La Germania e la crisi: punti deboli, errori e i rischi per l’Europa

scritto da il 24 Novembre 2022

Nella Germania di Weimar i cittadini si mettevano in fila per pane e minestra calda. I tedeschi erano un popolo sconfitto, esausto, umiliato dal trattato di pace brutale imposto dai vincitori; di fatto la Germania era il malato d’Europa.

Qualche anno fa scrissi delle evidenti criticità della Germania: bilancia commerciale troppo esposta all’export, costo del lavoro/stipendi forzatamente ridotti, crescente numero di lavoratori poveri, qualità della vita della classe media in decrescita, elevato indebitamento privato e una crescente volontà nazionalista, espressa dagli elettori alle urne.

Le recenti crisi generate dal Covid, l’assedio economico alla Russia, lo shock della supply chain, i rapporti critici con gli Stati Uniti, evidenziano una cosa: il “modello tedesco”, spesso eletto da molti osservatori italiani come “lo stato dell’arte”, ha dei seri problemi.

Il miracolo produttivo-capitalista teutonico

In apparenza la Germania è la locomotiva d’Europa. Nel 2021 la Germania era tra le 20 nazioni più ricche al mondo in termini di Pil pro capite. Se si conteggia il valore di servizi e prodotti, diviso per il numero di abitanti, si ottiene una cifra intorno ai 52.000 euro pro-capite. Il “miracolo tedesco” è figlio della politica d’integrazione della DDR. Una politica sociale ed economica che venne salutata, dagli osservatori occidentali dell’epoca, come un miracolo.

La verità è molto meno eroica e gloriosa: l’integrazione dei cittadini della DDR fu un successo, ma per i cittadini tedeschi e la finanza occidentale. I cittadini della DDR subirono uno shock economico e sociale senza precedenti. Pur se travolti da un’enorme felicità, per i ritrovati diritti umani, da un giorno all’altro tutti i servizi pubblici (sanità, scuole, pensioni, sussidi di disoccupazione etc..), garantiti dall’epoca comunista, vennero aggrediti dalle istituzioni “occidentali”. Il costo della vita crebbe in pochi anni. I tedeschi orientali si riscoprirono poveri. Il vantaggio per la Germania occidentale fu grande: l’accesso a risorse (umane, mobili e immobili) di valore, a prezzi da saldi di fine stagione.

La formazione dei tedeschi orientali era di elevata qualità: ingegneri, medici, chimici erano stati formati, a costo zero, dalla DDR. Queste figure professionali vennero subito integrate nel modello capitalista tedesco, con prezzi di “acquisizione”, molto convenienti per i nuovi datori di lavoro occidentali. Anche i lavoratori non specializzati, come operai, manovalanza edile etc.. vennero velocemente assorbiti dalla macchina produttiva tedesca occidentale. Furono loro, con stipendi e protezione del lavoro ridotti, rispetto ai colleghi occidentali, a fare il grande miracolo della produttività industriale tedesca. Nel tempo la qualità della vita dei cittadini orientali ed occidentali si è andata allineando, ma verso il basso.

Ricchi e poveri tedeschi

La povertà, nei paesi dell’OSCE, è rappresentata dai working poors. Questa classe di poveri è composta da individui che, pur avendo un lavoro, non riescono a coprire tutte le spese mensili. Se le entrate di un cittadino sono meno del 50% della media nazionale l’individuo è considerato povero. In Germania 1.148 euro di entrata mensile netta è considerata la linea di confine. Per un genitore singolo con un figlio questa cifra è di 1.492 euro. Per una coppia con due figli la linea di povertà è 2.410 euro.

Il DW ha creato una sezione dedicata alla crescente povertà dei dei cittadini tedeschi. Secondo la Paritätische Wohlfahrtsverband i poveri in Germania sono quasi 14 milioni, il 17% della popolazione tedesca. Latte, pane, frutta e verdura, prodotti base della dieta teutonica, sono il 12% più costosi di un anno fa; le industrie alimentari hanno lanciato l’allarme in merito agli approvvigionamenti di carne. Le banche del cibo hanno circa 2 milioni di “clienti”.

