Brexit, l’Italia e la City: cosa dice il Brexit Referendum Shock Index

scritto da il 09 Marzo 2023

Post di Mario Angiolillo, Direttore dell’Osservatorio Relazioni EU-UK-USA* di The Smart Institute. Esperto di tematiche geopolitiche e di relazioni internazionali, svolge attività di advisory per diverse società con particolare riferimento agli impatti e alle opportunità offerte da Brexit –

Il dibattito di questi giorni ha visto una ripresa del confronto tra UE e Regno Unito per risolvere lo spinoso tema del confine irlandese e della sua regolamentazione nel post Brexit. Il premier britannico Rishi Sunak deve ora fare i conti con le diverse posizioni presenti sul tema all’interno di Westminster e tra le forze politiche del Nord Irlanda.

Tale accordo, ribattezzato Windsor Framework, prevede in primo luogo due cose: una corsia preferenziale, chiamata corridoio verde, per i beni che dalle altre parti del Regno Unito sono destinati esclusivamente al Nord Irlanda; e la possibiltà da parte dell’Assemblea del Nord Irlanda di sollevare un obiezione e potenzialmente impedire l’applicazione di una nuova norma UE nel Nord Irlanda.

Questo ha messo alla prova le diplomazie in un momento in cui si sta lavorando anche per favorire una sempre maggiore collaborazione tra le due sponde della Manica, sia per quanto attiene alla politica commerciale ed al corretto funzionamento dell’accordo PostB rexit (TCA), sia per quanto attiene alla politica Estera.

Il tutto mentre bisogna affrontare grandi sfide quali la guerra in Ucraina, la crisi energetica, ed il perdurare di alcuni effetti della pandemia da Covid-19.

Il convegno di The Smart Institute

Questi ed altri argomenti sono stati trattati nel convegno sul tema “Le relazioni economiche tra Italia e Regno Unito nell’attuale contesto geo-economico. Le prospettive per aziende e professionisti italiani” promosso da The Smart Institute martedì 21 febbraio scorso.

Il convegno si è sviluppato a partire dal Report, e dall’indicatore “Brexit Referendum Shock Index” in esso contenuto, realizzati da Mario Angiolillo e Stefano Riela di The Smart Institute.

La tavola rotonda è stata moderata da Mara Monti, Visiting Fellow della London School of Economics. Sono intervenuti Alessandro Umberto Belluzzo, Presidente della Camera di Commercio Italiana nel Regno Unito, Maurizio Garro, Senior Lead della Lloyd’s Bank di Londra, Ruggero Rubino Sammartano, Board Member dell’European Court of Arbitration. Hanno partecipato i due autori. I lavori sono stati aperti dal saluto di Pasquale Merella, Presidente di The Smart Institute.

Il quadro geo-politico e geo-economico

La tavola rotonda è iniziata con una breve analisi relativa al riposizionamento geo-politico e geo-economico del Regno Unito che per effetto dell’uscita dalla UE si trova a muoversi in maniera del tutto autonoma sullo scacchiere internazionale. Questo si riflette sulla politica commerciale caratterizzata da numerosi accordi bilaterali sottoscritti da Londra in questi ultimi due anni. E si riflette anche sulla politica estera e sulla politica di difesa, caratterizzate da un maggiore allineamento agli Usa e da una attiva presenza sui principali scenari diplomatici globali.

È stato però evidenziato come l’autonomia del Regno Unito oggi attenga anche al reperimento delle risorse. Questo, nell’affrontare le grandi sfide attuali, ha generato diverse criticità sull’economia britannica. Accade proprio in un momento in cui l’UE, con la realizzazione del Next Generation EU, ha avviato una fase caratterizzata da maggiore solidarietà tra gli Stati membri nell’affrontare i momenti di crisi.

