Fabbricare tecnologia e innovazione è anche rivoluzionare la governance

scritto da il 09 Gennaio 2020

Qualche giorno prima di Natale, mentre in Bocconi si celebrava il “Startup Italia Open Summit 2019”, grazie ad un comune amico ho avuto il piacere di conoscere Vincenzo Russi, CEO di e-Novia.

In pochi minuti sono passato dalla scoppiettante fiera delle startup ad una realtà aziendale più solida e matura. Una doccia scozzese che rappresenta bene le due facce (complementari) del mondo dell’innovazione del nostro Paese.

Occasione dell’incontro è la partecipazione di e-Novia al CES, la maggiore fiera mondiale della tecnologia, e il riconoscimento da parte di tre aziende controllate (HiRide, Smart Robots e Wahu) dei prestigiosi “innovation awards honoree”.

Entro in un mondo fatto di innovazione, tecnologia ma soprattutto da una moltitudine di ingegneri giovani e determinati. Per gran parte della visita sono stato accompagnato da YAPE, un simpatico robottino che mi ha ricordato in qualche modo “Guerre Stellari”.

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In realtà YAPE è un progetto molto concreto: un robot, o meglio, un veicolo leggero a guida autonoma per la consegna dell’ultimo miglio in grado di trasportare cibo e merci in tempi record e a basso costo, riducendo il traffico nelle città causato dalla diffusione delle consegne (oggi gestite da veicoli tradizionali ingombranti, inquinanti o poco sicuri) e rispettando l’ambiente (YAPE è un veicolo elettrico con un’autonomia di circa 8 ore).

Non vi nascondo che il primo pensiero è stato quello di ritornarci portando mio figlio ed i suoi amichetti di scuola. Sia perché l’ambiente è allegro e stimolante, sia perché ho subito avuto l’impressione che qui si facciano “cose difficili”. Ed in un Paese troppo abituato a scorciatoie e a rendite tornare a fare cose difficili credo sia un bell’insegnamento per dei ragazzi delle elementari. Ma non solo, forse utile anche per chi fa impresa in settori più tradizionali.

E proprio sulle cose difficili vorrei soffermarmi. Spero che gli amici di e-Novia mi perdoneranno ma di tecnologia so poco e non saprei raccontare i loro prodotti con la dovuta padronanza. Ciò che mi ha interessato davvero (essendo dottore commercialista sono vittima di deformazione professionale) è il loro metodo e la loro governance di impresa.

Il primo perché da diversi anni sto studiando la nuova imprenditoria e quelle strutture di supporto e sostegno alla stessa che credo andrebbero analizzate e potenziate anche per aiutare le nostre PMI.

La seconda perché tutto il progetto si fonda su competenza e fiducia. Se preferite in particolare, volendo e-Novia creare un “ecosistema di innovazione in provetta” (come quegli ecosistemi in larga scala che sviluppano imprenditoria planetaria in California o Israele), ha eretto un ecosistema trasparente dove i differenti portatori di interessi (fondatori, soci, investitori, imprese clienti, imprese partecipate, università, ricercatori, ecc) possono operare iniettando valore ed estraendo opportunità, dove un attento governo è in grado di mitigare conflitti di interesse per realizzare un obiettivo più ambizioso per tutti.

Procediamo con metodo.

Chi è e-Novia

Con 65 milioni di euro (tra e-Novia e società controllate) di capitali raccolti in poco più di 4 anni, e-Novia si presenta cosi: “Fabbrica di Imprese, basata a Milano, dal 2015 ha sviluppato oltre 40 brevetti internazionali e 32 progetti imprenditoriali che coinvolgono oggi un team di oltre 130 talenti, il 97% con laurea magistrale, di cui il 25% con PhD. Complessivamente, includendo le nuove imprese create nei quattro anni e mezzo di vita, il team sale a circa 250 professionisti”.

