Il dilemma: voglio investire ma non non voglio perdere!

scritto da il 21 Dicembre 2021

Odio perdere più di quanto ami vincere.

L’ha detto Jimmy Connors ma non c’è bisogno di essere un tennista professionista per pensarlo.

Lo dice anche Wikipedia: per la maggior parte degli individui la motivazione a evitare una perdita è superiore alla motivazione a realizzare un guadagno.

Nella finanza comportamentale questa definizione corrisponde al concetto di “avversione alle perdite”; termine usato per racchiudere una serie di comportamenti irrazionali che tendiamo a mettere in atto quando il rischio di perdere si fa concreto.

Se questa specie di istinto di conservazione ci salva in molte situazioni mettendoci al riparo da rischi inutili, quando si parla di investimenti si traduce in un comportamento estremamente deleterio, ovvero…

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Voglio investire ma non voglio perdere!

Nella mia vita di gestore di capitali questa frase me la sono sentita ripetere fino alla nausea, ma sono certo che la stessa cosa la potrà dire chiunque si occupi di investimenti, sia in banca che come consulente finanziario.

La cosa buffa è che se si investe con l’unico obiettivo di non perdere soldi, l’unico risultato certo sarà proprio quello che si cercava di evitare, ovvero si perderanno dei soldi.

Parafrasando la storica frase di Winston Churchill a commento dell’esito della famosa conferenza di Monaco del 1938: “Dovevate scegliere tra la guerra ed il disonore. Avete scelto il disonore e avrete la guerra”, ad un investitore che dichiara di non voler perdere soldi si potrebbe dire:

“Dovevi scegliere tra rinunciare ad ottenere rendimenti e la paura di perdere soldi, hai scelto di rinunciare al rendimento e perderai i tuoi soldi.”

Purtroppo però, per quanto iniziare ad investire con l’unico obiettivo di non perdere soldi sia totalmente privo di senso, bisogna rilevare che prodotti che illudono i risparmiatori di perseguire proprio questo obiettivo in giro ce ne sono parecchi e ahimè vengono anche venduti con grande facilità.

Può sembrarti strano, ma è più facile camminare sulle acque che investire senza che la normale volatilità del mercato presenti momenti di ribasso nei nostri portafogli. Il vero problema è che in giro ci sono troppi ciarlatani che dicono di essere in grado di farlo. Intendo di investire senza mai perdere, non di camminare sulle acque. Ce ne sono anche di quelli, ma molti meno.

Un investimento che cresca costantemente nel tempo senza oscillazioni ad oggi (tassi negativi a breve) non esiste, neanche considerando i titoli più sicuri come i tanto amati titoli di stato.

Quindi un bravo consulente come dovrebbe porsi di fronte alla classica richiesta del “non voglio perdere?”

Bè, purtroppo un consulente non può far molto per curare questa errata credenza presente nella mente della maggior parte degli investitori.

La soluzione sarebbe quella di educare i clienti, ma ovviamente non tutti i consulenti hanno il tempo, le risorse e/o le capacità per poterlo fare.

L’ideale sarebbe risolvere il problema a monte, introducendo l’Educazione Finanziaria nelle scuole, per far capire agli studenti cosa sono i mercati finanziari, perché hanno dei rendimenti positivi nel lungo periodo e che le oscillazioni sono naturali.

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Se a scuola si affrontassero in modo serio questi temi, i futuri investitori avrebbero le basi necessarie per sapere come è meglio difendersi dal rischio di perdite (temporanee), attraverso un portafoglio ben diversificato costruito per l’orizzonte temporale corrispondente.

Capirebbero soprattutto che il tempo, e non il tempismo (timing) è nostro amico.
Il tempo ha la più alta capacità di proteggerci dal “non voglio perdere”.

Sappiamo infatti dalla storia che con un orizzonte temporale lungo (oltre i 10 anni) gli investimenti azionari, in teoria quelli più rischiosi, hanno una probabilità bassissima di finire in territorio negativo.

Potremmo anche aggiungere che nella storia degli indici sviluppati (G7 per semplificare) non è mai successo che in un orizzonte temporale di 20 anni un investimento azionario abbia perso del capitale.

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È anche vero che nel corso di questi vent’anni le oscillazioni di tali investimenti sono state importanti, quindi come conciliare l’obiettivo di rendimento con la percezione del rischio?

Purtroppo una soluzione definitiva non c’è, certamente la strada è quella di cercare di far comprendere agli investitori attraverso spiegazioni e dimostrazioni pratiche che l’orizzonte temporale e il tempo ci proteggono già per sé, pur sapendo che le oscillazioni faranno sempre paura e non sarà mai facile vedere il proprio conto in rosso.

Le fasi di ribasso, specie quando violente sono un’esperienza che si può gestire solo dal lato emotivo, agire in tempo di crisi è un’attività molto difficile, nella maggioranza dei casi il consiglio è di restare a guardare. In fondo, la soluzione risiede sempre e solo nella consapevolezza dell’investitore.

Bisogna educare, educare, educare e ancora educare per far sì che gli investitori siano preparati ad affrontare quei momenti difficili, avendo magari anche pianificato il da farsi in anticipo.

Noi ci stiamo provando con grande impegno a produrre contenuti di valore che possano aiutare i risparmiatori a muoversi con più sicurezza nella giungla degli investimenti, ma sappiamo bene che la lotta è dura.

Come dico spesso il ruolo del consulente finanziario o degli operatori bancari è più quello dello psicologo che dell’investitore, magari dovremmo cercare di coinvolgere più psicologi e formarli alla disciplina degli investimenti.

In ogni caso se tutti ci dedicassimo con impegno a migliorare l’educazione finanziaria in Italia, probabilmente i tanti ciarlatani che continuano a far soldi dicendo di essere in grado di camminare sulle acque farebbero meno danni al sistema del risparmio italiano.