Col mini-euro le esportazioni tedesche fanno arrabbiare Obama

scritto da il 10 Giugno 2015

E’ molto istruttivo dedicare qualche minuto alla lettura dell’ultima release dell’istituto statistico tedesco Destatis che monitora il commercio estero della Germania. Se ne ricavano alcune informazioni che aiutano a inquadrare meglio il problema dei flussi internazionali del commercio e di quanto impattino sui vari disequilibri globali.

La prima notizia, quella più evidente, è il boom delle esportazioni tedesche, che malgrado un ragguardevole aumento delle importazioni, ad aprile 2015 ha toccato un +7,5% rispetto ad aprile 2014 e un +5,9% nel primo quadrimestre 2015 rispetto allo stesso periodo 2014.

Il secondo punto rilevante è che la crescita più ragguardevole si è avuta nei paesi fuori dalla zona euro, sia quelli europei della Ue che quelli cosiddetti terzi.

Nei paesi dell’euro, la crescita dell’export tedesco è stata rispettivamente del 3,3% e 3,1% rispettivamente nel confronto aprile 2015/aprile 2014 e primo quadrimestre 2015/primo quadrimestre 2014. Mentre l’export nei paesi Ue, ma non aderenti all’euro, è cresciuto rispettivamente del 6,6 e 7,1%.

Nei paesi terzi l’incremento è stato ancora più marcato: l’11,8% sui mesi e il 7,9% sul quadrimestre. Ciò lascia supporre che la svalutazione dell’euro nei confronti delle valute estere abbia lavorato bene per l’export tedesco. Il che dovrebbe crearci qualche interrogativo sulla vulgata che vuole il governo tedesco poco accomodante verso la politica monetaria della Bce.

Il terzo punto interessante è l’aumento del peso delle rendite sull’economia tedesca, che possiamo osservare guardando al reddito primario del conto corrente della bilancia dei pagamenti. Tendenza che non è esagerato definire storica, visto che ormai va avanti da quando è scoppiata la crisi.

In particolare, i redditi primari, sempre fra gennaio e aprile, sono passati dal20,8 miliardi a 22,3, un incremento di oltre il 6%, persino superiore all’aumento di valore registrato nell’export complessivo di merci, passato dai 371,7 miliardi del primo quadrimestre 2014 ai 393,9 del 2015.

Altresì è molto istruttivo osservare l’andamento delle importazioni.

Così come è successo nel nostro paese, dove le importazioni sono aumentate, anche in Germania l’import totale è cresciuto del 2,8% ad aprile 2015 e del 2,1 nei quattro mesi. Ma la crescita delle esportazioni è stata decisamente più forte, tanto da più che compensare quella dell’import. Il saldo nel quadrimestre, infatti, è passato dai 64,9 miliardi del 2015 agli 80,7 del 2015.

Anche sul conto delle importazioni è visibile l’effetto della svalutazione dell’euro. L’import nei primi quattro mesi dagli altri paesi dell’eurozona è aumentato appena dell’1,1%, mentre quello dagli altri paesi Ue dell’1,4. Rispetto ai paesi terzi l’import, sempre nel periodo considerato, è cresciuto del 3,7%.

Il risultato di questi movimenti è che il current account tedesco è passato dall’attivo di 66,4 miliardi dei primi quattro mesi 2014 ai 79,4 del 2015. Un incremento di oltre il 19%, malgrado sia i servizi che i redditi secondari tedeschi, ossia le altre partite del conto corrente, abbiano registrato un deficit complessivo di quasi 28 miliardi.

Insomma: la Germania continuare a macinare record.

Chissà come la prenderanno gli americani, che non perdono occasione per ricordarglielo.

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