La strategia nazionale sulla blockchain: analisi ragionata (e critica)

scritto da il 28 Luglio 2020

Post a cura dell’avvocato Massimo Simbula, membro del Comitato Strategico Associazione Copernicani –

Nel lontano settembre 2018, il Ministero dello Sviluppo Economico, all’epoca guidato dal Ministro Di Maio, ha avviato una manifestazione d’interesse per la selezione di 30 componenti di un Gruppo di esperti di alto livello, con l’obbiettivo ambizioso di elaborare una strategia nazionale sulle tecnologie basate su registri distribuiti e blockchain.

Il gruppo di esperti avrebbe dovuto, nelle intenzioni programmatiche, delineare, attraverso un documento congiunto, una policy e gli strumenti sui diversi temi connessi allo sviluppo e all’adozione di tecnologie DLT e blockchain, soffermandosi su obiettivi ben precisi.
A quasi un anno e mezzo di distanza dall’insediamento del Gruppo di esperti, il MISE pubblica una sintesi del documento redatto da questi, per offrirlo in consultazione e raccogliere osservazioni e commenti pervenuti dagli operatori del settore tra il 18 giugno e il 20 luglio 2020.

Orbene. Premesso che la tecnologia Blockchain è ancora in evoluzione e i casi d’uso di successo sono ancora limitatissimi, deve comunque essere accolto con favore questo entusiasmo normativo che si diffonde da nord a sud in ogni regione italiana e a livello nazionale.

Si parla di progetti nel mondo della filiera agricola per il tracciamento di prodotti alimentari, di progetti nel mondo del mercato dell’arte e del diritto d’autore, e ancora di quelli nel settore della raccolta di diritti connessi alla riproduzione di brani musicali o film, alla gestione di processi amministrativi, alla tutela del made in Italy e chi più ne ha più ne metta.

Tanti soldi e tanto tempo sono stati spesi in progetti Blockchain. Ma quanti di questi sono effettivamente andati avanti?

Ebbene, nonostante il rilevante livello di insuccesso di molti progetti Blockchain, appare evidente come lo sforzo del nostro Governo nel promuovere una politica nazionale per la blockchain, sia di assoluto interesse e andrebbe sicuramente appoggiato.

Per questo ritengo che le iniziative del Ministero dello Sviluppo Economico in tale settore vadano supportate e ben venga la definizione di una strategia nazionale le cui linee generali sono state disegnate da un comitato di esperti. E soprattutto ben venga il fatto che il documento finale, ancorché sia una mera sintesi, sia stato offerto in consultazione perché ciò sta generando una serie di contributi da parte degli operatori del settore che spero possano contribuire positivamente in tal senso.

Il documento di sintesi, pur con diverse lacune, può essere considerato nel suo complesso positivo.

Tra i punti positivi riassumo i seguenti:

a) ipotesi di sandbox normativa per i progetti blockchain;

b) agevolazione di progetti che prevedono l’emissione di cosiddetti token di utilità, compatibilmente con la normativa a tutela dei consumatori e le normative nazionali ed europee sugli strumenti finanziari;

c) indicazione dei settori chiave verso i quali indirizzare investimenti e altre misure di incentivazione per sperimentare lo studio e la successiva adozione delle tecnologie Blockchain/DLT;

d) raccomandazioni relative alla value chain delle cripto attività, alla applicazione della normativa anti-riciclaggio e alla previsione di una Central Bank Digital Currency.

Il Documento di sintesi, tuttavia:

a) non prende in debita considerazione il rilevante livello di insuccesso dei progetti blockchain;

b) non considera le criticità relativa alle blockchain centralizzate;

c) parrebbe troppo ottimistico quando affronta il tema della formazione su una materia ancora in evoluzione;

d) introduce il concetto di caratteristiche minime delle infrastrutture blockchain/DLT, quando si tratta di una tecnologia che difficilmente si presta, nello stato attuale di evoluzione, alla definizione di requisiti minimi;

e) si parla di strumenti di incentivazione dei cittadini basati su token di utilità erogati per promuovere l’adozione di comportamenti virtuosi, senza considerare le gravi implicazioni connesse al rischio di pericolose manipolazioni del sistema e alla creazione di cittadini di serie A e di serie B che perdono o acquistano diritti sulla base di comportamenti “eticamente” rilevanti.

È interessante notare che al processo di consultazione, che si è chiuso il 20 luglio scorso, stanno partecipando diverse realtà. Tra queste cito il documento prodotto dalla associazione dei Copernicani dei quali sono membro del Comitato strategico e co-fondatore e nel quale è stata inserita anche una proposta di riforma della normativa italiana in materia di blockchain e smart contract.

Credo che il nostro paese abbia decisamente bisogno di innovatori che possano dare un forte contributo all’evoluzione del nostro arcaico sistema normativo. Retaggio di sfiducia e complessità. Il Paese ha bisogno di andare oltre il formalismo di facciata.

Viviamo in una nazione fatta di regole, con uno dei diritti societari più complessi e farraginosi che si possa immaginare in Europa, con un Testo Unico Bancario che preserva delle regole obsolete e lo ha ben dimostrato nel recepire in maniera quantomeno bislacca la PSD2, con camere di commercio che funzionano male e lentamente, con registri pubblici a pagamento, con sistemi amministrativi bloccati dal mandarino di turno, e si potrebbe andare avanti per ore.

Ecco. Non basta solo una strategia nazionale sulla blockchain.

Serve una ventata d’aria fresca. Serve che qualcuno, li al Ministero o in qualche stanza dove vengono decisi incarichi governativi o assegnazione di progetti, apra le finestre, tolga la polvere dalle scrivanie e lasci che le idee vengano condivise il più possibile sfruttando la rivoluzione che parte dal basso.

Perché è così caro Governo che si fa disruption. Partendo dal basso e affamati di innovazione, non di potere.

Twitter @MassimoSimbula