I vaccini, Big Pharma e noi: vediamo che cosa ci racconta Google

scritto da il 09 Febbraio 2021

L’autrice di questo post è Mariachiara Marsella, co-founder e web marketing manager di BEM Research –

Le persone cercano online su Google le più cose più disparate e ogni giorno, fa sapere la stessa Google, circa il 15% delle ricerche sono nuove: ogni giorno. Ovviamente la ricerca è stimolata anche dagli eventi e quindi non stupiscano le tendenze legate a tutto ciò che è correlato al coronavirus. Di questo “correlato” fanno ora parte anche le case farmaceutiche che hanno avviato la produzione e distribuzione dei differenti vaccini. Le più citate e probabilmente note al pubblico sono Astrazeneca, Pfizer, Regeneron, Moderna e Reithera.

schermata-2021-02-09-alle-11-13-32Google Trends – Azienda a confronto – Italia, ultimi 30 giorni

E quando l’interesse di ricerca aumenta, aumentano anche le domande che in questo caso si stanno ponendo gli utenti (italiani) probabilmente anche spinti dal timore che “dietro possa esserci di più”, considerato che in termini di fake news sulla salute “mediamente il 60% delle persone condividerebbe la fake news proposta anche se solo poco più della metà la ritiene veritiera”, come emerge dall’articolo intitolato Dall’autismo colpa dei vaccini ai migranti che infettano: le fake news più gettonate.

Nel caso di queste aziende farmaceutiche, che dovevano inevitabilmente aspettarsi un aumento considerevole dell’attenzione nei loro confronti e quindi di nuove ricerche, ci sono 6 tipi di ricerche principali.

Le persone vogliono sapere:

1. chi sono i proprietari di queste aziende e i loro soci;

2. cosa contiene il vaccino;

3. perché ci sono ritardi nelle consegne;

4. quando arriverà il vaccino;

5. azienda Vs azienda;

6. perché qualcuna – “addirittura” – perde in borsa.

Ogni ricerca è uno spaccato sociale della nostra collettività. Ed è per questo che insisto dicendo che una buona parte delle indagini sociologiche potrebbe essere svolta analizzando le ricerche che gli utenti – le persone – fanno online e non solo per vendere loro prodotti e/o servizi ma anche per capire timori, bisogni, certezze e finte certezze.

Se nel caso della ricerca 1. questa appare dettata da un’innata predisposizione dell’animo umano a indagare un potenziale secondo fine, nel secondo caso si palesa invece una certa “preoccupazione” che tuttavia non potrà essere fugata dalla conoscenza a meno che non sia vada poi a cercare ogni singolo componente.

Si legge infatti in un articolo sul Sole 24 Ore che ad esempio, solo quello Pfizer contiene: RNA, in liposomi formati da ALC-0315 e ALC-0159, eccipienti (1,2-Distearoyl-sn-glycero-3-phosphocholine, colesterolo, sodio fosfato bibasico diidrato, fosfato monobasico di potassio, cloruro di potassio, cloruro di sodio, saccarosio e acqua).

E invece, sempre le ricerche su Trends, dimostrano che l’unico termine con un aumento di ricerche rilevante è RNA. Come dire, il resto non ci interessa “davvero”, semplicemente perché non lo capiremmo fino in fondo.

Ma andiamo poi alla ricerca n 6: perché Moderna perde in Borsa?

Il problema qui, come in qualsiasi altro grafico, è capire cosa si intenda per “perdere” e “per quale periodo”. Anche in questo caso cercando su Google “andamento in borsa Moderna” otteniamo un grafico che però andrebbe esploso, perché la differenza è abbastanza indicativa:

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Risultato Google – Andamento in borsa di Moderna – 5 giorni

E per gli ultimi 5 giorni in effetti si vede un calo in corrispondenza del 2 febbraio (ma poi la situazione è migliorata, grafico in basso).

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Risultato Google – Andamento in borsa di Moderna – 5 giorni, al 9 febbraio

Tutto cambia se si seleziona un arco di tempo di 12 mesi, ecco cosa appare:

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Risultato Google – Andamento Borsa Moderna – 12 mesi, al 9 febbraio

Che cosa è successo allora?
È molto probabile che le notizie sulle mancate consegne o le consegne dimezzate abbiano influito. Non è questa la sede per discutere di Borsa, qui vorrei sottolineare ancora una volta il ruolo cruciale del “esserci online” e di rispondere alle domande degli utenti.

Soprattutto su argomenti così rilevanti per i quali è facile possa trovare visibilità il blog di tizio o caio mentre sarebbe certamente più corretto (e anche utile per le stesse case farmaceutiche) fornire contenuti chiari, non fraintendibili che offrano risposte alle domande degli utenti.
Si chiama comunicare. E molte devono ancora imparare a farlo.

Twitter @uale75