Superbonus: davvero le Soa saranno l’ancora di salvezza?

scritto da il 27 Maggio 2022

Il mondo delle costruzioni e tutte le filiere collegate vivono ormai da quasi un anno un estenuante stop and go che non fa bene alle imprese e a chi vi lavora. Il tutto in un contesto in cui abbiamo il combinato dei bonus fiscali per l’edilizia, a partire dal Superbonus, e l’aumento dei costi delle materie prime che è stato concausa e vittima di un’inflazione galoppante.

In questo scenario il dibattito sui Bonus fiscali sull’edilizia ha acceso i riflettori su una mancanza del legislatore: il non aver previsto per queste misure, nelle quali i lavori privati sono finanziati con i soldi pubblici, le stesse regole che funzionano bene per gli appalti pubblici.

Una mancanza, come evidenziato più volte dai costruttori dell’Ance, a cui il legislatore sta ponendo rimedio in questi giorni con l’emendamento che è stato approvato lunedì 9 maggio dalle commissioni Industria e Finanze del Senato che prevede che, dal primo luglio 2023, per beneficiare dei bonus per lavori sopra i 516mila euro, ci si dovrà rivolgere ad imprese con la SOA, la certificazione oggi necessaria alle aziende per partecipare agli appalti pubblici superiori ai 150 mila euro.

Lo strumento per far ripartire il Superbonus del 110 per cento e verificare l’idoneità delle aziende esiste quindi ed è l’attestato SOA. Per uscire da questo pantano la certificazione SOA dà anche un vantaggio: le società che rilasciano l’attestazione sono vigilate dall’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione. Il riconoscimento dell’attestato è necessario per la partecipazione alle gare pubbliche e passa attraverso una serie di verifiche legate a: requisiti economici e tecnici, regolarità contributiva e fiscale delle società e controllo dei casellari giudiziari integrali dei soci e delle figure apicali delle aziende.

soa

L’attività svolta dalle SOA rappresenta un unicum nel mondo delle aziende dei servizi: sono aziende private che svolgono funzione pubblica e si sostituiscono allo Stato nel ruolo di presidio e controllo della legalità delle imprese che operano nel mercato degli appalti pubblici.

Per aiutare le imprese, anche le più piccole, a certificarsi e a non uscire dal mercato avendo i requisiti è auspicabile, che come fanno già alcune Camere di Commercio, vengano messi a disposizione fondi per supportare le piccole imprese nel percorso. Soprattutto realtà di artigiani che sono cresciute negli ultimi anni nel privato e che oggi rischiano di andare in difficoltà.

Sono state infatti le associazioni come la Cna ad opporsi all’emendamento.
La soluzione però non è opporsi ma, come ha sottolineato il presidente di Ance Gabriele Buia, creare una divisione netta tra le aziende che hanno un curriculum importante, piccole o grandi che siano, e una storicità riconosciuta dal mercato dalle aziende nate ad hoc per cogliere le opportunità dei bonus.”