Per i pensionati la situazione è tragica: le loro entrate dipendono dalla pensione, poco flessibile a questi cambiamenti repentini. E il futuro dei pensionati è persino peggiore: stante le ricerche della Bertelsmann Foundation, la povertà tra gli anziani interesserà, entro il 2036, il 20% dei pensionati.

germania

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz

I working poors sono l’altra fascia di popolazione danneggiata irreparabilmente. Pur con un aumento dello stipendio minimo che, per una persona single senza figli si posiziona a 12 euro l’ora, il totale mensile (con un lavoro di 40 ore) non supera i 1500 euro. Per quanto questa cifra sia superiore alla media, quindi non si possono definire statisticamente poveri, i lavoratori teutonici han visto, negli ultimi mesi, il loro potere di acquisto eroso dall’inflazione, causata dalle sanzioni economiche europee alla Russia. In questi giorni i lavoratori metalmeccanici tedeschi hanno salutato un accordo che vede un aumento dei loro salari dell’8,5%. Un piccolo successo ma, se consideriamo l’aumento del costo della vita dell’ultimo anno, e le previsioni di crescita dei prossimi due anni, un successo piuttosto modesto. Il governo tedesco pianifica di ampliare questo aumento salariale a tutti i comparti vitali per l’industria tedesca.

Anche gli studenti sono colpiti da questa crisi. Chi riceve un supporto federale, circa 950 euro, è a rischio povertà o, nel caso peggiore, a rischio di dover lasciare lo studio per lavorare, peggiorando, nel tempo, lo scenario di crescita e formazione dell’intero ecosistema tedesco. La recente scelta del governo tedesco di spendere 200 miliardi di euro, per compensare i danni causati dalle sanzioni economiche che l’UE ha elevato contro la Russia, sono appena sufficienti per tirare avanti.

Con il perdurare delle sanzioni alla Russia la Germania è alla disperata ricerca di una soluzione per aver energia economica; l’unico fornitore a prezzi accessibili, la Russia, rischia di essere precluso per decenni alle aziende tedesche.

Il sistema sociale tedesco

In Germania esiste un sistema sociale, che protegge coloro che non trovano un lavoro. Per un individuo o un genitore single le istituzioni erogano 449 euro: per le utenze, prodotti essenziali quali cibo, abbigliamento, beni per la casa e prodotti sanitari. Per ogni figlio, genitore o coppia si riceve tra i 285 e i 376 euro, a seconda dell’età. Queste protezioni finanziarie sono al limite della sussistenza, dato il crescente costo della vita in Germania.

I tedeschi protestano

Con l’arrivo della crisi ucraina e le sanzioni economiche contro la Russia, i tedeschi della classe media si sono scoperti ancora più poveri e hanno guadagnato le piazze. Il fenomeno non è limitato alla Germania. Sono differenti le nazioni dell’Unione che han visto proteste per il caro vita. Tuttavia colpisce che la locomotiva economica d’Europa sia piena di “proteste per il pane”.

Il costo dell’energia in Germania è fortemente aumentato, colpendo sia la popolazione sia le aziende che, nei casi più estremi, han deciso di rimodulare le produzioni, ridurle, cassa integrare i dipendenti oppure chiudere e spostare la produzione in nazioni più economiche (tra cui gli Usa). Anche le piccole e medie imprese tedesche hanno subito gravi danni: panetterie, hotel, piccoli artigiani sono stati egualmente danneggiati. 718 aziende sono diventate insolventi nel solo agosto 2022, il 26% in più rispetto allo stesso mese del 2021 stante i dati del IWH.

