C’è vita anche fuori Milano, Italia resiliente grazie ad aziende resilienti

scritto da il 11 Marzo 2020

Non voglio minimizzare la situazione di crisi ma desidero parlare di quello che l’Italia sa fare meglio: sopravvivere. Le grandi aziende sono conosciute da tutti. La verità, tuttavia, è che il sistema regge grazie a quelle Pmi che compongono la filiera di ogni settore. Non sono nomi che fanno la prima pagina, ma la loro attività paziente e silenziosa, la continuità nel mantenere le linee di produzione, la gestione ordinaria anche in un momento straordinario, è quello che permette a ognuno di noi di vivere una vita normale.

In questo momento della storia italiana non servono degli eroi: basta che ogni comune cittadino tenga la posizione, continui a svolgere il proprio lavoro. Si deve essere coscienti che oggi, più che mai, il nostro lavoro crea servizi e prodotti che mantengono unito quell’organismo complesso, sfaccettato e a volte incasinato chiamato Italia. Ho deciso di mappare  questo silenzioso esercito di Pmi, scegliendo due aziende che operano in settori chiave, ora più che mai, come quello ospedaliero (logistica) e smart-working (teleconferenze e servizi associati).

La filiera italiana: Pmi resilienti ne abbiamo

L’ultima analisi di Cerved che mappa le aziende resilienti (quelle che negli ultimi 10 anni hanno sempre avuto performance positive) ci aiuta a studiare il fenomeno. Delle 771 aziende resilienti è logico che una maggioranza relativa (il 27% circa) sia in Lombardia. Rilevante, tuttavia, che le 4 regioni successive raccolgano un buon 40%.

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Fonte analisi Cerved: Aziende Resilienti

Con questo panorama italiano in mente, ho dialogato con due Pmi di filiera.

Luca Marconi è Ceo di Plurima, con base a Corciano, provincia di Perugia. Un’azienda familiare operante nel settore logistica ospedaliera e del data storage, con al suo attivo una crescita anno su anno e 4 operazioni di M&A.

Chiara Zanette è Executive Manager presso Lantech Longwave. Abita in Veneto e la sua azienda ha sede in Reggio Emilia. Opera nel segmento di teleconferenze, vitali per smartworking.

Emergenza e attività ordinaria

Capire come queste due realtà operano, nell’emergenza attuale, permette di comprendere il livello di resilienza che denota le Pmi italiane.

“L’attuale scenario sta mettendo a dura prova la nostra resilienza e operatività giornaliera” mi spiega Luca Marconi “tra i servizi che eroghiamo agli enti ospedalieri nostri clienti vi sono la gestione dei magazzini farmaceutici, servizi di procurement (ufficio acquisti Nda), distribuzione di materiale nutrizionale e molti altri servizi di logistica. Di fatto siamo il braccio operativo di ogni ente ospedaliero con cui collaboriamo. L’efficienza degli ospedali, per quello che concerne la logistica, dipende da noi. Se normalmente lo viviamo come un lavoro da svolgere correttamente e puntualmente, in queste settimane ci sentiamo chiamati ad andare oltre: siamo impegnati h24 perché la nostra attività sia continua. I nostri dipendenti stanno sacrificando parte del loro tempo libero per assicurarsi che l’intero sistema non ceda. Tutta l’infrastruttura nazionale sta affrontando una sfida mai vista prima, e noi stiamo facendo il massimo per permettere a medici e infermieri di concentrarsi sui loro compiti operativi, togliendo loro ogni distrazione logistica.”

Se di logistica ospedaliera non si parla molto (pur essendo vitale nell’attuale scenario), lo smart-working è una parola sulla bocca di tutti. Ma cerchiamo di capire veramente cosa esso implica e chi lo fa funzionare.

“L’attività dello smart-working è, all’apparenza, una soluzione lavorativa che può essere svolta da chiunque in qualunque modo”, mi spiega Chiara Zanette. “Per un professionista indipendente un comune laptop e cellulare con piano dati è abbastanza. Quando l’intera azienda deve delegare alla rete tutte le attività non in situ (tutte quelle attività che non necessitano una posizione fisica nell’azienda nda) le cose cambiano. Quando si parla di smartworking per le aziende si parla di vari elementi: il carico di banda, la velocità di trasmissione dati, i backup di ogni documento, la sicurezza degli stessi durante la trasmissione. Noi interveniamo in questi segmenti, a fianco dei nostri partner, per supportare la continuità aziendale e le comunicazioni. Tutti noi, sia dai clienti che in smartworking, sta sacrificando tempo personale per mantenere tutto il sistema e assicurare quell’ultimo miglio che può fare la differenza per molte aziende, sotto pesante stress digitale e infrastrutturale”

Come si arriva a questi risultati? Fondi o partner industriali: due vie differenti

Sia i fondi che i partner industriali possono fare la differenza in queste Pmi.

