I soldi del PNRR alle Pmi e l’importanza dei manager part time

scritto da il 17 Giugno 2022

Nello scenario di discontinuità che caratterizza il contesto economico italiano, da inizio 2020, si palesa una buona notizia: il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Il programma di aiuti dell’Unione Europa è strutturato su due principali direttive di grande importanza: investimenti digitali e ambientali. L’Italia, tra soldi “regalati” e prestati, sarà il maggior ricevente dei denari del PNRR che, pur parlando di una somma rilevante, arriveranno a scaglioni. Ad ogni “milestone (traguardo)” raggiunto verranno erogati i denari pianificati nella tranche successiva. Fin qui le notizie buone (auspicando che l’attuale governo si prodighi per raggiungere gli obbiettivi richiesti dalla UE). Resta tuttavia da comprendere come, per dirla in modo semplice, le aziende potranno avere accesso a questa liquidità. Con la recente crisi ucraina, e l’acuirsi della preesistente crisi della supply chain, il PNRR rappresenta una valida opportunità per le aziende italiane di poter innovare le proprie linee di produzione e, in parallelo, avere un profilo energetico e produttivo maggiormente sostenibile. È tuttavia vitale comprendere gli aspetti pratici di questa iniezione di capitali: come saranno gestiti, quanto sarà disponibile per le Pmi, come strutturare l’azienda per essere capace di valorizzare al meglio le risorse europee. Tutti temi che risultano complessi per l’imprenditore medio italiano abituato ad avere una governance aziendale fortemente familiare.

“Con la crisi Ucraina, che ha amplificato alcune tendenze già in atto, per esempio il rincaro delle materie prime e di quelle energetiche, è nato un dibattito sulla necessità di aggiornamento delle priorità e azioni del PNRR)”, mi spiega Michele Vietti, presidente di ANFIR, l’Associazione Nazionale delle Finanziarie Regionali. “La realizzazione degli investimenti contenuti nel Piano è condizione necessaria per acquisire, come sistema paese, maggiore resilienza verso shock esogeni, inclusi quelli di matrice geo-politica come il conflitto in corso. Solo per fare un esempio, si pensi agli incentivi per le rinnovabili alla luce dell’attuale questione sull’autonomia energetica.”

PNRR, due tipi di risorse economiche

Ѐ bene comprendere che le risorse del PNRR saranno divise, se così possiamo dire, in due sottogruppi. Una parte sarà disponibile per le istituzioni affinché sviluppino, in sinergia con aziende private, grandi opere infrastrutturali. Il secondo blocco di denari sarà disponibile per le Pmi ed è qui che dobbiamo approfondire il tema.

“Le azioni comprese nel Piano si distinguono per tipologia, da un lato, in grandi investimenti infrastrutturali, di respiro europeo e nazionale, tra i quali la realizzazione e il potenziamento della rete 5G e della Banda Ultra Larga per la connettività digitale e il completamento di assi ferroviari che abilitano una mobilità sostenibile, dall’altro in un numero significativo di piccoli investimenti, che coinvolgono altrettanto numerose piccole e medie imprese distribuite sul territorio nazionale”, chiarisce Vietti.

“Parlando delle risorse destinate alle aziende, c’è l’esigenza di una loro distribuzione capillare. Le piccole e medie imprese, infatti, sono diffuse su ambiti geografici anche molto eterogenei tra loro. Si pone quindi il tema di una governance più complessa. C’è la necessità di far leva su risorse finanziarie aggiuntive, pubbliche e private, anche in misura e in rapporti differenziati nei diversi contesti economici regionali. In tal senso l’opportunità di avere un presidio locale, in aggiunta a quello centrale, sia ex-ante nello scouting e accompagnamento delle progettualità emergenti dai territori, sia ex-post nel controllo su avanzamento e utilizzo delle risorse. La presenza di tutti questi fattori implica il coinvolgimento delle Regioni e delle finanziarie regionali per un supporto, sia rispetto alle istituzioni centrali e periferiche, sia facendo tesoro del preesistente dialogo ininterrotto tra Pmi e finanziarie regionali. Per queste ragioni, in qualità di presidente di ANFIR, ho sottoscritto con il ministro per gli Affari regionali e le autonomie un protocollo d’intesa in materia di PNRR, politiche di coesione e attuazione di strumenti finanziari, con la finalità di garantire la collaborazione tra il DARA e le finanziarie regionali per definire iniziative comuni e concretizzare le opportunità derivanti dal PNRR.”

