Sicurezza sul lavoro: manager e dipendenti leggono i dati in modo diverso?

scritto da il 22 Dicembre 2021

Secondo una rilevazione sulla sicurezza dell’Istituto Superiore di Sanità, la percezione del rischio di subire un infortunio sul lavoro o di contrarre una malattia professionale è piuttosto contenuta tra i lavoratori. Infatti, poco più di un quarto ritiene “alta o molto alta” la possibilità di infortunarsi (26 per cento del totale) e meno di un quinto considera “alta o molto alta” la probabilità di ammalarsi a seguito dell’attività svolta (19 per cento). Per il resto si tratta di ipotesi ritenute molto remote (e considerate “basse” o “inesistenti” rispettivamente dal 76 per cento e dall’81 per cento).

I dati però mostrano altro

Ad esempio, dalla pubblicazione da parte dell’Inail delle rilevazioni dei primi 8 mesi del 2021 risulta un incremento delle denunce di infortunio (+8,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020) e anche un aumento delle patologie di origine professionale (+31,5 per cento).

Questi ultimi numeri risentono probabilmente degli effetti pandemici e delle restrizioni conseguenti e, presumibilmente, risultano anche sotto-stimati in un sistema nazionale dove, secondo la Relazione annuale Inail, l’86,57 per cento delle aziende verificate presenta irregolarità nella corresponsione dei premi di assicurazione. Tuttavia il fenomeno degli infortuni sul lavoro resta storicamente caratterizzato da un trend di crescita (ne abbiamo parlato in un precedente post pubblicato su Econopoly).

Tra i motivi delle discrepanze soggettive rispetto al rischio effettivo connesso ad un comportamento, la letteratura scientifica individua ad esempio i bias cognitivi, ovvero deviazioni sistematiche che interferiscono con la razionalità del ragionamento e causano errori nelle valutazioni.

Ora se l’esistenza di giudizi non necessariamente corrispondenti all’evidenza è un aspetto generalizzato che si riscontra empiricamente in tutti gli individui, ulteriori studi mettono in luce anche l’esistenza di disallineamenti nella percezione della sicurezza tra i diversi gruppi gerarchici di un’organizzazione.

Quali evidenze risultano dagli studi sul tema sicurezza sul lavoro?

Una ricerca realizzata nel settore delle costruzioni, attraverso un questionario di 50 elementi, ha esaminato il safety climate (appunto le percezioni che hanno i lavoratori sull’importanza della sicurezza nell’ambiente di lavoro, ne abbiamo parlato precedentemente su Econopoly) e i tassi di infortunio di tre gruppi di personale (lavoratori edili, supervisori e responsabili di cantiere) confermando l’esistenza di differenze. Da un lato, i manager hanno riportato punteggi più elevati rispetto ai supervisori e ai lavoratori edili e, d’altro lato, le discrepanze nella percezione della sicurezza tra lavoratori e manager sono risultate correlate con un successivo diverso tasso di infortuni (che è stato registrato a tre anni di distanza dalla rilevazione delle percezioni stesse).

Altri studi hanno interessato ulteriori settori produttivi, ad esempio una rilevazione condotta nelle organizzazioni sanitarie scozzesi attraverso un sondaggio trasversale anonimo (con un tasso di rispondenza dell’84 per cento) ha confermato che vi sono delle differenze significative nel safety climate tra team con diverse funzioni. Qui, infatti, i dirigenti hanno riportato valori maggiori rispetto agli altri intervistati.

Queste evidenze confermano la necessità di intervenire sui livelli operativi, come altre analisi ricordano anche la necessità di curarsi dei lavoratori informali che, per le limitazioni economiche cui sono soggetti, possono risultare più vulnerabili (a riguardo il Rapporto dell’ILO dà conto dell’esposizione elevata al rischio sostenuta nell’economia informale ai tempi del Covid-19).

Uno studio pubblicato su Safety Science ad esempio allerta che, tra questi, solo un terzo considera prevedibili i rischi in materia di salute e sicurezza sul lavoro. In più, lo stesso studio ricorda anche che, per prevenire e ridurre i problemi legati allo svolgimento dell’attività lavorativa, -oltre ad una formazione regolare- anche la disponibilità di prestiti accessibili può essere utile ai lavoratori più indigenti.

Fonte: ILO (Clicca sull'immagine per ingrandire)

Fonte: ILO (Clicca sull’immagine per ingrandire)

Un altro aspetto da tenere presente riguardo al safety climate è l’appartenenza ad una minoranza etnica perchè sembra correlata ad una minore probabilità di venire raggiunti, valutati e quindi rappresentati nelle ricerche sul tema.

Uno studio pubblicato sul Journal of Safety Research ha tentato, appunto, di colmare questo vuoto conoscitivo con un’analisi fattoriale esplorativa e un’analisi fattoriale di conferma. È risultato che le percezioni sulla sicurezza differiscono significativamente per nazionalità, oltre che per altre caratteristiche personali e familiari. Anche la cultura locale infatti condiziona l’intenzione comportamentale sul posto di lavoro, spesso a detrimento di azioni fondate su elementi oggettivi (come mostra uno studio randomizzato sul tema).

È anche interessante capire se la percezione sulla sicurezza risulta differente anche tra i professionisti del settore. Uno studio pubblicato su Safety Science realizzato appunto su un gruppo di esperti di sicurezza e salute nelle costruzioni ha ottenuto differenze statisticamente significative nel rischio percepito a seconda dell’età, mentre è stato determinato che non vi è alcuna differenza significativa nella percezione del rischio tra uomini e donne.

