% dei giornalisti italiani guadagna meno di 5.000 euro l’anno; 8 giornalisti freelance su 10 10.000 euro; alcuni contributor ricevono 3 euro per pezzo, quindi non possono essere oggetto di alcun calcolo; altri, giocoforza, scrivono gratuitamente. La conoscenza, nella sostanza, non entra a far parte del sistema produttivo: è un fatto; e, quando, per caso e in modo marginale, ne diventa parte, l’area imputazionale cui è ammessa è, a dir poco, indeterminata.

In quanto al ‘maledetto’ gioco fatto finora, il valore di un minuto del tempo di un giornalista freelance equivale a 0,01 centesimi di euro. Ci si vergogna a scriverlo; non per i giornalisti, naturalmente, che sono delle vittime, bensì per il sistema. Se passiamo a quel 40% summenzionato, il valore si riduce a 0,009.

La considerazione da fare per le categorie degli operatori di cultura che abbiamo messi a confronto coi calciatori è la seguente e si concreta in una domanda semplice: in un’ora di lavoro, professori, ricercatori e giornalisti che cosa possono permettersi di acquistare?

Be’, il professore del liceo, con 1,8 euro, appena un panino: non imbottito naturalmente.

Il 40% dei giornalisti italiani, invece, non può permettersi neppure un panino.

Lo juventino de Ligt, con 900 euro l’ora… fate voi!

E Mbappé, con 5.700 euro l’ora?

(NOTA: il tema in questione è stato trattato in precedenza in “Perché insegnanti, intellettuali e artisti sono mal pagati o non riconosciuti?”. Qui, invece, se n’è approfondita la comparazione)

Se vuoi fare un viaggio etimologico nel lessico economico, leggi “Le parole dell’economia”!

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