Vincenzo Russi, cofondatore e Ceo di e-Novia

Vincenzo Russi è cofondatore e chief executive officer di e-Novia

Nel 2019 e-Novia è stata premiata per il secondo anno consecutivo dal Financial Times (premio per gli anni 2018 e 2019) e da Il Sole 24 Ore (premio per gli anni 2019 e 2020) tra le aziende a maggior crescita nelle rispettive classifiche FT 1000 Fastest Growing Companies in Europe e Leader della Crescita 2020.

Il modello: la fabbrica di imprese
e-Novia è la «Enterprises Factory», dove le idee si trasformano in prodotti, i ricercatori sviluppano esperienze imprenditoriali, e le startup si modellano in imprese. La “Fabbrica di Imprese” quindi promuove, costituisce e sviluppa società innovative, ad alto valore tecnologico, attraverso la valorizzazione delle proprietà intellettuali sviluppate sia assieme a realtà universitarie quali Politecnico di Milano e Università degli Studi di Bergamo, sia attraverso la collaborazione con i principali istituti di ricerca italiani e con le corporate internazionali. I progetti imprenditoriali nella fase di start up, attraversano la «linea produttiva» (in e-Novia amano chiamarla “catena di montaggio”) composta da due «anime»: la Invention Foundry e la Enterprise Foundry. La prima trasforma proprietà intangibile in invenzioni tangibili, la seconda trasforma invenzioni in imprese innovative. Oggi il portfolio di imprese di e-Novia conta 32 imprese, tra controllate e partecipate, attive nelle aree strategiche della Collaborative Mobility, Augmented Human, Humanized Machine.

Proviamo però a chiedere aiuto a Vincenzo Russi, CEO di e-Novia, per capire un po’ di più di questa realtà e del mondo dell’innovazione in Italia. E-Novia è una realtà interessante sia per la qualità dei fondatori sia per il peso dei soci. Sembra avere l’ambizione di costruire una via italiana all’innovazione senza appiattirsi sul modello californiano. È cosi?

«Nella definizione di Fabbrica di Imprese e nelle aree sulle quali ci siamo concentrati sta la nostra natura. Il modello californiano produce imprese di portata internazionale perché sa riconoscere il valore del progetto imprenditoriale in tutti i suoi ingredienti, sa coinvolgere le università individuando il seme da far germogliare, sa assegnare adeguati capitali, sa incentivare chi le imprese deve farle nascere e prosperare, sa perfezionare attraverso una rete i prodotti principalmente nelle tecnologie digitali. L’Italia esprime il suo massimo potenziale quando la cultura scientifica delle scuole di ingegneria, business e design è inserita nel patrimonio di conoscenze ed esperienze dell’industria veicolare, meccanica e robotica. In e-Novia abbiamo investito su questo potenziale e sulla nostra capacità di saper armonizzare culture e patrimoni propri del nostro Paese iniettando tecnologie innovative».

In che cosa e-Novia si differenzia da incubatori ed acceleratori di imprese?

«Innanzitutto nello sviluppo e nell’accesso a quello che consideriamo la “materia prima” più preziosa: la proprietà intellettuale. Così abbiamo realizzato un sistema che privilegia il rapporto con le Università ed i centri di ricerca, ad iniziare dal Politecnico di Milano e l’Università di Bergamo, per arrivare a Siena, Genova, Trento, Padova, L’Aquila, Pescara, Torino. Un sistema che è in grado di esaltare i progetti e le attitudini imprenditoriali nei settori della Augmented Human, Humanized Machines e Collaborative Mobility, da noi presidiati. In questi settori non sono sufficienti l’affitto di spazi e servizi. Sono necessari capitale umano e capitale finanziario per sviluppare IP, per contribuire con competenze politecniche, per sviluppare l’impresa in tutte le sue funzioni. Così nei gruppi di progetto che trasformano l’idea identifichiamo e selezioniamo l’imprenditore e lo sosteniamo con metodi, strumenti e tecniche: dalla organizzazione ai processi, dalla finanza al controllo, dal business development alla produzione, dal marketing alla contrattualistica. e-Novia condivide con i 32 progetti imprenditoriali già sviluppati una piattaforma che è costituita da ingegneri e designer che affiancano il team nello sviluppo del progetto, e da esperti di amministrazione, finanza e business per affiancare l’impresa e l’imprenditore nelle fasi di crescita e scale-up».

