Il mistero del turismo cinese: non dare i numeri (o darli giusti) è la vera impresa

scritto da il 20 Febbraio 2018

L’autore di questo post è Luca Martucci, consulente e marketer per il turismo, esperto delle relazioni tra Italia e Brasile, paese dove risiede da molti anni, ma “niente di quanto riguarda i mercati BRIC gli è indifferente”

Due mesi fa ci eravamo posti qui qualche domanda sui numeri del turismo dalla Cina e su cosa sarebbe emerso a Venezia durante l’evento di lancio dell’Anno del Turismo Europa Cina. In sintesi: è arrivata la conferma che l’Italia è una delle mete preferite dai turisti cinesi. Sarebbero tanti e in crescita, ma qualche dubbio rimane. In assenza di un comunicato ufficiale da parte della European Travel Commission (ETC), che già pensa ai prossimi eventi del calendario, non ci resta che basarci su quanto riportato dai media. Anche se i numeri variano da articolo ad articolo, abbiamo preso in considerazione quelli più citati.

Gli arrivi in Italia

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Secondo la China Tourism Academy (CTA) l’Italia avrebbe ricevuto nel 2016 1,4 milioni di turisti cinesi. Tra gli opposti estremi delle statistiche nostrane ha quindi prevalso una stima intermediaria, che anche a noi (da quaggiù) era sembrata la più verosimile. Il leggendario numero di 3,8 milioni è oramai storia del passato, anche se qualche recidivo tra i giornalisti esiste ancora come dimostrano articoli come questo o quest’ altro.

Quanto vale l’Italia in Europa?
Non è ancora chiaro. Saremmo tra i primi con una fetta del 10%, secondo alcuni articoli, al secondo posto dopo la Francia; secondo altri dietro anche a Germania e Spagna. Di sicuro meglio posizionati di quell’ottavo posto (4% di share) che si leggeva nei documenti preparatori della ETC. A Venezia gli scaltri cinesi hanno trovato il modo di colmare il gap preesistente tra le loro stime di arrivi (circa 5 milioni) in Europa e quelle della ETC (oltre 10 milioni).

Secondo quanto abbiamo letto in alcuni articoli la “quadratura del cerchio“ sarebbe stata trovata nel punto di origine del turista con gli occhi a mandorla: 4 milioni (in altri articoli si legge 5, in altri ancora 6) direttamente dalla Cina, mentre il resto sarebbe generato da viaggi di cinesi che vivono in Europa o in Africa. Un compromesso abbastanza forzato, in quanto è poco credibile che la comunità di cinesi espatriati nei due continenti (le stime variano tra 4 o 5 milioni in totale) possa produrre tali flussi, rispetto a quelli generati da 1,4 miliardi di cinesi che vivono in patria!

Le previsioni di crescita: numeri buttati lì… un po’a caso
Mentre non è chiaro come sia andato il 2016 verso l’anno precedente , le previsioni di crescita “a due velocità” tra gli arrivi nel mondo e quelli in Europa porterebbe ad una forte riduzione dello share europeo nei prossimi 5 anni. Sarà davvero cosi ?

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La Destinazione Italia è davvero cresciuta nel 2016? 
Secondo l’ultimo report della Farnesina la CTA per il 2015 stimava 1,5 milioni di arrivi in Italia (su un totale di 3,5 in Europa). In realtà molti paesi europei nel 2016 hanno dichiarato un calo dei flussi dalla Cina, ed anche per l’Italia non è andata diversamente. Secondo ISTAT gli arrivi sono calati del 20%. Se consideriamo poi le presenze, che, al netto di fenomeni di abusivismo, dovrebbero essere un indicatore più attendibile, sempre secondo ISTAT (4,5 milioni) hanno subito una flessione pari al 17% (più di 900 mila pernottamenti). Gestori, esperti, uffici studi, fondazioni e sinologist vari, sembrano non essersene ancora accorti.

Infine la spesa 
Quella che in realtà dovrebbe stare al primo posto nella gerarchia degli indicatori della performance turistica di una destinazione è la voce piu critica. A Venezia si è parlato di 261 miliardi di dollari spesi dai turisti cinesi nel mondo e di 10 miliardi di euro in Europa, mentre non ci risulta alcuna nuova stima per quanto riguarda l’Italia.  Purtroppo siamo fermi a quei “ridicoli” 431 milioni “rilevati” da Banca d’Italia. Il nostro share in Europa sarebbe quindi solo del 4%?

