MES, conoscere per deliberare invece dell’inutile guerra civile ideologica

scritto da il 20 Aprile 2020

Da diversi giorni tiene banco sui media nazionali una “guerra civile ideologica” sul Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) senza alcun senso. Fanatici di entrambe le fazioni si scambiano reciproche accuse di tradimento della patria nel caso il governo dovesse fare, o non fare (a seconda della posizione), ricorso al MES. Una parte dello schieramento politico sostiene che fare ricorso al MES, equivarrebbe spalancare le porte alla troika e quindi perdere quel residuo di sovranita’ di politica economica che l’Italia ha. L’altra parte sostiene che al MES si debba far ricorso in ogni caso, visto che l’Italia non ha sufficienti risorse finanziare per far fronte alla crisi, e quindi sarebbe antipatriottico rinunciare a 36 miliardi di euro che il MES potrebbe metterci a disposizione.

Entrambe queste posizioni estreme non aiutano il dibattito, che invece richiederebbe notevole freddezza di valutazione ed analisi di dettaglio. In vista del vertice dei capi di stato e di governo del 23 aprile, puo’ aiutare fare un’analisi spassionata del comunicato rilasciato dall’Eurogruppo il 9 Aprile, per capire su quali elementi ancora non chiariti concentrare gli sforzi negoziali e, quando sara’ il momento, prendere le decisioni opportune. A suo tempo, nella piu’ famosa delle sue Prediche Inutili, Luigi Einaudi (gia’ Governatore della Banca D’Italia e secondo Presidente della Repubblica), esortava a “conoscere per deliberare.”

Il testo del comunicato che si riferisce al MES e’ riportato in calce (in inglese). Da una lettura anche superficiale, si evince come il testo, scaturito da un negoziato durissimo tra parti contrapposte (che possiamo chiamare con una semplificazione “paesi del centro” e “paesi della periferia” dell’Eurozona), sia il frutto di una mediazione, in cui ciascuno dei contendenti ha potuto trovare riferimenti alla sua posizione. Ho evidenziato in grassetto le parti che ipoteticamente si possono attribuire a paesi del “centro,” e lasciate in tondo tra asterischi quelle in cui si possono riconoscere le richieste dei paesi della “periferia.”

Cosa hanno ottenuto i paesi della periferia? Non poco, perché è stata istituita una linea di credito prima inesistente (chiamata Pandemic Crisis Support) per far fronte all’esigenza sanitaria (finalmente definita come “shock simmetrico”), disponibile per tutti gli stati membri a condizioni standardizzate (e cioe’ non sottoposte a negoziato bilaterale) per tutta la durata della crisi. L’unica condizionalita’ apparente sembra essere quella di destinare le risorse ottenute (pari a circa il 2% del PIL di fine 2019) entro due settimane, alle spese dirette ed indirette, derivanti dalla crisis dovuta al Covid-19.

Che garanzie hanno ottenuto i paesi del centro? Anche loro, non poche. Anzitutto, la nuova linea di credito sara’ basata sulla pre-esistente Enhanced Conditions Credit Line (ECCL), che e’ una linea di credito precauzionale a condizionalita’ rafforzata, disponibile per stati membri che non abbiano i requisiti per accedere alla piu’ benevola Precautionary Conditioned Credit Line (PCCL). Secondo, che se anche i termi di di accesso sono standardizzati, le instituzioni europee debbano fare un’analisi ex-ante (“up-front”) del richiedente. Inoltre, una volta concesso il credito, i dettami del Trattato che istituisce il MES saranno seguiti, ed in essi il tema della condizionalita’ e’ pervasivo. Nella discussione in corso sulla riforma del Trattato del MES, questi aspetti verrebbero ulteriormente rafforzati, non diluiti. Ed infine, ma soprattutto, che dopo la fine dell’emergenza il paese che ha ottenuto i fondi del MES, rimanga impegnato (“committed”) a rafforzare i suoi fondamentali economici e finanziari in linea con i meccanismi di coordinamento fiscale e di sorveglianza della UE, incluse le clausole di flessibilita’.

Cosa c’è ma non si vede? Nel non-scritto c’e’ una cosa non da poco, e cioe’ che con l’attivazione della linea di credito del MES, si permette alla Banca Centrale Europea di mettere in campo (a sua discrezionalita’) quello che in Italiano e’ stato chiamato “scudo anti spread” e che tecnicamente si chiama Outright Monetary Transactions (OMTs), e cioe’ acquisti teoricamente illimitati da parte della banca centrale di titoli di stato a breve termine (fino a 3 anni di maturita’), per permettere allo stato che ne beneficia e che sia sotto attacco speculativo, di continuare ad avere accesso al mercato per poter finanziare le sue spese correnti (scuola, sanita’, pensioni, trasporti, ecc.) senza andare in default.

