NFT e carbon credits: se il bambù certifica su blockchain la CO2 assorbita

scritto da il 17 Giugno 2022

Post di Emanuele Rissone, CEO e fondatore di Forever Bambù – 

Abbiamo imparato a capire che la versatilità degli NFT è infinita: ma non lo è meno il bambù, pianta negletta per secoli perché considerata infestante e oggi elisir green dalle mille proprietà. Forever Bambù è nata per utlizzare i bambuseti per l’assorbimento delle emissioni delle aziende italiane: ci sembrava illogico compensare le emissioni in Amazzonia per aziende e progetti made in Italy. E le aziende ci hanno dato fiducia, trasformandoci nella società leader in Europa per la piantumazione di bambù gigante: ma perché limitarci a coltivare e immagazzinare? Il bambù ha una versatilità tale, che stiamo sperimentando il suo utilizzo nell’intero ciclo di vita: dalla coltivazione, al riutilizzo versatile delle fibre della canna –  trasformabili in plastiche green, in fibre tessili e alimentari – all’assorbimento di CO2. CO2, va detto, che ancora per l’Agenzia delle Entrate non ha una sua collocazione: non è un rifiuto e non ha ancora una categoria merceologica definita. Un ambito delicato e tutt’altro che trascurabile, su cui ci stiamo attivando in modo propositivo.

Lo step più nuovo è il varo del primo progetto italiano che certifica in maniera trasparente ed immutabile la compensazione ottenuta nelle sue foreste grazie alla blockchain e agli NFT.  Il progetto, recentemente premiato con il prestigioso Best Green Innovation ProjectGreen Award al Blockchain Revolution Italian Summit a Trento, prevede la creazione di NFT per ogni lotto di terreno, comprensivi di informazioni come le coordinate geografiche, l’estensione in ettari e la quantità e il valore di CO2 assorbita da ogni singolo progetto.

immagina da Unsplash

immagine da Unsplash

Se l’assorbimento della CO2 su un determinato lotto è un fenomeno apparentemente intangibile, ci siamo messi al lavoro per questo nuovo ambito di applicazione, trasformando l’impegno per l’ambiente in qualcosa di tangibile, certo e prezioso, consentendo alle aziende che investono per diventare a impatto zero di avere certificati in grado di valutare il risultato ottenuto e sentirsi in un certo modo proprietari di quel singolo appezzamento di piantagione. Gli NFT si sono rivelati lo strumento ideale per farlo e ancora una volta l’Italia è il primo Paese in Europa a utilizzare questa tecnologia per rappresentare asset del mondo reale come un bambuseto, garantendo una simile sicurezza e trasparenza nel mercato volontario del carbonio.

Grazie alle caratteristiche intrinseche della blockchain, come la trasparenza, la sicurezza e l’immutabilità, gli NFT sono lo strumento perfetto per consentire ai detentori di ogni certificato green di dimostrare di essere i soli a possedere il diritto di usufrutto su un determinato appezzamento di terreno.

Non solo tecnologia: come abbiamo imparato a capire, gli NFT sono il complemento perfetto per l’arte o meglio per la Crypto Arte. Ad ogni NFT è associata un’opera unica dell’artista digitale italiano Nicolò Canova. Nelle opere create, la pianta è rappresentata come strumento, simbolo di un gesto capace di trasformarsi in qualcosa di reale che “impatta positivamente” sul mondo, creando atmosfere oniriche di grande suggestione, con opere che diventano la metafora del gesto di chi restituisce all’ambiente la ricchezza che riceve, compensando le emissioni grazie al bambù.

Perché l’etica e l‘estetica, come diceva Aristotele, hanno molto in comune. E non possiamo davvero più aspettare: più aziende seguiranno questa strada di consapevolezza e più riusciremo, insieme, ad avvicinare l’Italia verso il primo ambizioso obiettivo di riduzione del 55% di emissioni CO2 nel 2030.