Inclusione, design e non solo: gli ingredienti per fare innovazione disruptive

scritto da il 12 Aprile 2023

Post di Beatrice Borgia, Chief Development Officer di Teoresi, società internazionale di servizi di ingegneria che supporta le aziende nella creazione di progetti con le tecnologie più all’avanguardia: dall’auto a guida autonoma alle nanotecnologie applicate all’ambito medicale. Borgia è laureata in biotecnologie industriali, è titolare di un phd in ingegneria genetica e di un executive MBA in business administration: il suo profilo unisce esperienza nel marketing strategico in ambito MedTech, conoscenza del mondo delle startup e interesse per il mondo dell’innovazione e della creazione di valore. Dal novembre 2021 è Presidente della Film Commission Torino Piemonte –

La rapidità dell’innovazione tecnologica e la sempre maggiore competitività dei mercati, rende necessario per le aziende comprendere come innovarsi, sia per quanto riguarda i processi interni sia nei confronti dei propri prodotti e servizi. Innovare per essere competitivi non significa solo guardare alle tecnologie più all’avanguardia, ma anche adottare un approccio innovativo nei processi di sviluppo di nuovi prodotti: questo è possibile mettendo l’utente al centro.

Si tratta di un processo basato sul design thinking e sulla user experience (User Centric Design), proprio grazie all’attenzione posta ai bisogni dell’utente finale, consente di aumentare notevolmente il tasso di successo del prodotto sviluppato e la creazione di una proposta di valore avvincente; oltre ad abbattere il tempo e il costo necessari per portare nuove soluzioni sul mercato.

Sono sempre di più le aziende che adottano questo tipo di metodologia finalizzata allo sviluppo di un’innovazione tecnologica, sociale e di business che presuppone un ambiente di lavoro in grado di sostenere il pensiero creativo e promuovere gli sforzi per estrarre valore dalla conoscenza. In un contesto di questo tipo giocano un ruolo chiave la diversità e l’inclusione, ma anche l’ibridazione di competenze e ambiti, la cosiddetta cross-fertilization.

Inclusione perché: moltiplicare i punti di vista con team diversificati

Nel sentire comune siamo abituati a percepire l’innovazione come una grande svolta, una rivoluzione; ma innovare vuol dire anche apportare un  miglioramento quotidiano che rende più semplice qualcosa di complicato o più accessibile qualcosa di costoso. In ogni caso tutto inizia con un ragionamento fuori dagli schemi. In termini di ricerca e sviluppo il pensiero creativo è qualcosa che si ottiene anche grazie a stimoli differenti provenienti da team in cui professionalità diverse collaborano tra loro (fisici, biologi, ingegneri, biotecnologici) e dove sono pienamente rispettati gli imperativi di diversità e inclusione.

Diversity & Inclusion non è solo la cosa giusta, ma anche la cosa intelligente da fare: creare un ambiente in cui ogni persona sia apprezzata per il proprio talento, abbia pari opportunità di crescita e possa sviluppare al meglio il proprio potenziale permette infatti di attrarre i migliori talenti del settore con un impatto positivo nei team di ricerca e sviluppo.

La Diversity riguarda non solo la possibilità di formare gruppi di lavoro in cui approdano persone con percorsi personali e professionali differenti, ma anche il tema dell’empowerment femminile: la diversificazione e la moltiplicazione dei punti di vista costituisce sempre un valore aggiunto e apre nuove opportunità in termini di pensiero, ricerca e innovazione.

Cosa vuol dire progettare mettendo al centro l’utente

La definizione “user centric design” è stata coniata negli anni ’70 e resa nota nelle sue pubblicazioni dallo psicologo e ingegnere Don Norman. Nella metodologia centrata sull’utente i team di progettazione si concentrano sugli utenti e sulle loro esigenze in ogni fase del processo, coinvolgendoli talvolta attraverso una varietà di tecniche di ricerca per creare prodotti altamente utilizzabili, intuitivi e accessibili per loro: questo può avvenire con metodi e strumenti investigativi (sondaggi e interviste) o generativi (brainstorming, challenge interne alle aziende, hackathon).

Alla base del successo di un progetto che mette l’utente al centro ci sono due elementi fondamentali, fiducia e tempo: se è vero che in un progetto di user centric design può (e deve) succedere di fallire velocemente, altrettanto necessario è correggere rapidamente gli errori e imparare dalle esperienze negative.

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Immagine CMS

Il design user centric nel med-tech

Uno dei settori in cui il design user centric sta portando grande valore è quello del med-tech e delle sue declinazioni emergenti dall’incontro tra l’ingegneria e le scienze della vita. Ingegneria biomedica, ingegneria genetica e biotecnologie si nutrono dell’innovazione costante di processi e soluzioni a partire dalle giuste intuizioni.

Rispetto all’ingegneria tradizionale queste discipline si caratterizzano per una maggiore componente creativa, multidisciplinare e per la centralità del pensiero laterale. Inoltre il settore biomedicale si fa portatore di traguardi di impatto sociale che pongono l’essere umano al centro non solo come beneficiario ultimo dei prodotti della ricerca ma anche come protagonista dello stesso processo innovativo.

Le discipline del med-tech, infatti, sono predisposte a un approccio all’innovazione ampio, che supera processi definiti ed è capace di guardare oltre lo specifico settore in cerca di contaminazioni nonché di collaborazioni tra accademia e impresa in ottica di applicazioni concrete nella società.

Le sfide del settore, di conseguenza, sono particolarmente adatte all’applicazione del modello di design che ruota attorno all’utente: per sviluppare innovazione che abbia risultati occorre immettere sul mercato prodotti che, da un lato, rispondano davvero alle esigenze degli utilizzatori finali e dall’altro abbiano un effettivo impatto sociale.

Un esempio di design user centric nel med-tech

Non è un caso che l’approccio user centric sia alla base dello sviluppo di molti progetti med-tech, tra cui quelli che ho personalmente seguito all’interno del contesto di realtà multinazionali impegnate nello sviluppo di innovazione di prodotto. Nell’ideare nuovi dispositivi medici da immettere sul mercato, infatti, ci siamo resi conto che il tipico approccio “a cascata” presentava molti difetti e conduceva alla realizzazione di prodotti che fallivano in fase avanzata del processo, per esempio quando arrivavano nelle mani dei chirurghi per una validazione finale prima dell’immissione sul mercato.

Da qui l’esigenza di introdurre un processo completamente nuovo per guidare l’innovazione del prodotto, una metodologia di progettazione incentrata sull’utente in cui la prototipazione inizia fin dal primo giorno e si utilizzano degli sprint di progettazione, ciascuno con una parte di prototipazione. Questo approccio aumenta enormemente il tasso di successo e può arrivare a ridurre del 50% i tempi e i costi per portare i nuovi prodotti sul mercato.

In altri casi, già in fase di prototipazione ci siamo resi conto che il prodotto non rispondeva a delle esigenze di mercato e il suo sviluppo è stato interrotto. Tuttavia grazie a questo processo i team coinvolti nel processo di ricerca hanno acquisito know how e conoscenze strategiche applicabili in altri settori, anche ambiti ingegneristici molto distanti, in ottica di cross-fertilization.