Riscossione, dal Decreto Aiuti una pesante eredità del Governo Draghi

scritto da il 02 Agosto 2022

L’autore di questo post è Costantino Ferrara, vice presidente di sezione della Commissione tributaria di Frosinone, giudice onorario del Tribunale di Latina, presidente Associazione magistrati tributari della Provincia di Frosinone –

Da meno di due settimane è caduto il Governo Draghi. Del resto, lo dicevamo in tempi non sospetti proprio su queste pagine (vedasi articolo la politica mangia draghi), la notizia non ha sorpreso più di tanto gli addetti ai lavori, che si aspettavano un cammino tortuoso per l’Esecutivo guidato dal pur illustre ex Presidente della BCE.

Il DL n. 50/2022, altresì noto come “Decreto Aiuti”, è stato uno degli ultimi provvedimenti assunti dal Governo Draghi, nella sua piena carica.

Con questo provvedimento si è intervenuto in maniera significativa su uno dei temi più delicati del panorama economico, quale la riscossione delle imposte e dei contributi, vera e propria piaga per imprese e cittadini, acuita dalle difficoltà del periodo COVID, durante il quale si sono susseguite diverse iniziative a riguardo.

Questa volta però, dell’ultimo provvedimento ne avremmo fatto volentieri a meno (e meno male che si chiama DL “Aiuti”!). Spieghiamo il perché.

Sotto un’apparente intento di semplificazione delle procedure di rateazione dei debiti, si cela infatti una spada di Damocle destinata a colpire (in taluni casi anche “a morte”) diversi contribuenti.

Partiamo dalle cose positive (alcune ci sono e sono le uniche a cui si è dato risalto) menzionando l’innalzamento della soglia di debito per la quale la rateazione verrà concessa in automatico, senza difficoltà nel presentare la domanda o nel produrre particolari documenti, portata a 120.000 euro, dai precedenti 60.000.

Altro aspetto positivo, il numero delle rate che si possono saltare prima che la dilazione decada, portate a 8 rispetto alle precedenti 5. Attenzione, ad 8 rate saltate arriva la decadenza dal piano rateale: ciò significa che la soglia di tolleranza è pari a 7 rate non pagate, anche non consecutive.

All’ottava rata non pagata, scatta la decadenza. E qui arriva la mazzata.

La nuova regola, infatti, prevede che una volta maturata la decadenza dal piano rateale, il debito non potrà mai più essere rateizzato. Mai più.

Scompare, quindi, la possibilità di recuperare una dilazione decaduta attraverso la procedura della cosiddetta “ripartenza”, che si poteva ottenere saldando in un’unica soluzione tutte le rate scadute, conservando il beneficio della dilazione sulla somma residua. Abolire questa possibilità é una cosa priva di senso, almeno a parere di chi scrive. Non si comprende perché negare una possibilità che era invece prevista in tutti i regimi precedenti e che peraltro è perfettamente logica: se per un motivo di difficoltà momentanea un contribuente non riesce a pagare delle rate, salvo poi recuperarle per intero in un’unica soluzione riportando in bonis il piano rateale, che senso ha negargli la possibilità di ‘ripartire’ con la dilazione? Peraltro la ripartenza era fruibile per una sola volta, perché in caso di successiva decadenza, il debito non era più rateizzabile (e ci poteva stare).

(lovelyday12 - stock.adobe.com)

(lovelyday12 – stock.adobe.com)

A conti fatti, il DL Aiuti porta con sé un inasprimento delle misure, rendendo definitiva ed irrecuperabile la decadenza da un piano rateale, cosa che invece non accadeva prima.

All’atto pratico, gli effetti sui contribuenti saranno molto pesanti. Non poter rateizzare mai più il debito significherà nella maggior parte dei casi arrivare alla riscossione forzata, pignoramenti, ipoteche. Non proprio il massimo degli “Aiuti”.

Da ultimo, un’annotazione di carattere pratico. Un’altra novità prevista dal decreto è quella di poter rateizzare anche solo parte del debito e non per forza l’intero. Si può cioè richiedere una dilazione per ogni singola cartella. Ragionando unitamente alla novità precedente (la decadenza irrecuperabile), ai contribuenti converrà ‘spezzettare’ le proprie rateazioni in tante istanze e dilazioni separate: ciò per evitare che, in caso di decadenza, l’intero debito non sia più recuperabile, potendo magari scegliere di salvare una dilazione e sacrificarne un’altra.

In altri termini, se ho 3 cartelle esattoriali, mi converrà chiedere tre dilazioni separate, avendo rate più basse e potendo scegliere, in caso di difficoltà, di salvare parte delle dilazioni ed evitare una decadenza che investa l’intero debito.

Più dilazioni, più istanze: cosa che si traduce necessariamente in un aggravio di lavoro per l’agente della riscossione (già ingolfato di suo) che dovrà lavorare e gestire più domande di dilazione. Anche qui un applauso per la semplificazione!