Sicurezza sul lavoro: così la tecnologia salva vite umane nel mondo

scritto da il 21 Luglio 2021

Post di Simone Trevisani, amministratore delegato di  Drillmec Spa (Meil Group) – 

Il tema della sicurezza sul lavoro è particolarmente sentito in un settore come il nostro, quello dell’Oil&Gas. La combinazione di potenti attrezzature, dell’uso di sostanze chimiche e di processi ad alta pressione può portare a incidenti pericolosi e persino mortali. Non solo. Spesso gli impianti sono in zone impervie e difficili da raggiungere e molte tragedie si verificano proprio durante il percorso per arrivare al luogo di trivellazione.

Per questo, le aziende che operano in questo ambito sono state costrette a immaginare soluzioni tecnologiche per la sicurezza sul lavoro molto prima di altre e oggi propongono sistemi e protocolli tra i più avanzati e che possono essere presi a esempio da altri settori industriali. Tutto il settore è infatti impegnato in progetti di ricerca e sviluppo in questa direzione aderendo pienamente alla filosofia della «zero accident tolerance policy». Il problema, d’altra parte, esiste in tutto il mondo e non ha ancora visto una vera soluzione anche perché il rischio non riguarda solo attività particolarmente complesse, meccanizzate e digitalizzate. Per questo è importante che le aziende imparino a ragionare su più fronti contemporaneamente e, soprattutto, a sfruttare le opportunità che la tecnologia oggi offre sia in termini di monitoraggio del rischio e di produttività ma anche di controllo da remoto.

Questo significa mettere al centro non solo l’incolumità fisica del dipendente, quindi, ma anche il suo benessere psicologico. Lo stress a cui sono sottoposti alcuni lavoratori nello svolgere le loro mansioni quotidiane, dalle manovre delicate alla gestione di operazioni ad altissima precisione, rappresenta un serio pericolo troppo spesso sottovalutato. Errore umano, mancato rispetto delle procedure, impianti non a norma, negligenza nei controlli sono tra le principali cause di incidenti sul lavoro non solo in questo settore e una costante formazione del personale sul campo, oltre al rispetto delle normative, è di vitale importanza, ma è l’apporto di soluzioni tecnologiche all’avanguardia che consente di ridurre drasticamente il rischio e di salvare molte vite umane.

Al cuore di qualsiasi operazione erogata nei cantieri di perforazione, c’è per esempio un sistema di monitoraggio remoto che utilizza protocolli di IoT per permettere una comunicazione veloce e affidabile tra l’impianto di perforazione e il centro di supporto nel quartiere generale, che nel caso di Drillmec si trova a Piacenza, quasi sempre a decine di migliaia di chilometri di lontananza. Questo sistema consente agli ingegneri di tenere traccia del funzionamento e dello stato delle attrezzature in tempo reale. Inoltre, permette l’implementazione di modelli di intelligenza artificiale per proiettare le necessità di manutenzione e predire il ciclo di vita delle attrezzature. Si riduce così la necessità di interventi diretti e di persona in cantiere e quindi l’esposizione degli operatori a situazioni di rischio. Da alcuni anni ormai si è diffuso l’impiego di smartglasses che permettono agli ingegneri di eseguire collaudi o manutenzioni senza essere presenti fisicamente sull’impianto. Questo si dimostra particolarmente utile nelle operazioni ad alto rischio, diminuendo drasticamente anche lo stress psicologico dei lavoratori, aspetto ancora trascurato in gran parte dell’industria, ma che nel nostro settore è molto sentito.

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Abbiamo avviato uno studio in collaborazione con un team dei ricerca universitario proprio per identificare, grazie a processi di machine learning, le operazioni e gli strumenti che mettono l’operatore in uno stato di maggiore stress. Quello che abbiamo capito è che spesso lo stress, dal quale possono dipendere decisioni errate, non dipende dalla situazione in sé, ma può derivare per esempio da un’interfaccia macchina-uomo pensata in modo sbagliato (con troppe luci, con spie non chiare, con un’esperienza lato utente che genera ansia). Proporre ai singoli addetti alle diverse operazioni sul campo training specifici in modo da prevenire situazioni di crisi e consentire loro di imparare a gestire la tensione anche in caso di imprevisto, significa mitigare il rischio legato al fattore umano in modo drastico.

Non a caso, il nostro è un settore in cui si fa sempre maggiore uso di simulatori per la perforazione che riproducono con grande verosimiglianza situazioni tipiche delle operazioni, il funzionamento dell’impianto e anche la reazione del pozzo. In questo modo, gli addetti non solo imparano ad utilizzare l’impianto ma sfruttano anche le caratteristiche del digital twin per perforare il pozzo in virtuale prima di farlo in realtà, in un ambiente sicuro e protetto.

Anche se in un futuro non lontano i cantieri potranno essere gestiti integralmente da remoto e grazie all’impiego di robot, oggi la presenza umana non è ancora eliminabile. Grazie all’uso di sensori RFID e di quello che viene chiamato «safety bubble» è però possibile monitorare costantemente l’incolumità delle persone, bloccare automaticamente le operazioni meccaniche in caso di pericolo e, aspetto non di poco conto, limitare l’accesso alle operazioni più delicate solo al personale realmente autorizzato e formato, ricorrendo addirittura a sistemi di sicurezza basati sul riconoscimento dell’iride. L’altra faccia della medaglia dell’uso della tecnologia è, infatti, la cybersicurezza che quando si tratta di contesti sensibili come quello della perforazione petrolifera deve essere affrontato con estrema attenzione. Il pericolo di hackeraggio e intrusione è purtroppo concreto e con effetti potenzialmente disastrosi per le vite umane coinvolte e per l’ambiente.