Mes, Meccanismo europeo di stabilità

Cosa ancora non c’è scritto? Anche qui, il non detto e’ molto. Non sono chiari in che consistono i termini standard di accesso alla linea di credito, i quali (anche se uguali per tutti, potrebbero comunque risultare onerosi o comunque non convenienti). Inoltre, per quale durata sarebbe il prestito? Le forme tecniche attualmente disponibili prevedono prestiti di un anno, rinnovabili due volte per sei mesi ciascuna. Inoltre, a che tasso di interesse presterebbe il MES? Evidentemente, questo e’ legato alla durata del prestito. Un prestito per un anno dovrebbe essere a tasso zero. Un prestito a 5 anni potrebbe essere a un tasso intorno all’1%. Ma soprattutto: in cosa consiste l’impegno a rafforzare i fondamentali economici e finanziari dopo la crisi dell’emergenza? E’ del tutto evidente che se, a fine crisi, avremo un PIL di circa il 10% piu’ basso, un deficit intorno al 8-9% del PIL e un debito al 150-160%, l’Italia dovra’ adottare delle politiche per 1) aumentare la crescita (le famose riforme strutturali); 2) tagliare il deficit; e 3) stabilizzare ed in prospettiva ridurre il debito in rapporto al PIL. Che lo faccia di sua spontanea volonta’ o perche’ indotta dai meccanismi di sorveglianza poco importa.

I rischi – La “Troika” potrebbe arrivare: Sulla base di quanto detto, mi pare evidente che la posizione di chi dice che la nuova linea di credito del MES non ha condizionalita’ mi pare quanto meno poco fondata sulla lettera e lo spirito dell’accordo. La condizionalita’ rimane, perche’ intrinseca nel trattato del MES che non cambia, e semmai si rafforzera’. Il rischio che, passata l’emergenza, arrivi la “troika” per usare un’espressione cara ai detrattori del MES, esiste ed e’ concreto. D’altra parte, questo rischio esisterebbe anche senza MES. Se l’Italia, dopo l’emergenza coronavirus, schiacciata da bassa crescita e deficit e debito fuori controllo perdesse accesso al mercato, sarebbe comunque costretta a fare ricorso al MES e allo scudo protettivo della BCE. E cioe’ il rischio che l’Italia debba o possa essere “commissariata” in un futuro non distante esiste, che si attivi o meno il MES nel 2020.

L’opportunità – Si potrebbe accettare un trasferimento di sovranità a favore di una maggiore condivisione del debito futuro (Eurobond). D’altra parte, accettando il MES oggi, si potrebbero ottenere due vantaggi domani, uno nel breve periodo, ed uno nel lungo. Nel breve, l’Italia sarebbe protetta in modo duraturo dallo “scudo anti-spread” della BCE, e quindi garantirsi, una volta e per tutte, di non rischiare di perdere accesso al mercato anche nel caso di turbolenze finanziare. Lo ripetiamo, l’accesso al mercato e’ essenziale per fare i pagamenti che toccano tutti i cittadini di un paese (insegnanti, pensionati, militari, giudici, fornitori della pubblica amministrazione, etc) e non e’ un feticcio da economisti. Nel lungo periodo, se l’Italia fosse inserita in un contesto di sorveglianza fiscale strutturale, la Germania potrebbe aprire a una mutualizzazione del debito futuro o comunque ad un completamento dell’unione fiscale che preveda anche meccanismi compensativi di trasferimento dal centro alla periferia a cui si e’ sempre opposta, beneficiando ampiamente dei meccanismi di traferimento di capitali e persone (e quindi indirettamente fiscali) attualmente in vigore. Mettiamola così: i rivoluzionari americani dicevano “no taxation without representation” – i tedeschi potrebbero dire “no debt mutualisation without fiscal consolidation (and surveillance).” Se l’obiettivo fosse il completamento dell’Unione (monetaria, fiscale, politica) in una vera unione di trasferimento in cui la Germania (e gli altri paesi del centro) re-distribuisce alla periferia gli enormi vantaggi che le derivano dal partecipare a questa unione incompleta, potrebbe aver senso cedere un’ulteriore quota di sovranità alle istituzioni comunitarie Europee.

