Crisi bancarie, che cosa le alimenta nel mondo moderno

scritto da il 17 Maggio 2023

Post di Luca Battaglia, laureato in Economia e Finanza Aziendale, appassionato di tematiche politiche e geopolitiche e co-fondatore del blog Pillole di Politica – 

Oggigiorno è facile trovarsi d’accordo con l’affermazione “la presenza, all’interno di una nazione, di conflitti armati e difficoltà economiche e sociali (come un basso tasso di occupazione o un’elevata inflazione) indeboliscono fortemente la performance finanziaria del settore bancario e deteriorano la capacità delle banche stesse di svolgere la loro principale funzione di intermediazione”.

Al riguardo, il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha recentemente rilevato (Campaorè A., Miachila M., Ouedraogo R., Sourouema S. (2020), “The Impact of Conflict and Political Instability on Banking Crises in Developing Countries” – International Monetary Fund), con riferimento al periodo 1970-2016, su un panel di 92 paesi emergenti e in via di sviluppo che aderiscono all’OCSE, che l’instabilità politica ed i conflitti armati si traducono in minor credito al settore privato, deteriorando i bilanci delle banche e generando inefficienze operative in termini di gestione e allocazione delle attività e delle passività bancarie.

Di fatto, così come i paesi caratterizzati da una minore stabilità governativa presentano un’elevata esposizione al rischio politico, una maggiore stabilità del governo è sintomo di una più bassa probabilità di rilevamento di crisi bancarie all’interno della nazione. Per l’analisi sono state prese in considerazione 191 crisi bancarie.

L’elaborato del Fmi si concentra dapprima sulla definizione della variabile dipendente dell’analisi, la crisi bancaria, definendola come la situazione in cui una o più banche dello stesso paese o della stessa regione soffrono contemporaneamente di rilevanti problemi di insolvenza o illiquidità.

Che cosa succede durante una crisi bancaria

Nello specifico, durante una crisi bancaria: 1) risultano facilmente percepibili segnali di difficoltà finanziarie all’interno dell’intero sistema bancario; 2) sono necessarie significative misure di intervento di politica bancaria in risposta alle perdite concretizzatesi. Sulla seconda condizione, si considerano significativi quegli interventi politici che utilizzano almeno tre delle sei seguenti misure: (a) blocco dei depositi; (b) nazionalizzazioni bancarie; (c) ristrutturazione bancaria; (d) ampio sostegno alla liquidità; (e) rilevanti garanzie poste in essere; (f) una significativa attività rivolta agli acquisti. Per quanto riguarda invece i dati su conflitti armati e instabilità politica, ovvero le variabili indipendenti dell’analisi, vengono raccolti una serie di indicatori che coprono la maggior parte di quelli utilizzati in letteratura.

Con riferimento ai conflitti, dal programma UCDP (Uppsala Conflict Data Program – un programma di raccolta dati sui conflitti armati nel mondo gestito dall’università di Uppsala, in Svezia) è possibile estrarre il numero dei conflitti armati (definiti come l’incompatibilità governativa e/o territoriale che sfocia nell’uso della forza armata) in corso in tutto il mondo, fornendo al contempo una scala di intensità dei conflitti che assume il valore di 1 se il bilancio delle vittime conseguentemente al conflitto in un dato anno è tra 25 e 999, 2 se è 1000 o più, 0 altrimenti.

La figura 1 mostra la relazione tra il numero dei paesi in crisi bancaria e in conflitto, definendo una relazione positiva tra i due fattori e fornendo di fatto la prova che le principali ondate di conflitto tendono ad essere sempre associate con una più alta probabilità di manifestazione di crisi bancarie.