Ci illustra meglio il processo di identificazione dei nuovi progetti da sviluppare ed il ruolo del vostro Comitato per gli Investimenti?

«I progetti vengono individuati, selezionati e sviluppati nelle primissime fasi (adottiamo un metodo che prevede tra gli altri uno screening in grado di tracciare e popolare costantemente la pipeline dei progetti innovativi qualunque sia la loro origine: università, ricerca, startup, corporate, incubatori o acceleratori) tra quelli a più alto potenziale. Quindi ne produciamo una dettagliata analisi di mercato e di business affinché possano essere valutati su criteri economico-finanziari e di mercato dal Comitato per gli Investimenti, composto da Soci che sono espressione della migliore imprenditoria, industria e competenza gestionale italiana. In quanto espressione dei Soci hanno il compito di valutare le reali potenzialità del progetto riducendo di fatto il rischio connesso alla maturità e all’adozione di tecnologie innovative. Nata l’impresa tutti i Soci hanno, quando il piano industriale ne stabilisce tempi e dimensioni, il diritto di investire nelle imprese».

Quanto è importante per un sistema ancora acerbo come quello italiano riuscire a creare collegamenti con hub di innovazione più evoluti a livello internazionale?

«È sicuramente importantissimo, e lo stiamo facendo negli Stati Uniti, in Giappone e in Israele in varie forme: la nostra sede Californiana a San Francisco sostiene la crescita californiana per le imprese del portfolio, i rapporti con le grandi corporate giapponesi realizzano un nuovo modello di consulenza sui processi di innovazione aperta, le relazioni con le realtà israeliane consentono di arricchire la pipeline con la qualità della produzione tecnico scientifica di quell’area combinandola con la nostra realtà industriale».

Quanto contano la qualità e l’equilibrio dei meccanismi di governance non solo dell’impresa ma anche dei rapporti tra i vari portatori di interessi (università, soci/clienti/concorrenti, ricercatori, ecc.) nel successo del vostro progetto imprenditoriale?

«Aver investito in un modello robusto di governance sin dalla nascita della Fabbrica di Imprese è una delle principali motivazioni della nostra crescita e della nostra solidità. La definizione del modello di governance è stato quasi maniacale in e-Novia. Eravamo nel 2015 meno di dieci colleghi ed abbiamo ragionato ed operato come una società quotata. Un approccio alla governance di impresa che oggi si direbbe by design. Possiamo così guardare con sicurezza anche alla quotazione, tra le altre forme di accesso al capitale, per raccogliere le risorse finanziarie a sostegno della strategia e dello sviluppo di e-Novia per i prossimi 5 anni. Stiamo lavorando assiduamente per essere compliant alle regole di accesso al mercato regolamentato dei capitali, aprendo una finestra potenziale di quotazione a partire da questo stesso 2020. Stiamo costruendo regole che decifrano e risolvono conflitti di interesse, nutrono le ambizioni e le aspettative di tutti i portatori di interesse, siano essi imprese controllate, Soci, clienti, partner, università».

Sono convinto che i nostri imprenditori più tradizionali potrebbero trarre notevoli stimoli dall’incontro con realtà come e-Novia. In fondo basta riscoprire le regole di sempre: forti competenze, progetto ambizioso di respiro internazionale, pianificazione attenta, forte attenzione alla creazione di valore ed uno spirito imprenditoriale vero ed ambizioso.

Il nostro sistema imprenditoriale fatto da principalmente da PMI ha urgente bisogno di ridefinire la propria cultura di impresa. Cultura che può nascere solo dalla contaminazione. Magari creando un percorso formativo per i figli degli attuali imprenditori. Sperimentando un po’.

Twitter @commercialista

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