La bilancia commerciale non aiuta

La bilancia commerciale tedesca è fortemente proiettata verso l’export. A confermare questa tradizione commerciale il leader tedesco Scholz si è lanciato in una campagna di pubbliche relazioni in Cina. Accolto con tutti gli onori dai leader cinesi, Scholz si è portato dietro una ricca delegazione di big tedesche. La Cina è un grande partner commerciale tedesco: l’industria cinese continua a crescere, pur se in modo più moderato rispetto a qualche anno fa.

Ma la recente penetrazione del colosso cinese nella gestione del porto tedesco di Amburgo ha destato non pochi malumori in patria. Alcuni si sono lanciati a gridare allo scandalo, paragonando la dipendenza dai capitali cinesi alla dipendenza energetica dalla Russia.

La verità è che l’industria tedesca, competitiva grazie al sacrificio dei propri cittadini, è drogata di export che il mercato europeo non può sostenere. L’America è da sempre schierata contro la Germania, temendola come competitor commerciale. Africa e Latino America sono mercati limitati, che preferiscono comprare meccanica dalla Cina, più economica. Con la Russia chiusa per sanzioni, alla Germania non resta che puntare sulla Cina.

Il rapporto Usa Germania: amici-nemici

“Il primordiale interesse degli Stati Uniti, che ha spinto la nostra nazione lungo un intero secolo a combattere due guerre mondiali e la guerra fredda, è stata la relazione tra Germania e Russia. Insieme sono l’unica forza che può minacciarci”. Cosi si esprimeva George Friedman, fondatore di Stratfor (una delle riviste d’intelligence più lette in occidente). Sia ben chiaro Friedman non è un politico, ma è un uomo a cui i politici americani danno retta. Il suo discorso è quanto di più onesto, diretto e utilitaristico che si possa ascoltare, per capire la politica estera americana.

La Germania è, insieme all’Italia, una delle nazioni dell’Unione più fortemente industrializzate. I successi della ricerca sovietica e americana, post seconda guerra mondiale, furono basati sulle ricerche degli scienziati dell’Asse. Ancora oggi molte industrie tedesche sono in diretta concorrenza con i loro equivalenti americani. Dal settore automotive, le cui fabbriche erano alimentate dal gas economico russo, alla chimica, la biologia, l’energia. La fortuna del precedente leader Schroeder, come costruttore di ponti tra Russia e Germania, è la linea di confine che la Germania ha violato. L’esplosione dei gasdotti russi rischia di mettere il capitolo fine all’energia economica di cui le industrie tedesche hanno ardentemente bisogno.

Una Germania senza energia economica e sostenibile rischia di essere un’anatra zoppa. La deindustrializzazione della Germania è un rischio palese. Le industrie tedesche cominciano a valutare di spostare le loro produzioni in nazioni dove il costo dell’energia, delle pratiche burocratiche, il regime fiscale, siano più “corporate friendly”. Gli Usa appaiono il candidato migliore: una nazione amica dell’Occidente, che ha forza lavoro specializzata da occupare, con un accesso alle fonti energetiche, piuttosto economico (grazie al fracking creato dal “verde” Obama). In pratica gli Usa, rischiano di divenire una nazione per il reshoring, o offshoring, delle aziende tedesche. Il tutto a danno dell’economia e occupazione tedesca.

Senza gas economico la Germania rischia non solo di divenire il malato d’Europa, ma di trascinare con sé, nel tentativo di salvarsi, il resto dell’Unione. Sintomatico di questo fatto sono le scelte tedesche, fatte pesare in seno all’UE, di limitare il price cap (per non far infuriare i fornitori di energia economica alle industrie tedesche). Oppure la scelta tedesca di finanziare la propria crisi con 200 miliardi, ritardando i progetti di bond europei “anti crisi del gas”, sulla falsa riga del NextGen UE.

Per quanto sia auspicabile che la Germania possa ritrovare la sua indole produttiva, c’è da considerare che questa nazione ha delle criticità energetiche e finanziarie evidenti, pericolose per tutti i membri dell’unione.

Vuoi parlarne con me?

Sono @EnricoVerga su Twitter oppure trovami su LinkedIn