Le relazioni economiche Italia-UK ed il Brexit Referendum Shock Index

È stato poi analizzato lo stato delle relazioni tra Italia e Regno Unito. Nonostante alcune complessità, ad esempio le formalità doganali o i visti, l’Italia è ancora un partner commerciale molto importante per il Regno Unito. Con un volume di scambi in crescita anche rispetto ai dati pre-Covid di fine 2019, con un saldo attivo per l’Italia di 14 miliardi. Ad evidenziare questi dati è anche il Memorandum of Understanding tra Italia e Regno Unito siglato a Roma ad inizio febbraio. Il Memorandum si propone, tra l’altro, di creare migliori condizioni per chi vuole andare a lavorare oltre Manica, determinare maggiore facilità nel fare business, favorire maggiori investimenti, con un focus su alcuni settori strategici.

Tale intensità di relazioni tra Italia e Regno Unito è stata osservata anche in occasione della redazione dell’indice Brexit Referendum Shock Index. Tale indice, illustrato nel corso della tavola rotonda, permetterà di monitorare nel tempo gli effetti di Brexit su quattro variabili: commercio di beni, commercio di servizi, investimenti diretti esteri (i.d.e.) e trasferimento di residenza. E come queste variabili nel tempo si modificano tra Italia e Regno Unito in rapporto alle modifiche tra Italia e altri Paesi UE. Punto di partenza dell’osservazione dei dati è stato il Referendum del 2016.

La City nel post Brexit

Per contestualizzare ulteriormente le relazioni tra Italia e Regno Unito rispetto al periodo attuale sono inoltre stati analizzati altri due aspetti: le conseguenze che Brexit ha avuto sul sistema finanziario e sulla City londinese e le implicazioni di Brexit sull’impianto delle norme in vigore nel Regno Unito.

A tal proposito è stato evidenziato che la piazza finanziaria di Londra ha perso qualcosa per effetto di Brexit. Oltre 440 imprese finanziarie si sono spostate verso le principali piazze finanziarie della UE, per un valore di 1,4 trilioni di dollari. Le banche hanno spostato circa 900 miliardi di asset. E da un punto di vista lavorativo oltre 7000 banker si sono spostati in UE.

Anche per affrontare questa situazione, il Governo di Sua Maestà sta predisponendo per per la City delle proposte finalizzate ad una maggiore deregulation. Si mettono così in discussione alcune delle regole che erano state create in risposta alla crisi finanziaria del 2008, per rendere Londra ancora più attrattiva per i capitali esteri. Tali proposte presentano, come evidenziato nel dibattito all’interno del Regno Unito, dei rischi e delle opportunità.

Il nuovo quadro normativo tra UE e UK

Questo vale in parte per l’intero impianto normativo.

Il Regno Unito, infatti, nell’ottica di permettere una continuità normativa ha mantenuto la normativa comunitaria. Per il futuro, però, è prevedibile che in alcuni settori si cercherà di garantire una serie di vantaggi normativi per gli investitori.

È stato però evidenziato come esistano alcuni limiti, quali ad esempio la necessità di far circolare liberamente merci e servizi, che lasciano pensare che la normativa del Regno Unito potrebbe, in diversi ambiti, non discostarsi troppo da quella della UE.

Importante per la continuità delle relazioni economiche e commerciali tra le due sponde della Manica è considerato anche l’utilizzo della modalità arbitrale di risoluzione delle controversie.

La tavola rotonda è stata chiusa dando a tutti appuntamento tra alcuni mesi in occasione della presentazione del secondo rapporto annuale di The Smart Institute e dell’aggiornamento del Brexit Referendum Shock Index.

Twitter: @DottAngiolillo

 *L’Osservatorio Relazioni UE-UK-USA, costituito nel 2018, rappresenta uno specifico punto di osservazione sulle dinamiche economiche, commerciali ed istituzionali tra i principali vertici della area transatlantica e sull’impatto che queste hanno sulle aziende e sui professionisti italiani. Sin dalla sua costituzione ha avviato un focus su Brexit, analizzando i rischi e le opportunità che tale fenomeno ha determinato per le aziende e i professionisti italiani, e partecipando al dibattito pubblico con numerosi articoli e convegni.