Europa e innovazione tecnologica, così ci giochiamo tutto con Usa e Cina

scritto da il 30 Novembre 2022

Post* di Carlo Purassanta, vicepresidente esecutivo di ION – 

Il futuro non ci aspetterà. L’innovazione avverrà, in accordo o meno con i valori in cui crediamo. Il progresso arriverà, sarà definito con o senza di noi.

Allo stesso tempo, la partita è sempre aperta e ogni risultato è ancora possibile. Con sufficiente lucidità, determinazione e ambizione, ogni individuo, ogni azienda, ogni città, ogni nazione, ogni area geografica può partecipare alla costruzione di un mondo auspicabile.

Tuttavia, è molto chiaro che, senza una massa critica significativa e senza una direzione chiara, sarà molto difficile, per le economie dei paesi europei, colmare il ritardo accumulato negli ultimi due decenni nel contesto competitivo planetario.

Il cambiamento è già in atto

Una rivoluzione industriale è in corso. Si tratta di un cambiamento storico. Le varie potenze economiche del mondo si sono già organizzate, ciascuna con il suo modello, la sua velocità e la sua dose di determinazione. L’Europa non ha brillato, è in ritardo sull’argomento, dobbiamo essere onesti. Le dinamiche su crescita, benessere, potere d’acquisto, stabilità saranno una conseguenza di questo viaggio. Se l’Unione Europea non agirà con forza per cambiare ritmo e direzione, il differenziale iniziale diventerà irrecuperabile nel 2030.

Eppure le opportunità sono visibili, sostanziali e a portata di mano. È necessario prendere le decisioni giuste superando urgentemente i nazionalismi. Smettendo di basarsi su programmi, iniziative e budget definiti trent’anni fa. Dobbiamo costruire insieme, guardando i fatti ed eliminando i pregiudizi cognitivi. C’è bisogno di approcci più scientifici nella definizione degli assi strategici. E di agire più velocemente che mai.

[…] Nel 2014 ho avuto la meravigliosa opportunità di partecipare all’inizio della presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea. La prima metà del 2022 è stato invece il semestre della presidenza francese.

In sette anni, da quei giorni meravigliosi della Digital Venice e del #RestartEurope, la profondità della trasformazione dell’economia mondiale ha continuato ad aumentare. La velocità dell’innovazione ha continuato ad accelerare, le crisi hanno messo a nudo le debolezze strutturali di tutte le organizzazioni e siamo finalmente diventati consapevoli della necessità di una transizione energetica.

Aziende, innovazione e sopravvivenza

È ovvio per me, e spero lo sia ora anche per voi, che è assolutamente necessario che il nostro continente intraprenda nuovi progetti di sviluppo, sia in ambito privato sia pubblico, con uno slancio che sarà decisivo per il nostro futuro.

Tutti saranno influenzati dalle decisioni che si prenderanno o che non si prenderanno nei prossimi anni. Ogni individuo, ogni organizzazione pubblica e privata, ogni nazione.

Sono profondamente convinto che un’azienda che, nei prossimi cinque anni, non utilizzerà la tecnologia come primo elemento di trasformazione, sia un’azienda che non esisterà più tra dieci o quindici anni. Soccomberà a una competizione agguerrita, locale o internazionale, e ad altre imprese che avranno colto questa opportunità. La forza d’urto e la velocità di queste ultime saranno troppo importanti rispetto agli sforzi della prima.

innovazione

(artem _ stock.adobe.com)

Perché l’Europa rischia l’emarginazione

Allo stesso modo, un paese o un’area geografica (penso all’Europa, il continente che conosco meglio, ma lo stesso vale per l’America Latina o l’Africa) che non avranno messo la rivoluzione industriale dell’intelligenza artificiale al centro delle loro preoccupazioni e dei loro progetti per uno sviluppo solido, sano e responsabile per i prossimi decenni, saranno emarginati nel contesto globale del XXI secolo.

