Mercati 2023, pronti per un nuovo decollo?

scritto da il 25 Novembre 2022

Il 2022 si è rivelato un anno da dimenticare sui mercati e ha stabilito alcuni nuovi primati. Si è trattato infatti (perlomeno fino ad oggi) del peggior anno in assoluto per il portafoglio 60/40 (storico baluardo dell’investitore medio), mentre azioni e obbligazioni sono scese all’unisono, con una correlazione che non ha avuto precedenti nella storia.

Con un’inflazione che ha superato anche il 10% su base annua nell’Eurozona, le uniche asset class che sono riuscite a reggere con performance positive sono stati i titoli del settore energetico, le materie prime e il dollaro.

La buona notizia però è che sembra che gran parte delle notizie negative siano già state scontate. Vediamo quali fattori monitorare per capire se il 2023 ci riserverà un rimbalzo, con l’aiuto di un’analisi elaborata da Investing.com.

2023: l’anno della ripresa?

Come anticipato, i presupposti per una ripartenza delle principali asset class sembrano esserci, ma andiamoli a vedere uno a uno.

La Guerra in Ucraina rimane un tema caldo ed è probabilmente il più imprevedibile (a febbraio 2023 saremo già a un anno di conflitto). Oggi la guerra ha perso parecchio consenso in Russia. L’esercito pare sempre più a corto di motivazioni e non è escluso che si possa arrivare ad un accordo entro la prima metà del 2023. Un’eventuale svolta pacifista sarebbe sicuramente un trampolino di lancio per i mercati e trascinerebbe con sé altre dinamiche.

Inflazione regina dei mercati

Su tutte l’inflazione. È stato il principale market mover di questo 2022 tribolato, con i mercati che hanno manifestato le reazioni più importanti (in termini di performance giornaliere) proprio in seguito alle decisioni delle banche centrali. La FED ha mantenuto un atteggiamento aggressivo che sembra stia portando qualche timido segnale sul fronte della riduzione dell’inflazione. Nel 2023 i nuovi rialzi previsti dovrebbero portare il valore definitivo dei Fed Funds tra il 5 e 5.50% e ci si aspetta che «entro il primo trimestre del 2023 si possa già iniziare a fissare il punto di uscita da questa politica monetaria così aggressiva», come dichiara Francesco Casarella, Italian Site Manager di Investing.com.

Mercati

Dollaro protagonista, atteso un ritorno dell’euro (Reuters)

Super dollaro ancora per quanto?

L’altro indicatore da monitorare è il dollaro, che per tutto il 2022 ha recitato una parte da protagonista. Il raggiungimento della parità tra euro-dollaro non si vedeva da 20 anni e i mercati non hanno apprezzato. Un dollaro forte è infatti una spada di Damocle per il mercato azionario (soprattutto in America), poiché oltre il 50% del fatturato delle aziende americane arriva dall’estero. Non è perciò da escludere un rafforzamento dell’euro nei prossimi mesi, a maggior ragione se i primi due fattori analizzati dovessero evolversi in maniera positiva.


Quali asset class potrebbero essere favorite?

Ci si aspetta una ripresa dei titoli tecnologici americani, fortemente penalizzati in tutto il 2022 e che oggi sono tornati ad avere quotazioni decisamente più appetibili, per non dire a sconto. La tecnologia rimane un trend secolare e non una moda passeggera e, anche in presenza di un’eventuale recessione, potrebbe essere utile un riposizionamento graduale e strategico sul comparto tecnologico.

Per quanto riguarda l’Europa, come sottolinea Investing.com, tra i settori che potrebbero trarre maggiori benefici potrebbero esserci quello bancario e finanziario, «il che spingerebbe gli investitori a rientrare sui mercati e quindi a migliorare i ricavi e le masse gestite».

E la Cina?

Tra i grandi sconfitti del 2022, perlomeno in termini di performance complessiva, non possiamo dimenticare la Cina.

I driver che hanno affossato il mercato azionario cinese sono da imputare principalmente alla politica iper aggressiva adottata per contrastare il Covid e la recente rielezione del presidente Xi Jinping.

La Cina rappresenta però un’area con un potenziale enorme in ottica di lungo termine e il 2023 potrebbe riservare qualche sorpresa positiva tanto nell’equity, quanto nei bond, dove, conclude Casarella, «sono tornati ad essere interessanti i bond investment grade».

Non ci resta che attendere.