Etf su Bitcoin e BlackRock, chi ci guadagna davvero?

scritto da il 22 Gennaio 2024

Era solo.

E osservava i suoi pensieri scorrere dinanzi ai suoi occhi.

Non li fermava. Non gli dava significato.

E Il suo respiro?

Calmo e profondo, lento ma continuo.

Il sole baciava il suo viso.

E la brezza marina accarezzava il suo corpo, senza lasciare nessun’impronta.

Niente di niente.

Eppure, il nostro amico era un filosofo. Uno dei più grandi di tutti i tempi.

Ma di tanto in tanto, in verità molto spesso, si lasciava crogiolare al sole, sulla spiaggia e non faceva nient’altro che meditare.

A tratti, sotto molti aspetti era un viandante.

Un uomo primitivo. Ma fin troppo lucido, anche crudo.

Un uomo del futuro.

Quella, era stata una settimana piuttosto intensa e Alessandro veniva venerato da tutti.

Cittadini, soldati, statisti e filosofi.

Per non parlare delle donne “di palazzo” e non solo.

Ma il nostro amico preferiva l’azzurro del mare. Il giallo della sabbia. E perché no viversi il suo arcobaleno. Lo aveva disegnato apposta per questo.

Non gli andava proprio di rendere i suoi omaggi al più grande di tutti.

E non perché lo odiasse o altro ma semplicemente non gli interessava granché.

Continuava così a respirare profondamente.

A farsi attraversare dalle immagini. Dai pensieri.

A non legarsi minimamente a loro.

E a farsi abbracciare dalla brezza marina e così dal sole.

Ma tutto ad un tratto un’ombra – gigante – si posò proprio sui suoi occhi.

E pesava. Quanto gli pesava…

Nel frattempo, una decina di soldati lo avevano accerchiato e luì. Il più grande era

proprio lì, dinanzi ai suoi occhi.

In verità ci mise un po’ per capire.

Era frastornato. Forse irritato.

Voleva andare via ma non ci riusciva.

Era bloccato, come un’animale che sta lì lì per essere attaccato.

E no. Nessuno lo attaccava. Era un istinto primordiale. Una difesa.

Non era la morte che lo spaventava..

Ma la fine della sua luce.

Lo strano incontro tra Alessandro Magno e Diogene

Alessandro Magno, in verità, stimava molto Diogene e gli chiese perché non gli avesse fatto visita.

“Tutti i filosofi sono venuti a rendermi omaggio. Perché non sei venuto? Sai quanto ti stimo…”, disse Alessandro.

Ma Diogene rimase immobile. Ancora. E ancora.

Allora Alessandro pensò di averlo spaventato e cercò di rassicurarlo dicendogli che avrebbe fatto di tutto per accontentarlo, qualora avesse voluto.

Ma niente.

Diogene non si scompose.

Anzi, sospirò, quasi annoiato, vide negli occhi Alessandro e gli disse:

“Stai lontano dalla mia luce. Dal sole”.

Alessandro fu colpito così tanto da questa frase che prese commiatò e continuo ad ammirare sempre di più la grandezza e la superbia di Diogene.

“Davvero, se non fossi Alessandro vorrei essere Diogene.” Concluse Alessandro e si misero tutti a ridere.

Cosa c’entra Diogene (il Cinico) con la finanza e soprattutto col fintech?

Quando nasceva il Bitcoin, e per diversi anni, la narrativa voleva che fosse per lo più lontano dalla finanza tradizionale.

Erano dei “geek”.

Ma il prezzo continuava a salire e il bitcoin cambiò forma letterale per i più in “Blockchain”, così da assumere una connotazione più istituzionale.

Durante gli anni le criptovalute hanno seguito intense fasi di euforia e così di depressione.

Il prezzo saliva e tutti salivano sul carro.

Il prezzo scendeva e tutti scappavano via.

Iniziava ad accettarlo Microsoft ed era una vittoria, ne parlava PayPal e così via.

Fino ad arrivare a Blackrock

Ma ancora.

E cosa c’entra il Bitcoin con Diogene?

I primi bitcoiner, o meglio, quelli che si fanno chiamare “puristi” avevano un ideale.

E continuano ad averlo

C’erano ragazzi – ora adulti –  ad esempio, che hanno lasciato migliaia di bitcoin all’interno dei wallet senza spenderli solo perché si facevano portatori di un “simbolo”. Di un sogno.

Quello di Satoshi Nakamoto.

