Cyber guerra, i vantaggi dell’intelligenza artificiale (anche sui costi)

scritto da il 30 Aprile 2024

Post di Pierguido Iezzi, Strategic Business Development Director, Tinexta Cyber – 
Il volto concentrato sull’obiettivo, sguardo fisso e labbra strette nel morso dello sforzo supremo mentre si arma la fionda: se dovessimo esprimere visivamente ciò che è avvenuto sui cieli del Medio Oriente nella notte di sabato 14 aprile fino all’alba della domenica, niente sarebbe più efficace del David di Gian Lorenzo Bernini esposto alla Galleria Borghese. Anche perché quel piccolo sasso destinato a infiggersi nella fronte del filisteo Golia simboleggia alla perfezione i bit e la compilazione di codici binari, infinitesimali in termini fisici rispetto all’imponenza dei missili balistici e alla vastità dell’orda di droni iraniani scagliati contro Israele con l’operazione “Vera Promessa”, utilizzati da Israele per irridere la rappresaglia iraniana in risposta al raid di Tsahal a Damasco del 2 aprile che ha portato alla morte di diversi pasdaran, tra cui il comandante di Al Quds Mohammad Reza Zahedi e il suo vice.

Tecnologie di cyber guerra, il caso dell’attacco iraniano a Israele

Il mondo cyber ha infatti avuto un ruolo determinante nel successo di Israele nell’arginare la risposta di Teheran: il fallimento dell’offensiva aerea lanciata dall’Iran contro Tel Aviv non è dovuta solo allo scudo interalleato che ha abbattuto la quasi totalità dei 350 tra droni, missili cruise e balistici scagliati dalla repubblica islamica contro lo stato ebraico. Alla combinazione di diversi sistemi – dagli Arrow 3 israeliani, gli SM-3 statunitensi assieme ai velivoli Usa, britannici, francesi e giordani, dalla collaborazione delle intelligence saudita ed emiratina alla rete di sensori e radar – si è sommato il notevole rafforzamento del sistema di difesa antimissile israeliano Iron Dome determinato dall’Intelligenza Artificiale: il suo utilizzo – tramite i velivoli Oron – ha riguardato soprattutto il miglioramento dell’accuratezza del sistema, attraverso degli algoritmi potenziati dalla IA capaci di analizzare i dati provenienti dai radar e da altri sensori per tracciare i missili in arrivo e calcolare il momento migliore per intercettarli. Ciò ha permesso di accrescere del 90% il tasso di successo di Iron Dome.

L’efficacia degli algoritmi contiene i costi operativi

Non solo: l’IA è stata usata anche per migliorare la sua efficienza. Ad esempio, gli algoritmi potenziati dalla IA hanno reso più efficace la programmazione della scansione del lancio dei razzi intercettori, dando priorità agli obiettivi che costituiscono la minaccia maggiore e riducendo pertanto il costo operativo di Iron Dome, rendendolo più economico per Israele. Se si considera che azionarlo ha comportato un costo tra 4 e 5 miliardi di shekel, ossia tra 1 e 1,3 miliardi di euro, secondo dati rivelati dal quotidiano Yediot Ahronot riportati da “Il Manifesto”, si comprende molto bene quanto anche questo fattore abbia un suo peso non indifferente.

cyber guerra

Immagine da Unsplash

Oltre ad averne aumentato la precisione e l’efficienza, l’IA è stata adoperata anche per accrescerne l’efficacia contro un più ampio spettro di minacce. Per esempio, l’IA ha consentito lo sviluppo di nuovi algoritmi in grado di tracciare e intercettare i droni e altri piccoli oggetti volanti a bassa quota che, come si è visto anche in questa occasione, sono sempre più utilizzati per colpire l’avversario ponendo sfide significative ai sistemi tradizionali di difesa aerea.

I sistemi informatici Gospel e Lavender

Ciò fa comprendere quanto Israele sia avanti nell’utilizzo militare dell’intelligenza artificiale, come già del resto si è visto nel corso dell’offensiva di terra su Gaza con l’impiego dei controversi sistemi informatici Gospel e Lavender.

Il primo è una piattaforma di intelligenza artificiale sviluppata dall’esercito israeliano che, utilizzando sofisticati algoritmi di machine learning e potenti tecniche di analisi predittiva, è in grado di assimilare e interpretare enormi quantità di dati provenienti da sensori di vario tipo. Il suo compito è quello di trasformare questo fiume di informazioni in indicazioni tattiche di precisione, delineando il campo di battaglia in termini di probabilità e previsioni.

Con l’IA passati da 50 a 100 obiettivi al giorno

Il cuore di Gospel è la creazione di obbiettivi basata su IA, che ha notevolmente accelerato il processo della loro identificazione da parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF). Il sistema utilizza un metodo chiamato “probabilistic inference”, una caratteristica fondamentale degli algoritmi di machine learning, che analizza grandi quantità di dati per identificare schemi e fare previsioni o suggerimenti. Gospel ha portato a un aumento drammatico nel numero di attacchi aerei mortali durante la guerra. Mentre i sistemi più vecchi potevano produrre 50 obiettivi al giorno, Gospel ora consente all’esercito israeliano di generarne 100.

Il secondo è invece un sistema che alimenta un database di individui con le potenziali caratteristiche di un militante di Hamas. Mentre Gospel contrassegna quindi gli edifici e le strutture da cui opererebbero i militanti, Lavender individua persone e le inserisce in una lista di nemici da uccidere, con l’aggiunta di un sistema a quanto pare capace di individuarli ed eliminarli quando stanno rientrando a casa attraverso armamenti controllati da remoto.

La cyber guerra e i segreti da non rivelare mai

Se un simile sistema ha probabilmente permesso da un lato a Tsahal di sopprimere a Gaza tre figli e quattro nipoti del capo politico di Hamas, Ismail Hanyeh, a quanto pare implicati nella gestione degli ostaggi israeliani, dall’altro lato potrebbe aver portato anche all’uccisione dei sette cooperanti dell’ong Wck, scambiati per miliziani: ma su questo la verità non si saprà mai, perché il costo dell’ammissione dell’utilizzo di simili sistemi d’arma governati dalla IA sarebbe superiore ai vantaggi sul piano militare che esso comporta. E per Israele, come stiamo vedendo, è più importante sopravvivere che preservare la reputazione.