Dalla compliance alla competitività: la svolta cyber delle imprese

scritto da il 17 Luglio 2025

Post di Gianmarco Ferrante, Chief Compliance Officer di TimeFlow – 

Secondo l’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection del Politecnico di Milano, il 73% delle grandi imprese italiane ha subito almeno un attacco informatico nel 2024. Un dato che dimostra quanto la sicurezza digitale non sia più un tema solo tecnico, ma la nuova misura della solidità aziendale lungo l’intera filiera.

A questo scenario si aggiunge nel 2024 il recepimento della direttiva NIS2 e nel 2025 l’entrata in vigore del regolamento DORA. Le due norme fissano requisiti di cyber-resilienza e continuità operativa non solo per i soggetti regolamentati ma, per la prima volta, anche per i loro fornitori ICT.

La compliance come prerequisito di accesso al mercato

Essere conformi non è più una pratica interna: è il biglietto d’ingresso a gare, bandi e partnership. Le aziende devono saper dimostrare con evidenze scalabili – certificazioni ISO 27001, audit SOC 2, report di vulnerability assessment – la robustezza dell’intero ecosistema.

Quello che fino a poco tempo fa era considerato un processo dispendioso – la raccolta dei documenti, i controlli formali, i questionari – oggi si rivela uno snodo cruciale per la credibilità e la sostenibilità delle imprese. Anche perché, come dimostrano i dati sulle sanzioni GDPR, l’Europa ha iniziato da tempo ad applicare concretamente i propri regolamenti. Nel solo 2023, l’Italia si è collocata tra i Paesi più colpiti, con quasi 400 sanzioni e più di 230 milioni di euro in multe.

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Procurement IT, da unità operativa a leva strategica

In questo contesto, il procurement IT si trova a dover compiere un salto culturale diventando una leva strategica che influenza direttamente la sicurezza, la reputazione e la capacità di accedere a determinate opportunità.

Inoltre, emerge con forza un concetto che fino a ieri sembrava secondario: la compliance è anche un fatto reputazionale. In mercati sempre più selettivi, non è raro che venga usata come criterio di prequalifica: se non sei tracciabile, se non dimostri di essere conforme, non puoi partecipare.

Governance integrata della supply chain: monitoraggio e tracciabilità in tempo reale

Eppure, nonostante la portata di questo cambiamento, molte aziende stanno ancora affrontando il tema con un approccio frammentato, che però non regge più: è costoso, inefficiente e soprattutto fragile. Serve una visione integrata, che consenta di monitorare in tempo reale la solidità normativa dei propri fornitori e di rendere tracciabili i processi interni.

Non si tratta solo di rispettare una scadenza regolatoria, ma di essere affidabili, attrattivi e pronti. Di dimostrare, con trasparenza, la propria idoneità a operare in mercati regolamentati.

Dalla conformità al vantaggio competitivo permanente

Quando la compliance diventa pratica continua, smette di essere un costo e diventa una leva di business. Le imprese che auditano processi e supply-chain in tempo reale presentano dossier pronti, vincono più gare, pagano premi assicurativi più bassi e attirano capitali perché trasparenti e affidabili. Con l’asticella fissata da NIS2, DORA e dal Cyber Resilience Act, chi si muove ora conquista un margine competitivo destinato a durare.