Se gli aspetti istituzionali sono chiari resta da comprendere come le Pmi possano attivarsi per ricevere queste risorse. “La maggioranza delle Pmi italiane ha una governance in prevalenza, se non totalmente, familiare. Questo tipo di governance ha dei limiti operativi quando si tratta di aprirsi a scenari che non siano quelli classici di crescita economica”, mi spiega Andrea Pietrini fondatore di Yourgroup. “La presenza di manager interni all’azienda che possano esprimere una posizione di valore, riconosciuta dalla governance familiare, è spesso ridotta. In situazioni di emergenzialità, come quella in cui ci troviamo oggi dopo il Covid e con la crisi ucraina, molte Pmi si ritrovano a dover aggiungere ulteriori risorse per affrontare una quotidianità completamente stravolta. Penso, per esempio, alla gestione di un’economia inflattiva e come questo fenomeno si rifletta sulla pianificazione dei costi. Oppure alla supply chain che è stata profondamente danneggiata prima dal Covid e poi dalla crisi ucraina, e che ora rischia, stante le esistenti sanzioni alla Russia, di essere fortemente alterata per sempre. Numerosi equilibri tra fornitori costruiti nei decenni dovranno essere rivisti, e una governance fortemente familiare si ritroverà sotto stress. A questo scenario negativo si contrappone uno scenario di PNRR che, se da un lato ha la possibilità di portare risorse fresche in azienda, d’altro canto richiede uno spirito innovativo, ma tecnico, per accedere alla risorse stesse, in termini di bandi e burocrazia. A queste sfida si aggiunge la capacità di proiettare la propria azienda, e relative esigenze, nei prossimi 10-20 anni. Un arco temporale che implica un passaggio generazionale, altro tema sfidante per molte Pmi”, spiega Pietrini.

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Pmi e PNRR: opportunità e sfide

Andiamo nello specifico per comprendere quali industrie saranno maggiormente interessate e quali risorse aggiuntive dovranno esser dispiegate dalle Pmi.

“Il PNRR dedica una parte rilevante della propria dotazione finanziaria per supportare la doppia transizione verde e digitale delle imprese. La prima missione, legata a digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, vale oltre 24 miliardi di euro, dei quali circa 13 miliardi per l’evoluzione 4.0 delle aziende italiane”, specifica Vietti. “La seconda missione, legata a rivoluzione verde e transizione ecologica, stanzia risorse significative a favore di economia circolare e sostenibilità delle filiere produttive. Inoltre, il Piano prevede interventi specifici per i settori del turismo e della cultura, tanto duramente colpiti dall’emergenza pandemica quanto identitari e strategici per il paese, per le filiere innovative e tecnologicamente avanzate, quali microelettronica e idrogeno, per le startup e l’internazionalizzazione”.

Se le risorse in arrivo sono vitali, egualmente importanti sono i metodi e le strategie che potranno valorizzarli. Per dirla in modo brutale non basta fare domanda, sedersi e aspettare che arrivino i soldi. Le aziende dovranno avere le capacità tecniche, le risorse umane per poter gestire al meglio il PNRR.

“Le imprese, attori protagonisti dell’innovazione proposta dal Piano, saranno chiamate a uno sforzo aggiuntivo, che richiederà loro un surplus di investimenti, capacità organizzativa, competenze e risorse – anche e soprattutto umane – maggiori e nuove”, conferma Vietti. “La stessa Pubblica Amministrazione, d’altronde, si è dotata di nuove figure professionali qualificate per l’attuazione del PNRR, la cui selezione e reclutamento ha rappresentato uno dei primi step tra quelli propedeutici alla realizzazione del Piano. Rispetto a un’esigenza di questo tipo, ben vengano anche soluzioni flessibili basate sul temporary e fractional management, particolarmente adatte alle minori disponibilità finanziarie delle PMI e ai loro peculiari assetti organizzativi”, conclude Vietti.

Parlando di risorse fractional e temporary anche Pietrini aggiunge che “la governance di una Pmi, in quanto fortemente familiare, ha spesso alcune criticità ad acquisire nuove risorse in modo permanente. Sia ben chiaro, l’evoluzione che le Pmi hanno fatto in questi ultimi anni, ampliando le figure apicali esterne, è importante. Tuttavia è un percorso prima di tutto psicologico: il leader di famiglia prima comincia a valutare risorse temporanee per progetti specifici. In seguito può cooptare la risorsa fractional oppure acquisire manager in pianta stabile. Tuttavia questa evoluzione psicologica, e di organigramma, non avviene subito ma richiede un certo percorso, che, a volte, può includere anche un passaggio generazionale. L’attuale finestra temporale che impone il PNRR spingerà le Pmi ad un apertura veloce verso risorse esterne, ove non siano presenti le competenze in azienda. In questo senso i fractional executive, una figura di managerialità che si è sviluppata rapidamente nell’ultimo decennio, sono un ottima soluzione plug’n’play, che non necessita tempi lunghi per adattarsi all’organigramma”, conclude Pietrini.

Le aspettative che il PNRR genera presso le aziende italiane sono molte. È tuttavia importante comprendere che non sono soldi regalati. Una parte saranno soggetti a restituzione. Una parte, per quanto non dovranno essere restituiti, sono comunque il frutto delle tasse dei cittadini europei e, come tale, rappresentano l’essenza stessa di quella Europa dei popoli che i padri fondatori hanno immaginato, durante gli anni oscuri della seconda guerra mondiale. Ogni Pmi, ogni imprenditore, dovrà valorizzare al meglio queste risorse in modo che esse divengano un volano per la crescita.

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