Anche le imprese stesse possono mostrare differenti percezioni riguardo alla sicurezza dei luoghi di lavoro, ma converrebbe loro interpretare in modo positivo il tema perché uno studio (che indaga appunto la relazione tra l’efficienza dell’innovazione e la percezione delle normative in materia di salute e sicurezza sul lavoro da parte delle imprese) mostra che le aziende che riconoscono come positive le normative in materia di sicurezza tendono, poi, ad essere più innovative delle altre.

Se i disallineamenti interessano tanto i differenti ruoli quanto gli esperti e sono anche predittive del successo delle imprese, allora è necessario (oltre che utile) investire su questo aspetto.

Come attivarsi in proposito?

Alcune direzioni si trovano in altri studi e riguardano ad esempio l’importanza di monitorare anche i cambiamenti delle percezioni nel corso del tempo, come mostra uno studio pubblicato in Safety Science che ha sviluppato un questionario di 67 elementi allo scopo. Oppure è utile sapere che, per orientare le prestazioni verso una maggiore accortezza, non è sufficiente l’esistenza di misure di sicurezza, è necessario invece che i lavoratori percepiscano come effettiva e corretta l’implementazione dei sistemi di protezione della salute all’interno dell’organizzazione, come argomentato da uno studio pubblicato sull’International Journal of Progressive Research in Science and Engineering.

Per promuovere una classificazione e anche  uno scambio delle conoscenze realizzate progressivamente, poi può venire promossa una banca dati. Ovvero uno strumento utile per mettere a punto leve comunicative efficaci ed applicare modelli di informazione, formazione e addestramento specifici per i lavoratori. Tutto al fine di ridurre il fenomeno infortunistico (in termini di numerosità e gravità), come propone uno studio pubblicato sul Journal of Advanced Health Care.

Risulta anche consigliabile intervenire preventivamente alla formazione di differenze nelle percezioni rispetto alla sicurezza, ad esempio intercettando i lavoratori più giovani, anche con strumenti adatti all’età. Ad esempio è stato realizzato il progetto “Sicuri si diventa” pensato per costruire un serious game in tema (i dettagli dell’intervento sono illustrati dai promotori nel paper per il convegno Aiucd 2021).

Gli interventi formativi nell’educazione alla sicurezza possono includere anche approcci innovativi come l’apprendimento basato sui problemi che, applicato in uno studio randomizzato condotto in ambito infermieristico, ha dimostrato un aumento significativo delle percezioni sulla sicurezza tra il personale.

Oppure sembra promettente il ricorso alla formazione in ambienti virtuali, già utilizzato in una sperimentazione, che tra l’altro ha mostrato come anche strumenti a basso costo e basso sforzo (nel caso in specie semplici poster) riescono ad influenzare positivamente la cultura della sicurezza.

Anche ricorrere ad una percezione collettiva per condividere le rilevazioni tramite apposite tecnologie sembra una strada promettente, come risulta da uno studio che ha quantificato un miglioramento in termini di sicurezza pari al 25 per cento (da un “rischio di gravi incidenti” a un “rischio ipotetico residuo di collisioni senza lesioni minori”) per i partecipanti alla sperimentazione.

(Adobe Stock)

(Adobe Stock)

Quali indicazioni sulla sicurezza ricavare da questi studi?

In conclusione, le evidenze mostrano l’esistenza di discrepanze sul tema della sicurezza aziendale e allertano che tali disallineamenti possono aumentare gli ostacoli allo sviluppo e all’implementazione di modi efficaci per mitigare i rischi sul posto di lavoro.

Infatti, una percezione del rischio difforme rispetto alla realtà costituisce un limite ad un efficace contenimento del pericolo sul posto di lavoro ed ostacola la messa in atto di sistemi di prevenzione adatti. Allo stesso modo, la significativa variazione nella percezione tra alcuni gruppi di personale ha potenziali implicazioni negative per la sicurezza e potrebbe essere necessario, invece, allinearla per costruire così una cultura della sicurezza positiva e forte.

Con una migliore comprensione delle differenze nella percezione del clima di sicurezza tra il personale, difatti, si possono poi progettare interventi di sicurezza completi, evitando una sovrastima dell’efficacia dei sistemi di sicurezza a livello locale. Ad esempio, si possono indirizzare i singoli gruppi con iniziative personalizzate (per colmare le particolari lacune evidenziate).

In generale, è facilitando l’estrazione e l’affrontamento dei livelli deboli nella cultura della sicurezza che si può aiutare un’organizzazione a migliorare la prevenzione degli incidenti e il safety climate (con vantaggi che riguardano anche la produttività).

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Leggi anche: Il decreto fisco-lavoro/ Sicurezza sul lavoro, stretta sul nero

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 Riferimenti bibliografici (estratto)

Afolabi F. J. et al., 2021, Can occupational safety and health problems be prevented or not? Exploring the perception of informal artisans in Nigeria, Saferty Science, 135, 105-197

de Wet C. et al., 2010, Measuring perceptions of safety climate in primary care: a cross-sectional study, JoEiCP

Marin L. S. et al., 2019, Perceptions of safety climate across construction personnel: Associations with injury rates, Safety Science, 118, 487-496