Vale le pena ricordare che per l’Istituto di Via Nazionale la spesa dei turisti cinesi fino a novembre 2017 sarebbe addirittura calata del 13% (le presenze del 30%). Senza dimenticare che continuiamo a leggere tutti i giorni che, in base ai dati pubblicati dalle aziende che gestiscono il Tax Free Shopping, l’Italia sarebbe al top del ranking europeo.

Esaltanti proclami sul fatto che i turisti cinesi siano big spender, ma nel caso dell’Italia la spesa media risulta in linea (anzi più contenuta rispetto ad altri paesi europei) solo se si considera il dato degli arrivi di Banca d’Italia. Al contrario, dividendo l’importo totale di Banca d’ Italia per gli arrivi di ISTAT, ma anche per quelli della CTA, il risultato sarebbe di poche centinaia di euro a testa.

schermata-2018-02-17-alle-12-54-37Infine vale la pena notare che in questo articolo, pubblicato il giorno prima dell’evento di Venezia, probabilmente sulla base di un comunicato stampa ufficiale, i numeri sono ben differenti. Gli arrivi in Europa qui sono 8 milioni, (numero che ritroviamo anche nel sito ufficiale dell’iniziativa ETC e la spesa scende a 8 miliardi di euro.

Insomma il balletto dei numeri continua, e nonostante le dichiarazioni di Venezia,ecco che nell’ultimo report 2017 della ETC pubblicato qualche giorno fa lo Stivale ritorna a fare la “sua (ingiusta) figura da cani”… proprio quando inizia The Year of the Dog!

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Non è colpa loro se qualcuno in Italia passa certi numeri (probabilmente sono quelli inspiegabili di Banca d’Italia), ma se foste un imprenditore cinese che vuole investire nel Turismo in Europa cosa fareste in base a questo presunto trend che ci vede unici a perdere quota?

Quello che non si legge sui media italiani
Per capire bene il fenomeno del turismo cinese è importante leggere anche quanto pubblicato su media più vicini alla fonte e addentro a certe tematiche. Tra i più informati Jing Daily e Jing Travel, che in questo articolo mette in discussione l’effettiva consistenza dei flussi di turisti cinesi in Europa.

Inoltre ci si chiede quanto la politica di Pechino, in particolare le disposizioni anti corruzione ed anti evasione fiscale all’estero, possano impattare sui valori di spesa presunti o dichiarati. Allo stesso tempo risulta chiaro anche perché le autorità cinesi spingano tanto per la diffusione dei loro mezzi di pagamento via mobile.

Dobbiamo quindi essere felici in quanto l’esiguità del dato di Banca d’ Italia escluderebbe a priori certe pratiche di grey money nel nostro paese? O forse dobbiamo preoccuparci e chiederci quanto sia effettivo il controllo dello Stato italiano non solo per il turismo, ma anche per altri settori economici del Paese, visto quanto si legge su dubbie scalate ad aziende italiane, oltre a falsificazioni, traffici illeciti o frodi praticate da esponenti della malavita cinese che vivono in Italia.

Per completare la carrellata sul balletto dei i numeri non possiamo fare a meno di citare due casi emblematici della “leggerezza” con la quale si affrontano certi temi. Il primo riguarda le dichiarazioni del responsabile Turismo della Lega che, riguardo al no show a Venezia dei più importanti rappresentanti del Governo, ha accusato gli stessi di snobbare un potenziale di 500 milioni di turisti cinesi che vorrebbero venire in Italia. Il secondo, che fa altrettanto sorridere, è quanto una delle due sottosegretarie del MIBACT ha scritto in un suo post, in cui si dice spaventata da un possibile imminente arrivo in Italia di 50 milioni di turisti cinesi (quasi il totale dei turisti stranieri che oggi visitano l’Italia!).

Come sempre ripetiamo, certe nostre considerazioni non sono motivate dall’amore per i numeri, ma dal rispetto degli stessi e della loro importanza (speso disattesa in Italia) per un efficace marketing di destinazione. A Venezia i cinesi hanno dato anche le “carte” ed il nostro sistema turistico non sembra pronto, ma di questo magari ne parliamo un’ altra volta.

Twitter @rioconcierge