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Fonte: Campaorè A., Miachila M., Ouedraogo R., Sourouema S. (2020), “The Impact of Conflict and Political Instability on Banking Crises in Developing Countries” – Fondo monetario internazionale (cliccare sulla figura per ingrandire)

Per quanto invece riguarda l’instabilità politica, vengono utilizzati sei differenti indicatori: (i) modifiche al gabinetto del governo: rappresenta il numero di volte in un anno che un nuovo soggetto viene nominato primo ministro e/o la situazione in cui il 50% almeno delle posizioni di gabinetto vengono assunte da nuovi ministri; (ii) variazione dell’esecutivo: misura il numero di volte in un anno che il controllo del potere esecutivo passa di mano. Tale cambiamento richiede che il nuovo esecutivo sia del tutto indipendente dal suo predecessore;

(iii) manifestazioni antigovernative: cattura qualsiasi incontro pubblico pacifico, composto da almeno 100 persone, con lo scopo principale di esprimere la propria opposizione politica nei confronti del governo in carica; (iv) grandi crisi di governo: denota qualsiasi situazione in rapido sviluppo che minaccia di portare alla caduta dell’attuale esecutivo; (v) scioperi generali: misura qualsiasi sciopero di 1.000 o più lavoratori dell’industria o dei servizi e che coinvolge più di un datore di lavoro; e (vi) assassini politici: rappresenta qualsiasi omicidio o tentato omicidio di un alto funzionario governativo o politico indotto da motivi esclusivamente politici. La figura a seguire presenta tutte le correlazioni esistenti tra gli indicatori appena citati.

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Fonte: Campaorè A., Miachila M., Ouedraogo R., Sourouema S. (2020), “The Impact of Conflict and Political Instability on Banking Crises in Developing Countries” – Fondo monetario internazionale (cliccare sulla figura per ingrandire)

Sebbene alcune variabili siano significativamente correlate tra loro, la maggioranza presenta bassi gradi di correlazione (molti valori risultano inferiori a 0,1). A questo punto è possibile osservare, in figura 3, l’insieme delle probabilità condizionate e incondizionate che una crisi bancaria si manifesti o meno a seguito di conflitti o dell’emergere delle variabili di instabilità politica (i) (ii) (iii) (iv) (v) (vi) incluse nell’analisi.

Nello specifico, per ogni variabile viene presentato, in colonna 3, il numero complessivo di osservazioni prese in considerazione, il numero complessivo di crisi bancarie e la probabilità che queste si manifestino. Tale colonna considera quindi tutte le osservazioni per ciascuna variabile indipendente, indicando la probabilità incondizionata di una crisi bancaria, cioè la probabilità che la crisi si manifesti a prescindere dalla presenza o meno di conflitti e/o instabilità politica.

Nelle colonne 4 e 5, invece, viene indicata la probabilità condizionata di una crisi bancaria, assumendo sia una crisi bancaria in assenza di conflitti e instabilità politica (colonna 4), che una crisi bancaria con la presenza di conflitti e instabilità politica (colonna 5). Inoltre, nella colonna 6 viene inserita la semplice differenza tra le probabilità condizionate di una crisi bancaria (colonna 5 – colonna 4), mentre in colonna 7 il p-value. Infine, nell’ultima colonna (colonna 8) viene riportato il chi quadrato di Pearson, una misura della dipendenza (o indipendenza) tra il verificarsi di crisi bancarie e la presenza di conflitti o instabilità politica; nello specifico, l’indice mostra la presenza di una relazione statisticamente significativa tra crisi bancarie e conflitti e/o instabilità politica.

Come si può osservare, la probabilità che si manifesti una crisi bancaria è maggiore quando conflitto e instabilità politica si verificano piuttosto che in loro assenza, superando al contempo anche tutte le probabilità incondizionate. Ad esempio, considerando la variabile cabinet change, la probabilità condizionata di una crisi bancaria senza conflitti e instabilità è del 5%, ma la probabilità condizionata quasi raddoppia se assumiamo conflitti o instabilità politica (8,5%), superando di gran lunga anche la probabilità incondizionata (6,4%). La differenza tra i valori è ancora più evidente con riferimento a scioperi generali (general strikes) e omicidi politici (assassinations).

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Fonte: Campaorè A., Miachila M., Ouedraogo R., Sourouema S. (2020), “The Impact of Conflict and Political Instability on Banking Crises in Developing Countries” – Fondo monetario internazionale (cliccare sulla figura per ingrandire)