Dollaro: e se il peggio fosse già stato scontato?

scritto da il 09 Luglio 2025

Post di Michele Sansone, country manager di IbanFirst Italia – 

Le ultime evoluzioni della guerra commerciale americana, inclusa l’imminente spedizione di lettere di avvertimento ai principali Paesi partner, sembrano ormai non turbare più i mercati finanziari. L’indice di volatilità (VIX) si aggira intorno a 17,8, ben al di sotto della soglia di rischio generalmente fissata a 20. Il dollaro continua a indebolirsi: ha perso l’1,20% contro l’euro nell’ultima settimana. Il panico di qualche settimana fa sembra essersi affievolito.

Un mercato che ha già scontato gli alti e bassi di Trump

In realtà, lo scenario di colpi di scena legati ai dazi è già stato ampiamente incorporato nei prezzi. I contratti future sul cambio indicano che la coppia EUR/USD potrebbe arrivare a 1,23 entro fine anno, con alcune proiezioni che puntano addirittura a 1,30 entro il 2026. Gli investitori di ogni tipo stanno vendendo dollari in alcuni casi, ai massimi storici. Il rapporto settimanale Commitment of Traders della CFTC statunitense mostra che le posizioni corte detenute dagli investitori retail sono vicine ai livelli del 2020, nel pieno della pandemia.

Euro/Dollaro: 1,20 e oltre?

C’è una regola aurea nei mercati finanziari: quando tutti stanno vendendo un asset, potrebbe essere il momento giusto per comprarlo. È questo il caso del dollaro? Considerati i bassi volumi di scambio tipici del periodo estivo, che favoriscono movimenti tecnici anche violenti, non ci sorprenderemmo di vedere l’EUR/USD toccare la soglia psicologica di 1,20. Tra il livello attuale in area 1.1750 e quota 1,2000 non ci sono resistenze tecniche significative in grado di arrestare la tendenza rialzista.

Ma la coppia può salire ancora? Questo dipenderà dall’inflazione e dai flussi di capitale.

Dalla fine di maggio si osserva un ritorno di capitali verso asset finanziari denominati in dollari, in particolare verso i titoli tecnologici, attualmente scambiati a sconto rispetto alle loro valutazioni storiche. Questa dinamica contribuisce almeno a contenere ulteriori pressioni ribassiste sul biglietto verde. L’economia statunitense appare in ottima forma. I timori di recessione sembrano ormai superati.

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Modello in miniatura stampato in 3D raffigurante il presidente Usa, Donald Trump, e la rappresentazione di una banconota del dollaro statunitense REUTERS/Dado Ruvic/

Rimbalzo del dollaro entro fine anno?

Infine, ci aspettiamo che l’amministrazione Trump adotti un atteggiamento più cauto a partire dall’autunno, in vista delle elezioni di midterm del 2026. Finora, la Casa Bianca ha mostrato maggiore attenzione al mercato obbligazionario rispetto a quello azionario. Ma questo è destinato a cambiare. Le azioni rappresentano il 49% del patrimonio totale delle famiglie americane.

Gli elettori statunitensi guarderanno con attenzione ai propri portafogli prima di recarsi alle urne e Donald Trump lo sa bene. Ulteriori turbolenze legate alla guerra commerciale o una nuova ondata di volatilità sul dollaro non verrebbero accolte favorevolmente.

Un rimbalzo del dollaro, entro la fine dell’anno, resta quindi possibile.