Quando il sussidio per trovare un lavoro funziona. Il caso della 407/90

scritto da il 21 Febbraio 2020

L’autore di questo post è Nicola Lipari. Studente del MSc in Economics and Social Sciences all’Università Bocconi, Nicola è un classe 1996. Lavora come ‘intern’ nell’ufficio per il finanziamento allo sviluppo sostenibile del Dipartimento affari economici e sociali dell’ONU e precedentemente ha lavorato come assistente di ricerca a diversi progetti a Kampala e a Milano –

Politica Valutata: sussidio stabilito dalla legge 407/90 per le assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori disoccupati da più’ di due anni in vigore fino al 2014, nelle regione del sud Italia

Obiettivo: Incentivare il ritorno nel mercato del lavoro della fascia di lavoratori più fragili nelle regioni in cui il problema della disoccupazione è particolarmente pressante

Effetto: La politica aveva sostanzialmente aumentato la probabilità per un disoccupato di lungo periodo del sud Italia di trovare un lavoro a tempo indeterminato mantenendo un rapporto positivo tra costi e benefici.

In un paese come l’Italia con un tasso di disoccupazione vicino al 10 percento, di cui quasi il 60% di lungo periodo, ovvero disoccupati da più di 12 mesi, studiare politiche che puntino ad affrontare questo problema dovrebbe essere una priorità. Problema che assume connotati anche peggiori quando si disaggrega il dato nazionale. Se infatti al nord la disoccupazione è al 5,7% di cui in Trentino alto Adige quella di lungo periodo è il 27%, nel Mezzogiorno la disoccupazione tocca il 17,9% di cui in Calabria il 70% è di lungo periodo. La disoccupazione di lungo periodo risulta essere particolarmente grave sia per gli individui che ci si trovano, essendo in genere la probabilità di essere assunti inversamente proporzionale alla durata del periodo in cui si è stati disoccupati, sia per le dinamiche del mercato del lavoro nel suo insieme siccome i disoccupati di lungo periodo tendono ad esercitare una pressione sui salari minore aggravando la disoccupazione.

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Una politica volta ad affrontare questo problema erano gli incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato contenuti nella legge 407/90 ed in vigore fino al 2014. La particolarità di questi incentivi era che erano indirizzati a chi era disoccupato da più di due anni ed erano specifici per l’assunzione a tempo indeterminato, inoltre erano più generosi nelle regioni del sud Italia che in quelle del nord. In un recente tema di discussione della Banca d’Italia (Ciani, Grompone, Olivieri; 2019) gli autori hanno deciso di sfruttare queste particolarità nel disegno della policy per studiarne l’effetto. Dall’analisi risulta che con gli incentivi la probabilità di assunzione era aumentata del 41%. Inoltre, passando all’analisi costi-benefici, dallo studio emerge che anche per contratti che dovessero essere di breve periodo i benefici risultano essere maggiori dei costi dell’incentivo e questo diventa ancor più vero quanto maggiore è la durata effettiva del contratto.

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Grafici tratti dal paper di Bankitalia “Long-term unemployment and subsidies for permanent employment”, novembre 2019

Se ulteriori studi sono necessari per far luce su possibili effetti distorsivi di tale misura sulla durata della disoccupazione e sulla distribuzione locale dei suoi effetti, certamente questa ricerca resta un segnale per i policy makers sugli effetti positivi che incentivi di questo tipo possono avere se ben disegnati.