Inflazione, in Europa non viene più guidata dall’energia. Ed è un guaio

scritto da il 16 Maggio 2023

La buona notizia, che leggo nelle previsioni primaverili dell’Ue, è che l’inflazione, che sta devastando il nostro potere d’acquisto, non dipende più dai fattori energetici, per mesi considerati i responsabili dell’impennata dei prezzi. Come si può osservare dal grafico qui sotto, il contributo dei prodotti energetici al rincaro si è praticamente azzerato.

La buona notizia, però, ne porta con sé una brutta: “I beni core – quelli primari potremmo dire – e i servizi hanno rimpiazzato l’energia come driver primari dell’inflazione”, scrivono gli economisti della Ue. Fatto poco confortante perché implica che ormai il contagio si è esteso a tutta la struttura dei prezzi, e questo non giova certo alla formazione di aspettative coerenti con i target di banca centrale.

inflazione

Notizia pessima anche perché a subire un notevole danno sono stati i prezzi dei beni alimentari, aumentati sia come beni freschi che come beni lavorati.

Inflazione e costo degli alimenti

Quest’altro grafico misura l’andamento dell’indice degli alimenti, che “nel primo quarto del 2023 hanno subito un accelerazione del 15,5%”, un livello considerato storico. In effetti avevo avuto il sospetto, notando aumenti del 30-40 per cento in pochi mesi nelle solite cose che compro al supermercato, che stavo facendo la storia.

La prima mezza buona notizia

Mezza buona notizia arriva dalla constatazione che l’inflazione sui beni industriali non energetici potrebbe aver raggiunto il picco, sia per i beni durevoli che quelli semi durevoli, anche grazie all’allentarsi delle strozzature sulle catene di fornitura.

Mezza buona notizia che però non compensa l’altra brutta. Ossia che “l’inflazione dei servizi rimane alta”. E praticamente non risparmia quasi nessuna categoria di servizi.

La seconda mezza buona notizia

L’ultima mezza buona notizia è che “il picco nell’inflazione core (ossia senza energia e beni freschi, ndr), potrebbe essere vicino”. Mezza buona e mezza brutta notizia perché innanzitutto “potrebbe”, e poi perché non siamo ancora arrivati al picco. E poiché l’inflazione core è la stella polare della banca centrale, è facile prevedere che ci saranno nuovi rincari dei tassi, con tutte le gioie che questo comporta.

Non serve essere banchieri centrali per capire che le cose non stanno andando bene. Gli spiragli di miglioramento sul versante energetico rischiano di essere vanificati dal peggioramento delle aspettative, cui serve poco sapere che le proiezioni vedono un tasso ancora superiore al 2 per cento fino a dopo tutto il 2024.

Anzi, la previsione di inflazione elevata conferma in ognuno di noi la sensazione che dobbiamo stringere la cinghia, se siamo a reddito fisso, o che possiamo/dobbiamo alzare i prezzi se in qualche modo riusciamo a determinarli. Ed ecco quindi il mind set di industria e fornitori di servizi, adeguarsi all’idea di nuovi rincari.

Inflazione, esiste una via d’uscita?

Come uscirne? La Banca centrale può solo agitare la sua manovra dei tassi e sperare, come ha pure detto, che faccia effetto nei prossimi trimestri. Pure se le speranze si avverassero, è chiaro che i rincari non verranno mai più riassorbiti. Il meglio che ci possa capitare è che i prezzi si fermino – o per meglio dire rallentino – a un livello simile a quello attuale.

Chi campa di speranza muore disperato, dice il proverbio. Nel nostro caso, più modestamente, compra disperato.