Democratizzare le rinnovabili per scongiurare la crisi sociale

scritto da il 28 Settembre 2022

Post di Fabio Stefanini, Managing Director Otovo Italia, Austria e Svizzera

Quante volte ci siamo sentiti dire: “Tanto non cambia mai niente?”. Ebbene, sento che questa volta qualcosa è cambiato sul serio: i programmi elettorali di tutte le coalizioni in lizza per le elezioni politiche hanno visto finalmente l’energia al centro della propria agenda. Ed è destino che questa cosa resti.

È vero, prima abbiamo dovuto toccare il fondo, soprattutto dopo che Gazprom ha imposto il blocco totale dei flussi di gas dalla Russia all’Europa attraverso il canale Nord Stream 1. L’UE è dovuta intervenire per frenare l’impennata dei costi dell’energia con misure drastiche, come il taglio dei consumi elettrici durante le ore di picco e la sostituzione del TTF olandese con un riferimento per il prezzo del gas più affidabile e adatto ai tempi.

La guerra ucraina ha fatto accelerare l’emergenza, ma ora come non mai c’è bisogno di una programmazione strategica. Il perseguimento di una linea energetica green e sostenibile si rende davvero necessaria, alla luce di una crisi che sta diventando sempre più di natura sociale.

Mai come in questo momento urge impegnarci quotidianamente per ricavare dalle fonti pulite molta più energia di quella che produciamo attualmente, avvalendoci di tutte le tecnologie necessarie per renderle più semplici e accessibili. In tal senso, il solare rappresenta un valido alleato contro il rincaro vertiginoso dei costi in bolletta, poiché offre a molte famiglie la possibilità di perseguire l’indipendenza energetica con il proprio autoconsumo. Da questo punto di vista potrebbe essere vitale la spinta delle comunità energetiche, in cui l’approvvigionamento è garantito da fonti totalmente rinnovabili e la domanda si adatta alle risorse disponibili al momento, sia per quanto riguarda i consumi, sia per la distribuzione oraria. Anche se su questo fronte però il percorso è ancora in divenire.

È vero, la produzione energetica di un impianto può dipendere da una serie di fattori, tra i quali la zona geografica, l’orientamento e l’inclinazione dei pannelli e l’efficienza del sistema. Ci sono poi da considerare elementi come la qualità dell’installazione, la corretta manutenzione, le condizioni climatiche e l’esposizione dell’immobile, i vincoli nelle zone di pregio storico, ecc. In merito a quest’ultimo fattore, è importante sottolineare che, purtroppo, la maggior parte degli immobili sottoposta a vincolo paesaggistico è impossibilitata alla corretta esecuzione dell’installazione. Dunque, nei centri storici o in tutte quelle zone vincolate non è possibile installare un impianto fotovoltaico. Ma resta il fatto che il contributo del solare nel mix energetico nazionale è destinato a crescere considerevolmente nei prossimi anni.

Immagine di Bill Mead per Unsplash

Rinnovabili, il fotovoltaico sul tetto. Immagine di Bill Mead per Unsplash

Secondo i dati di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, le produzioni da fonte fotovoltaica quest’anno hanno raggiunto valori da record per il mese di luglio (3,5 miliardi di kWh), rappresentando circa il 36% della generazione rinnovabile complessiva. Ma per far crescere questa quota è necessario rendere l’esperienza d’acquisto delle tecnologie solari più semplice e democratica, proprio come la scelta di un paio di sneakers.

Sogno l’installazione di impianti fotovoltaici su tutti i tetti d’Italia e d’Europa. Oggi un impianto residenziale si installa in un giorno e mezzo – tempistiche e ritardi permettendo -, consentendo un risparmio energetico prossimo al 50%, se si aggiungono delle batterie che garantiscono la flessibilità del sistema. Per questo mi auguro fermamente che le nuove prospettive di governo continuino a incentivare il solare con misure di sostegno ragionevoli e funzionali. Non abbiamo bisogno di incentivi ”incerti”, che drogano il mercato togliendo al cliente finale ogni tipo di controllo sulla spesa. Chi legifera deve intervenire strategicamente per semplificare il più possibile la scelta delle rinnovabili, a partire proprio dal fotovoltaico, per una democratizzazione dell’energia.

Un altro punto su cui si dovranno prendere decisioni strategiche è la dipendenza dalla Cina, che solo nel 2021 ha visto aumentare l’export di prodotti solari in Europa del 60% rispetto all’anno precedente. Del resto, l’esperienza con il gas russo qualcosa ce la deve insegnare.