Ovvero, che il bitcoin circolasse come moneta, senza la necessità di un’autorità centrale come una banca o un governo.

Ma ora?

Ci sono voluti 15 anni per far approvare il primo ETF su Bitcoin e il numero di transazioni sulla blockchain ovvero i bitcoin scambiati, non sono aumentati in maniera considerevole, come invece successo con il prezzo dei bitcoin. Anzi, le transazioni a oggi risultano essere inferiori anche al picco del 2018.

Pochi wallet, lo 0,01%, controllano il 27% dei 19 milioni di bitcoin in circolazione mentre il numero dei wallet aperti continua a salire in maniera quasi esponenziale.

Il Bitcoin adesso è un asset puramente finanziario

Più che moneta il bitcoin è diventato un asset puramente finanziario.

Ma la cosa che fa riflettere di più è che la blockchain non è davvero così decentralizzata come si può immaginare.

“Il 10% dei miner più grandi controlla il 90% del mining, e solo lo 0,1% controlla circa il 50% dell’intera blockchain del bitcoin”.

Nonostante tutte queste vulnerabilità o pseudo tali perché non ha fatto la fine dei tulipani?

Alla luce di questo bisogna chiedersi chi continua a generare valore grazie al bitcoin e alle criptovalute.

E ancora, perché si continuano a utilizzare così tanto le stablecoin?

Ma andiamo con calma e analizziamo un po’ di numeri.

Chi guadagna davvero con il Bitcoin?

Secondo il paper “Blockchain Analysis of the Bitcoin Market” del National Bureau of Economic Research, il 90% dei volumi non è correlato ad attività che hanno una reale funzione economica.

E le transazioni reali? Sono solo cinque per ogni minuto.

Un ulteriore approfondimento è dovuto.

Il 90% del volume totale della blockchain di bitcoin deriva da due attività che non hanno una reale funzione economica: la prima attività è semplicemente il modo attraverso il quale vengono elaborate le transazioni bitcoin; la seconda sono le transazioni inviate tra i wallet dallo stesso utente che tenta di offuscare la propria identità, una tattica comune per chi cerca l’anonimato con l’obiettivo di impedire la tracciabilità dei fondi.

Bitcoin

Immagine da Unsplash

Nel restante 10% del volume, quello che i ricercatori chiamano “volume reale”, domina il trading. Le transazioni tra borse e trading desk rappresentano circa il 75% del volume totale.

Quindi la risposta alla prima domanda è scritta in questi numeri.

BlackRock si è dovuta inchinare al Bitcoin?

La narrativa dell’ecosistema cripto vuole che il Bitcoin abbia superato tantissime sfide e alla fine abbia vinto. Che anche Blackrock si sia dovuta piegare.

Ma è davvero così?

Come Diogene con Alessandro Magno?

La scelta di listare un’ETF sembra essere partita più da un interesse dal basso che dall’alto.

Dai grandi Family Office molto probabilmente e dalle movimentazioni di trading, come abbiamo visto precedentemente.

Così più che una minaccia per la finanza le cripto sono diventate una ghiotta opportunità.

Sostituendo gli exchange di criptovalute con attori istituzionali più sicuri e regolamentati l’idea potrebbe essere quella di generare valore proprio grazie all’alta volatilità.

Ma se il prezzo non dovesse salire?

Abbiamo notato come tutto il clamore intorno al tema dell’ETF si sia sgonfiato in pochissimi giorni.

Il classico “Buy the rumours. Sell the news”.

Il giorno precedente l’approvazione è stato hackerato il profilo X (l’ex Twitter) della SEC e qualcuno è riuscito a farsi gioco delle istituzioni e ad avvantaggiarsi da un punto di vista speculativo.

Scarsi i controlli sugli Exchange

Con i pochi controlli che sembrano esserci ancora sui vari Exchange e sulle stablecoin è altamente difficile risalire all’autore delle movimentazioni.

E la vecchia storia del bene e del male?

Molti che investivano in criptovalute – e non dei puristi –  lo facevano non solo perché l’offerta e limitata, quindi in ottica speculativa ma anche perché si sentivano parte di un nuovo movimento. E di trasgredire in qualche modo i luoghi comuni. L’essere umano al centro e la lotta contro il simbolo del potere per eccellenza.

Le autorità centrali e le istituzioni bancarie tradizionali.

Ma ora che Diogene (il Bitcoin) è andato a visitare Alessandro Magno (Blackrock) e a rendergli omaggio cosa succederà?

E chi se ne avvantaggerà?