Supply chain a rischio, così è passata da cenerentola a regina tra le priorità

scritto da il 05 Aprile 2022

Post di Fabrizio Fassone, regional vice president di Jaggaer Italia – 

Sono tempi di radicali cambiamenti per le priorità aziendali. Parto da un dato illuminante: la società americana di ricerca The Hackett Group ha recentemente pubblicato il suo studio annuale sulle priorità del procurement per il 2022. Le aziende, in tutto il mondo, hanno chiaramente messo al primo posto l’attenzione alla riduzione dei rischi di interruzione delle catene produttive, criticità fortemente correlata alla disponibilità di materie prime. La cosa singolare è che questa voce che non era mai stata al primo posto nelle priorità delle imprese fino ad oggi (era in seconda posizione nel 2021 e negli anni precedenti non compariva neanche tra le top five) mentre oggi è in cima alle strategie di business di tutti i settori, automotive in primis.

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L’interruzione degli approvvigionamenti e il suo impatto sul business sono ora, insieme alla sostenibilità dei fornitori, le principali preoccupazioni non solo del procurement ma anche dei board aziendali, poiché le funzioni acquisti rivestono oggi un ruolo sempre più strategico all’interno dell’organigramma.

Ciò di cui le imprese hanno sempre più bisogno sono visibilità profonda sui mercati di fornitura e analisi predittive che aiutino nella gestione del rischio in catene di fornitura sempre più lunghe e globali, sviluppando piani A, B, e C per avere la migliore tutela possibile di fronte ad ogni calamità, shortage o fenomeno imprevisto. L’obiettivo è incrociare sempre meglio e in maniera sempre più efficiente domanda e offerta, fermi i requisiti di risk management ed ESG, con metodiche che, in Jaggaer, abbiamo definito Autonomous Commerce.

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La trasformazione digitale della supply chain rimane la leva più potente per le aziende, seguita da vicino dagli sforzi per garantire una cultura organizzativa diversa e inclusiva. Ma è l’affidabilità delle informazioni a rimanere una delle principali preoccupazioni di rischio: certamente intesa come cybersecurity, ma anche e sempre più come qualità del dato e sua fruibilità e capacità di lettura e analisi, a supporto dei processi decisionali. La gestione dei dati è sempre più il vero fattore abilitante per la business continuity.

A tale proposito vorrei sottolineare un aspetto talvolta non considerato a sufficienza. È fondamentale, nell’investire in tecnologia, capire se il partner che stiamo scegliendo ha la solidità economica e tecnologica per continuare a sostenere nel tempo gli investimenti in R&D necessari per guidare strategie di business davvero data driven: la curva di accelerazione dell’innovazione tecnologia di questi anni è senza precedenti e i passi da gigante che la ricerca sta facendo, in particolare in Intelligenza Artificiale e machine learning non hanno eguali. Un dettaglio non trascurabile: per non restare indietro nel business è necessario riuscire a cogliere appieno queste, sempre nuove, opportunità.