PNRR e ZES per l’Italia hub strategico d’Europa nel Mediterraneo

scritto da il 16 Giugno 2022

Post di Mario Angiolillo, direttore dell’Osservatorio Relazioni EU-UK-USA di The Smart Institute. Esperto di tematiche geopolitiche e di relazioni internazionali, svolge attività di advisory per diverse società con particolare riferimento agli impatti e alle opportunità offerte da Brexit.

Gli accadimenti di queste ultime settimane hanno riportato fortemente al centro del dibattito l’importanza dell’Euromediterraneo nel quadro geo-economico e geo-sociale.

Il tema legato alla necessità della UE di individuare centri di approvvigionamento energetico alternativi a quelli attuali sia per quanto attiene ai Paesi produttori che alle linee di transito, così come il rischio, da scongiurare, di una nuova crisi alimentare legata alla carenza di grano, richiamano quanto sopra indicato.

In questo contesto il Mezzogiorno d’Italia torna ad essere potenzialmente candidato come Hub strategico Europeo nel Mediterraneo, potendo caratterizzarsi come porta verso il continente Africano e verso l’Oriente ma anche come linea di transito tra queste aree e l’Atlantico risalendo l’Europa.

Da una parte è essenziale che l’Unione Europea realizzi un Next Generation EU 2 per determinare in maniera organica tra i Paesi Membri una risposta alla crisi energetica, senza andare a gravare eccessivamente sui bilanci dei singoli Stati ma anzi andando a creare degli efficaci meccanismi di solidarietà come accaduto nell’affrontare le conseguenze della Pandemia da Covid-19.

Dall’altra parte sarà essenziale per il nostro Paese sfruttare al meglio le risorse già stanziate nel PNRR, che attingono alle risorse del Next Generation EU, per gli investimenti infrastrutturali nel Mezzogiorno.

A tal fine diventerà fondamentale che tali interventi vengano pensati all’interno di una strategia complessiva per il nostro sistema Paese in grado raggiungere il richiamato obiettivo di rendere l’Italia Hub europeo nel Mediterraneo.

immagine di Bernd Dittrich per Unsplash

immagine di Bernd Dittrich per Unsplash

Quando si parla di Euromediterraneo non si può non pensare all’Agenda Onu 2030 sulla sostenibilità, e orientare ai suoi obiettivi gli sforzi progettuali, definendo così una prima cornice strategica per questi investimenti. Proprio in quest’ottica ha iniziato a muoversi il CIPESS, come abbiamo già evidenziato in una precedente analisi su queste colonne a febbraio.

Un altro elemento in grado di favorire un approccio organico alle progettualità da realizzare in questo contesto è rappresentato dalle Zone Economiche Speciali (ZES).

Le ZES sono state istituite, come aree all’interno delle quali è possibile beneficiare di vantaggi fiscali e semplificazioni amministrative, con il Decreto legge 20 giugno 2017 n. 91, convertito con modificazioni dalla legge 3 agosto 2017 n. 123, e poi il con il DPCM 25 gennaio 2018 è stato adottato il Regolamento recante l’istituzione di Zone Economiche Speciali. La loro istituzione è stata realizzata nell’ambito delle misure per la crescita economica del Mezzogiorno.

Proprio per dare maggiore impulso alle ZES in relazione agli investimenti previsti nel PNRR, queste sono state poi riformate con il decreto-legge ‘Governance e Semplificazioni’ (DL n. 77/2021 convertito in legge n. 108/2021), con il decreto-legge ‘Recovery’ (DL n. 152/2021 convertito in legge n. 233/2021) e successivamente perfezionate con il decreto-legge 36/2022 “Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)”.

Importanti sono le risorse previste nel PNRR per interventi di infrastrutturazione all’interno delle ZES.

630 milioni di euro, divisi tra le 8 aree (Abruzzo, Campania, Adriatica, Ionica, Calabria, Sicilia orientale, Sicilia occidentale, Sardegna), sono destinati agli interventi sull’ultimo miglio, ovvero ai collegamenti all’interno delle ZES tra le aree industriali, le aree portuali e la rete ferroviaria, nazionale e trans europea, così come con la rete autostradale.

Inoltre, il PNRR destina ulteriori 1,2 miliardi di euro ad interventi di rafforzamento dei porti del Mezzogiorno d’Italia.

Il decreto-legge 36/2022 ha inoltre previsto uno stanziamento di ulteriori 250 milioni di euro, tramite una delibera CIPESS a valere sulla programmazione 2021-2027 del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, destinati ad appositi Contratti di Sviluppo finalizzati a semplificare e ridurre i tempi degli interventi.

Lo stesso decreto ha poi innalzato il tetto del credito di imposta per le nuove attività che da 50 milioni è stato ampliato a 100 milioni di euro, inserendo tra le spese ammissibili anche l’acquisto di immobili e di terreni, o l’ampliamento e la realizzazione di immobili strumentali agli investimenti, anche mediante il ricorso allo strumento della locazione finanziaria.

Sono state poi introdotte ulteriori semplificazioni amministrative attraverso l’introduzione di un procedimento di autorizzazione unica per tutte le attività e la creazione di uno sportello unico digitale, disponibile anche in lingua inglese, presso il quale presentare tutti i progetti soggetti ad autorizzazione unica. Sono inoltre stati dimezzati i tempi per il rilascio dell’autorizzazione, e sono stati resi perentori prevedendo il silenzio assenso.

Diventa essenziale a questo punto, oltre che l’effettiva realizzazione dei previsti interventi infrastrutturali, anche la capacità di attrarre investimenti, da primari attori nazionali e internazionali, che siano finalizzati a sviluppare, sia da un punto di vista logistico che produttivo, quelle connessioni geografiche, all’interno dei settori di primo interesse quali ad esempio quello energetico, funzionali al progetto di rendere l’Italia hub europeo nel Mediterraneo.

Servirà a tal fine la capacità di concertare le azioni da parte di tutti i principali soggetti coinvolti, in primis il Governo nazionale, gli Enti Locali, e la rete delle Camere di Commercio italiane all’estero o le sedi italiane delle Camere di Commercio di Paesi esteri.

Nonostante le criticità del periodo attuale, si tratta di un’occasione da non sprecare per abbattere il gap economico delle regioni del Mezzogiorno d’Italia e per valorizzarne al meglio le potenzialità, all’interno di una strategia complessiva finalizzata all’obiettivo di rendere l’Italia l’hub europeo nel Mediterraneo

Twitter: @DottAngiolillo