E se la guerra dei dazi si dovesse vincere in Africa?

scritto da il 31 Luglio 2019

L’autore di questo post è Fabrizio Leone, dottorando in economia presso la Université Libre de Bruxelles, dove si occupa di temi all’intersezione tra commercio internazionale, organizzazione industriale ed economia del lavoro –

A marzo dello scorso anno, l’amministrazione Trump ha dato il via alla “guerra dei dazi” tra USA e Cina. Il consenso generale è che la restrizione dei volumi commerciali sia deleteria per entrambi i Paesi, ma in molti ritengono che la Cina stia attualmente ricoprendo una posizione di vantaggio nello scontro. Il nuovo African Continental Free Trade Agreement potrebbe ulteriormente consolidare tale posizione.

Lo scorso 30 Maggio, nel silenzio generale della maggior parte dei media, il nuovo African Continental Free Trade Agreement (ACFTA) è finalmente entrato in vigore. L’ACFTA è un accordo multilaterale tra la Cina e 52 Paesi africani avente come oggetto l’abbattimento delle tariffe commerciali su beni e servizi, l’armonizzazione degli standard di produzione e la promozione degli investimenti nel settore delle infrastrutture, delle telecomunicazioni e dei servizi finanziari. Le dimensioni economiche dell’accordo sono considerevoli: la produzione annuale dei Paesi membri ammonta a circa 3 miliardi di miliardi di dollari, e l’accordo interessa quasi 1 miliardo e mezzo di consumatori. Tendendo in conto che in molte nazioni africane il tasso di crescita del Pil supera di gran lunga il 2% e che quello della popolazione è spesso superiore all’1,2%, è ragionevole pensare che le cifre siano destinate a crescere in futuro.

L’accordo, discusso per la prima volta nel 2013, costituisce un notevole passo in avanti nel processo di integrazione economica che la Cina sta portando avanti già da tempo con tutti i Paesi africani. A tal proposito, il Brookings Institute ha recentemente evidenziato come negli ultimi anni la Cina sia diventata sia il maggior creditore per molti Stati subsahariani, sia il loro principale partner commerciale. Allo stesso tempo, anche il numero di imprese cinesi operanti in Africa è aumentato considerevolmente. Un altro importante elemento del processo di integrazione è invece rappresentato dai cospicui aiuti di Stato che il governo cinese ha elargito a una frazione crescente di Paesi africani. La Figura 1 mostra l’andamento nel tempo di tali aiuti nel loro aggregato.

Figura 1. Prestiti del Governo cinese ai Paesi Africani (2000 – 2017).

schermata-2019-07-31-alle-12-45-25
Fonte: China-Africa Research Initiative

Sin dagli anni 2000, il governo cinese ha versato ingenti somme nelle casse del Tesoro di molti Stati, in particolare quelli del centro Africa. Gran parte di questi aiuti sono stati investiti per la costruzione di infrastrutture stradali e ferroviarie volte a migliorare il commercio interno tra Paesi africani. In ultima istanza, la scommessa è che l’Africa possa diventare il nuovo grande mercato di sbocco per le imprese cinesi. Porsi in prima linea nell’elargizione dei mezzi affinché ciò accada, garantisce alla Cina un notevole vantaggio rispetto all’Europa e agli Stati Uniti, che invece stanno indietreggiando dal continente. La Figura 2, ad esempio, mostra che gli Investimenti Diretti Esteri in Africa provenienti dagli USA sono stati progressivamente superati da quelli cinesi.

Figura 2. Investimenti Diretti Esteri in Africa. USA vs. Cina (2003 – 2015).

schermata-2019-07-31-alle-12-45-49

Fonte: China-Africa Research Initiative

Appare dunque ragionevole pensare che la situazione appena descritta rappresenti un importante punto a favore per la Cina nella guerra dei dazi con gli Stati Uniti. Dopo molti anni in cui gli USA sono stati uno dei mercati principali per l’export cinese, la riduzione del commercio con la Cina voluta dall’amministrazione Trump rischia di avere effetti doppiamente negativi per il suo Paese. In primo luogo, questa esige infatti degli sforzi che non sono coperti da un adeguato ritorno economico per le imprese statunitensi. In seconda istanza, tenuto conto del vantaggio nelle relazioni commerciali con l’Africa, la guerra dei dazi potrebbe danneggiare l’industria cinese meno del previsto. Oltre a garantire un significativo aumento della domanda di mercato, l’ACFTA apre infatti anche nuove frontiere di produzione per le multinazionali cinesi. In virtù dell’accordo, queste potranno delocalizzare parti della catena di produzione in regioni a basso costo di manodopera, assicurandosi così un netto risparmio sui costi di produzione rispetto al Sud-Est asiatico (dove la Cina è già attiva da tempo). Presi nel loro insieme, questi due elementi suggeriscono che l’Africa potrebbe diventare già nel prossimo futuro sia la principale base produttiva della Cina, sia il maggiore destinatario del suo surplus commerciale.

A questo punto, alcuni interrogativi non possono che sorgere spontanei. La Cina ha davvero un interesse così grande a fermare la guerra dei dazi? O forse sta cercando di usarla a suo vantaggio per rimpiazzare il ruolo degli USA nell’economia globale? Ma soprattutto, è davvero uno sviluppo con caratteristiche cinesi ciò di cui ha bisogno il continente africano?