“Ad un certo punto abbiamo deciso di valutare la proposta di un fondo. È un’azione ponderata per anni”, continua Luca Marconi, “integrare un approccio manageriale, finanziario ed analitico, in un contesto familiare è stata una scelta importante. Il vantaggio di avere un fondo sta nel poterne utilizzarne le risorse a nostro vantaggio. Usiamo il fondo in modo dinamico: lasciamo l’iniziale attività di scouting ai loro analisti. Anche in fase di selezione finale sono loro a fare il lavoro sporco (due diligence etc..), mentre noi ci focalizziamo sul core business della azienda che vogliamo comprare. Ovviamente l’evoluzione di una collaborazione con un fondo ha due potenziali scenari: un’exit del fondo, oppure una quotazione all’Aim.”

Anche usare un partner industriale può offrire dei vantaggi importanti. La differenza tra fondo e partner industriale è in parte tecnica, in parte rappresenta una scelta di lungo percorso.

“L’integrazione tra le due aziende ha richiesto circa un anno” dice Chiara Zanette. “Uno dei due gruppi aveva una presenza in quota 70%, di Zucchetti (un partner industriale conosciuto nel settore IT, Nda). Nella fusione tale percentuale si è allineata anche nella nuova entità che è nata. Un partner industriale come Zucchetti è stato molto utile: sia per il percorso di due diligence durante la fusione, sia per la pianificazione della crescita. Ad oggi la nuova entità, una Spa, non ha, tuttavia, una presenza di Zucchetti nel board: sintomo anche della grande fiducia ed indipendenza decisionale che ci permette di muoverci in ambito di operazioni ordinarie e straordinarie”.

Integrazione e Fusione: un percorso delicato

“Noi siamo già alla 4° operazione straordinaria e la presenza di un fondo è un supporto economico ma soprattutto strategico”, spiega Luca Marconi. “Abbiamo deciso uno sviluppo per fasi: prima una crescita sinergica con un’altra azienda simile a noi. Poi abbiamo acquisito una startup che faceva progetti innovativi. In questo modo abbiamo portato in-house le competenze necessarie. Poi siamo cresciuti nel segmento logistica ospedaliera, uno spin-off che continua a crescere che si affianca ai nostri servizi di Data Storage fisico e digitale.”

Importante, in una fase di acquisizione, non perdere le competenze acquisite, sia interne che quelle dei fornitori, soprattutto quelli strategici.

Approfondisce Marconi: “In ogni acquisizione abbiamo come prima cosa dato grande valore alle risorse interne. Non abbiamo privilegiato la semplice crescita del parco clienti e relativa cassa. È un approccio troppo sintetico che non appartiene al nostro modo di operare.  Per un’azienda che offre servizi come noi, la qualità e la competenza delle persone è oro. Lo stesso si applica ai nostri fornitori. Avendo sedi sparse per l’Italia, abbiamo scelto fornitori nazionali.  Tuttavia, una serie di servizi di nicchia, elementi essenziali delle nostre linee di business che richiedono fornitori storici, abbiamo continuato ad utilizzare fornitori locali consolidati e cresciuti con noi o le aziende che abbiamo acquisito”, conclude Luca Marconi.

Un approccio simile seguito anche da Chiara Zanette, che mi spiega che ”è stato creato un micro team da 2 persone per gestire l’integrazione che si è avvalsa di tutto il capitale umano. Le persone operative nelle due realtà sono state e rimangono ancor più oggi, il nostro più grande valore.  La sfida vera è stata la prima integrazione del marketing e la corretta gestione della comunicazione esterna e ancor prima interna. Abbiamo cercato di mantenere tutti i fornitori attivi, prediligendo, in caso di sovrapposizioni l’esperienza e l’affidabilità sul mercato rispetto alla semplice offerta economica. Anche sul fronte commerciale abbiamo scelto un approccio di seniority ed esperienza. La nostra rete commerciale si è prima integrata e poi ampliata con nuove risorse”, conclude Chiara Zanette.

Ovviamente questi sono solo due casi storici. Tutte le aziende di ogni filiera stanno sostenendo un livello di stress elevato. Uno stress che, per quanto grave, permette di osservare quanto sia resiliente l’intero tessuto economico italiano nei momenti di gravi emergenze.

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