Occupazione, chi si salverà dall’intelligenza artificiale. E chi no

scritto da il 22 Aprile 2024

Post di Carlo Gualandri, fondatore e CEO di Soldo –

Siamo in un momento di esagerato clamore rispetto all’intelligenza artificiale ed è quindi facile oscillare tra le previsioni catastrofiche e l’indifferenza. Come sempre quando incontriamo gli effetti dirompenti dell’innovazione abbiamo problemi a calibrare le opinioni, specialmente nella fase iniziale, quando mancano dati reali e prospettiva storica. Inoltre sappiamo bene che è facile finire col sopravvalutare gli effetti a breve termine e sottovalutare quelli a lungo termine.

Detto questo ci troviamo di fronte ad una sostanziale evoluzione della tecnologia per gestire le informazioni, in linea con l’evoluzione che c’è stata passando dai numeri ed i database al testo e il full text search, che con l’avvento di Internet è poi evoluto negli attuali motori di ricerca e successivamente incrociando il natural language processing con i neural networks e avendo finalmente accesso a colossali capacità di calcolo ha poi generato i Large Language Models.

L’Intelligenza artificiale è qui per restare. E l’occupazione?

Quello che oggi chiamiamo intelligenza artificiale (IA) è qualcosa che è qui per rimanere ed evolvere ulteriormente, non un fenomeno passeggero.

Inevitabilmente uno degli impatti sarà proprio sul ruolo degli umani e quindi sull’occupazione.

E su questo tema, secondo me si possono fare tre considerazioni.

1. L’IA aumenterà le capacità e la produttività di alcuni ruoli…

Ma molti altri verranno resi obsoleti, in misura sicuramente maggiore generando sicuramente uno sbilanciamento. Se su 10 ruoli 3 verranno migliorati e 7 eliminati anche considerando l’incremento di produttività è chiaro che ci sarà una perdita netta e questo avrà un impatto sociale importante. Gli umani nei 7 ruoli che scompariranno saranno sostituiti dalle GPU un po’ come la capacità manufatturiera è scomparsa in Italia, rimpiazzata da quella nei paesi emergenti. La differenza è che qui lo spostamento dell’occupazione sarà prevalentemente verso gli Stati Uniti.

2. L’importanza degli investimenti in formazione

Se vogliamo tenere almeno i 3 ruoli che verranno positivamente impattati dall’IA bisogna che si investa in modo importante nella formazione. Questi ruoli sono più complessi e richiedono un mix di competenze che difficilmente vedo emergere dal nostro sistema scolastico/formativo che fa già così tanta fatica a generare gli attuali “operai” della tecnologia, programmatori ed ingegneri, anch’essi in gran parte già destinati ad essere rimpiazzati dalla tecnologia IA prima ancora di arrivare sul mercato.

3. La decisiva accelerazione verso la polarizzazione

Raggiungere un livello “good enough” non basterà più e l’unica garanzia per un futuro lavorativo in molti settori sarà, per le persone, essere nel top 10% e questo ovviamente pone un dubbio sul destino del 90%. Questa polarizzazione si sommerà a quella economica perché la creazione di valore sarà significativa ma chi ne beneficerà sarà chi ha già mezzi economici e mobilità finanziaria e l’impiegato escluso dal mercato del lavoro dall’IA difficilmente sarà diventato un investitore in Microsoft, Google o Nvidia…

occupazione

Ed ecco i lavori che saranno risparmiati 

Ma non tutto è perduto. Ci sono tanti lavori che non verranno sostituiti da tecnologia e IA perché sono basati sull’interazione diretta con altre persone; la formazione citata prima è un buon esempio ma così lo sono anche il turismo, l’intrattenimento, la sanità e il supporto ad una popolazione sempre più anziana sono esempi di settori dove esiste una grande domanda che già oggi soffrono di mancanza di offerta. E’ probabilmente necessaria una ricalibrazione, anche culturale, per gestire questa trasformazione del mercato del lavoro.