Cosa cercare di ottenere il 23 Aprile? Sulla base di questi ragionamenti, pare evidente che – invece di dividersi tra guelfi e ghibellini del MES – l’Italia dovrebbe cercare di focalizzare i propri sforzi per ottenere:

1) condizioni standard favorevoli per l’accesso alla nuova linea di credito del MES;

2) che tale linea abbia una durata lunga (almeno 5 anni) e rinnovabile;

3) che il tasso d’interesse sia molto più basso di quello che può ottenere oggi l’Italia sul mercato (0.9% a 3 anni, 1.25% a 5 anni e 1.8% a 10 anni),

4a) che l’Italia sia libera da ogni richiesta di aggiustamento macroeconomico o strutturale per garantire la restituzione del credito, oppure

4b) che, in assenza di questa garanzia, sia scritto nero su bianco l’ammontare di debito condiviso che la UE e’ disposta ad emettere per finanziare i recovery funds e la sua distribuzione. Ci

Ciò che ll’Italia non puo’ accettare e’ una limitazione di sovranita’ fiscale derivante dall’attivazione del MES; ma potrebbe altresi’ accettare un trasferimento di sovranita’ in favore delle istituzioni comunitarie a fronte di un impegno certo e quantificato da parte degli altri a farsi garanti di una parte del nostro debito futuro.

Cosa fare dopo il Consiglio del 23 Aprile? Chiaramente la risposta a questa domanda dipende da cosa scaturira’ dal vertice (che potrebbe anche essere un rinvio e un nulla di fatto) e quindi da un’attenta valutazione delle convenienze relative, e non sulla base di posizioni ideologiche preconcette. Non dobbiamo dire ex-ante NO AL MES “senza SE e senza MA”, perche’ questo ci esporrebbe al rischio di attacchi speculativi da parte del mercato, se venisse percepito che l’Italia non intende avvalersi, sotto nessuna condizione, dell’ombrello protettivo della BCE. Allo stesso tempo, non dovrebbe dire ex-ante SI AL MES “senza SE e senza MA” perche’ rischierebbe di trovarsi imbrigliata in meccanismi di aggiustamento fiscale imposti da altri, senza aver ottenuto nessuna contropartita sulla condivisione del debito futuro.

Conclusione: L’Italia dovrebbe invece valutare cosa fare sulla base dello sviluppo della situazione, considerando che fintanto che la BCE acquista i nostri titoli di stato (e lo fara’ per piu’ di 200 miliardi nel 2020) e fintanto che il LIVELLO dei tassi di mercato e’ così basso (lo spread conta meno se il livello e’ molto basso, come adesso) l’accesso al mercato e’ garantito e sostenibile: per dare un’idea degli ordini di grandezza. Nelle sole aste dell’8-9 Aprile per i BOT trimestrali e annuali il Tesoro ha raccolto 9,5 miliardi (come dire un quarto di tutto quanto ci potrebbe dare il MES) a fronte di 15,7 miliardi di richieste. E di aste come queste il Tesoro ne fa decine l’anno, a testimoniare che abbiamo tutto il tempo di decidere con calma cosa fare sulla base delle convenienze relative invece che affrettarci a prendere una decisione sulla base di pure posizioni ideologiche.

Report On The Comprehensive Economic Policy Response To The COVID-19 Pandemic
In the euro area, the ESM is equipped with instruments that could be used, as needed, in a manner adapted to the nature of the *symmetric shock* caused by COVID 19. We propose *to establish a Pandemic Crisis Support*, based on the existing ECCL precautionary credit line *and adjusted in light of this specific challenge*, as a relevant safeguard for euro area Member States affected by this external shock. It would be *available to all euro area Member States during these times of crisis, with standardised terms agreed in advance by the ESM Governing Bodies, reflecting the current challenges*, on the basis of up-front assessments by the European institutions. *The only requirement to access the credit line will be that euro area Member States requesting support would commit to use this credit line to support domestic financing of direct and indirect healthcare, cure and prevention related costs due to the COVID 19 crisis*. The provisions of the ESM Treaty will be followed. Access granted will be 2% of the respective Member’s GDP as of end-2019, as a benchmark. With a mandate from the Leaders, we will strive to make this instrument available within two weeks, while respecting national procedures and constitutional requirements. *The credit line will be available until the COVID 19 crisis is over*. Afterwards, euro area Member States would remain committed to strengthen economic and financial fundamentals, consistent with the EU economic and fiscal coordination and surveillance frameworks, *including any flexibility applied by the competent EU institutions*.

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