Le grandi aziende tecnologiche, note come big tech, hanno capacità straordinarie e ambizioni altrettanto importanti. La creazione di valore economico che sono state in grado di generare in soli vent’anni è semplicemente stratosferica. Questo dà loro un’incredibile forza d’impatto per lanciarsi con fiducia in molti nuovi progetti, che aggrediscono con elevate probabilità di successo. Hanno anche sviluppato in modo molto efficace ecosistemi e collaborazioni, necessari per la loro attività, di cui beneficiano enormemente principalmente gli Stati Uniti e la Cina, i loro paesi di origine.

Innovazione, il dominio di Usa e Cina

Questo permette a queste due potenze geopolitiche di guardare al futuro con maggiore ottimismo. Padroneggiando il settore delle nuove tecnologie possono controllare meglio la loro crescita. E non solo nel settore tecnologico, che garantisce già molto lavoro, valore in borsa e quindi capacità finanziarie per intraprendere nuovi investimenti. La loro supremazia si estende su tutti gli altri settori, che sono a loro volta accelerati dall’innovazione tecnologica. Si tratta di una sorta di circolo virtuoso di innovazione e crescita, potente e decisivo.

Sono un forte sostenitore dell’innovazione tecnologica per la trasformazione del mondo. Ma penso anche che richieda una comprensione della posta in gioco e una padronanza delle dinamiche economico-organizzative che oggi né le aziende, né i governi della stragrande maggioranza dei paesi del mondo sono in grado di garantire.

Decisivi i prossimi dieci anni

Siamo di fronte a una grande sfida. Quella della trasformazione delle industrie verticali tradizionali: il 96% del PIL mondiale. Siamo a un bivio storico: il potere della tecnologia digitale è allo stesso tempo la grande opportunità per risolvere tutte le inefficienze, e anche l’occasione unica per creare nuovi servizi e nuovo valore per i consumatori.

Attenzione, però, perché questa sfida cela anche un’insidiosa e costante minaccia sulla ridistribuzione dei ruoli nelle catene del valore di ciascuna industria, con la possibilità di vedere le aziende tecnologiche attaccare frontalmente le imprese tradizionali, più lente sull’innovazione e più impacciate nelle trasformazioni di modello. Infine, tutte le aziende, già digitali o in divenire, devono modificare tutti i loro processi fondamentali, o core business, per raggiungere prima la carbon neutrality e poi l’impatto zero sull’uso di tutte le risorse naturali. Questa doppia sfida rappresenta finalmente la grande battaglia del secolo, e abbiamo solo pochi anni per iniziare questo viaggio e mostrare i risultati.

I prossimi dieci anni saranno essenziali per definire le traiettorie di un intero secolo.

[…] Le innovazioni radicali sono possibili. La trasformazione dei modelli non è una chimera, è invece una questione di pura strategia e poi di esecuzione. Sono orgoglioso di ciò che i miei team, in tutti questi progetti, sono riusciti a realizzare per supportare queste trasformazioni fondamentali. E desidero, con tutto il mio entusiasmo, partecipare attivamente a tanti altri progetti di questo tipo.

Il momento dell’accelerazione assoluta su tecnologia e innovazione

Ora più che mai è il momento dell’accelerazione assoluta, non solo per un gruppo di aziende, ma per tutte. Non per le élite degli studenti delle università più prestigiose, ma per tutti i giovani. Non per due o tre potenze che rischiano di creare nuovi squilibri a lungo termine, ma per tutti i paesi del mondo.

La tecnologia è lo strumento ideale per raggiungere questo obiettivo. Se lo padroneggiamo, diventa una soluzione con una forza dirompente e insostituibile. Se non lo padroneggiamo, diventa una minaccia che ci trascinerà lontano dal traguardo. Questo è il nuovo terreno di gioco del nostro secolo.

L’innovazione è fondamentale per plasmare un mondo auspicabile. Tutto è ancora possibile. Sta a noi determinare il nostro futuro.

*Estratto de “Lo slancio decisivo – Il decennio determinante per il nostro destino industriale” (Egea) per Econopoly – Il Sole 24 Ore