Immobiliare, ecco le risposte giuste sui rischi ambientali e climatici

scritto da il 13 Marzo 2023

Post di Xana Muñiz Vázquez, Country Manager di Deepki, società che offre una piattaforma di data-intelligence ESG automatizzata e ideata per aiutare gli investitori, i proprietari e i gestori di immobili commerciali a migliorare le prestazioni ESG dei loro patrimoni immobiliari e ad aumentarne il valore. La società è anche la prima in Europa  ad aver lanciato anche un Indice per misurare le prestazioni ESG del mercato immobiliare –

Si avvicina la scadenza del 31 marzo 2023, data entro la quale banche, fondi e intermediari finanziari in generale sono chiamati a elaborare un piano di azione per allinearsi alle aspettative di vigilanza non vincolanti indicate dalla Banca d’Italia sull’integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle strategie aziendali, nei sistemi di governo, controllo e gestione dei rischi e nella informativa al mercato degli intermediari vigilati.

Pubblicato l’8 aprile 2022, il documento ha indicato 12 aspettative, rivolgendosi a tutti i soggetti la cui attività è sottoposta ad autorizzazione e vigilanza della Banca d’Italia ai sensi del Testo Unico Bancario e del Testo Unico della Finanza – in particolare a SGR, SICAF, SICAV, EUVECA.

Un modello di business resiliente ai rischi

In primis, si attendono un sistema di governance che integri la gestione dei rischi climatici, un modello di business e una strategia che siano resilienti agli impatti dei rischi e una revisione dell’organizzazione e dei processi per adattarli alla gestione dei rischi.

Ci si aspetta poi che gli intermediari integrino un sistema di Enterprise Risk Management (ERM) che mappi e tenga conto dei rischi climatici, un sistema informativo che consenta il monitoraggio dell’esposizione ai rischi e tengano in considerazione l’impatto climatico nella definizione dei limiti di rischio. Si richiede inoltre un aggiornamento continuo delle metodologie di calcolo dei rischi, la gestione del processo di finanziamento che consideri il fattore clima, la revisione del pricing degli investimenti alla luce dei rischi climatici. Infine, le aspettative della Banca d’Italia includono la gestione dei rischi operativi, reputazionali e legali, del rischio di liquidità che consideri il fattore clima, un’informativa al mercato e alle autorità sulla gestione dei rischi.

Ad oggi, secondo quanto emerso da un questionario rivolto dalla Banca d’Italia ad un campione di intermediari non bancari  per apprezzare il livello di integrazione dei rischi climatici e ambientali nei loro processi, si riscontrano carenze relative in particolare a modello di business e strategia, governance, sistema organizzativo e gestione del rischio.

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(NurPhoto dal Sole 24 Ore)

Rischi climatici: fisici e di transizione

Ma cosa si intende per rischi climatici? Bisogna tenere in conto che esistono sia i rischi “fisici” che quelli “di transizione”.

In particolare, con “rischio fisico” ci si riferisce all’impatto economico derivante dall’aumento di eventi naturali, come fenomeni ambientali estremi (ad esempio, alluvioni, ondate di calore e siccità) o eventi climatici che si manifestano progressivamente (come l’innalzamento del livello del mare o la perdita di biodiversità).

Il “rischio di transizione” è legato invece all’impatto economico derivante dall’adozione di normative atte a ridurre le emissioni di carbonio ( es. Carbon Tax)  e a favorire lo sviluppo di energie rinnovabili, dagli sviluppi tecnologici nonché dal mutare delle preferenze dei consumatori e della fiducia dei mercati.

I rischi per il settore immobiliare

Tra i settori maggiormente a rischio per via dei cambiamenti climatici spicca quello immobiliare, considerando tra l’altro che banche, fondi intermediari e finanziari in generale hanno spesso in portafoglio asset da gestire e valorizzare, magari proprio adottando le dovute misure di mitigazione e adattamento e seguendo le indicazioni della Banca d’Italia.

Gli eventi climatici non sono un tema nuovo per il settore: accanto ai rischi fisici che hanno un impatto diretto sugli edifici, emergono anche in questo caso i rischi di transizione; ad esempio, la trasformazione dei sistemi energetici impiegando sempre più fonti rinnovabili.

I possibili rischi finanziari

Tutto questo espone i patrimoni immobiliari anche a rischi finanziari: perdita di valore di mercato, aumento dei premi assicurativi, incapacità di attrarre conduttori. Secondo il Rapporto del McKinsey Global Institute “Climate risk and response: Physical hazards and socio economic impacts” (gennaio 2020) i fenomeni climatici avranno forti impatti sul valore degli immobili: si ipotizzano, al 2050, svalutazioni medie dal 15% al 35%.

Diventa quindi urgente misurare l’esposizione di un immobile ai rischi climatici,  stimare il loro impatto in termini di costi e parallelamente lavorare su due fronti: intraprendere azioni di mitigazione effettuando investimenti in efficienza energetica e tecnologie a basse emissioni e investire in azioni di adattamento per contenere la svalutazione degli asset derivante dall’esposizione ai rischi climatici fisici.

Proteggere il portafoglio immobiliare: come rispondere a Banca d’Italia 

Comprendere quali sono i rischi climatici a cui è esposto il proprio patrimonio immobiliare è una sfida molto complessa: diventa quindi imprescindibile elaborare un piano di azione per allinearsi alle aspettative di vigilanza della Banca d’Italia, anche facendosi affiancare da esperti in grado di consigliare quali azioni e decisioni strategiche prendere.

Per prima cosa bisogna integrare il tema dei rischi climatici nella cultura e nella strategia aziendale. Questo comporta una revisione dell’organigramma, dei regolamenti e delle procedure che regolano la composizione e le responsabilità del CdA e dei Comitati manageriali: è un punto indispensabile per poter definire al meglio responsabilità e procedure operative.

È anche necessario individuare strumenti in grado di aiutare a condurre il processo di valutazione dei rischi, per identificare i possibili pericoli e determinare la loro rilevanza in base alla geolocalizzazione dell’asset, tenendo conto non solo dei rischi già esistenti ma anche di quelli emergenti.

L’esposizione ai rischi può essere valutata con l’utilizzo di open data messi a disposizione principalmente da istituzioni pubbliche, ricercatori e climatologi: attraverso queste analisi, è possibile identificare gli immobili del proprio portafoglio più esposti ai rischi climatici per tipologia su una scala da 1 a 5.

Punteggi di vulnerabilità

Altra dimensione da analizzare è quella della vulnerabilità, legata alle caratteristiche intrinseche di un immobile e alla sua capacità di risposta e adattamento ai cambiamenti climatici. Una buona pratica è quella di classificare i propri immobili per gruppi omogenei e identificare così più facilmente le loro vulnerabilità.

Si tratta di passaggi fondamentali per poter definire un piano di azioni concrete di adattamento e pianificare investimenti coerenti con l’obiettivo ultimo di rendere il proprio portafoglio immobiliare più resiliente e preservare il suo valore sul mercato.