Talenti da attrarre, cosa possono e devono fare Pmi e startup

scritto da il 08 Agosto 2023

Post di Chiara Bricca, Head of EduTech & Data di StartupItalia –

L’ecosistema di PMI e startup è senza dubbio un universo sempre più soggetto a dinamiche di innovazione e all’integrazione di nuove tecnologie, ma nonostante le fulminee evoluzioni dei modelli di Machine Learning e Intelligenza Artificiale, non può comunque prescindere dalla professionalità e dalle caratteristiche dell’essere umano nei propri processi di sviluppo. Il reclutamento e la crescita di giovani talenti nelle realtà aziendali sono infatti elementi cardine per esplorare nuovi mercati, spalancare le porte verso nuovi prodotti e servizi e portare valore aggiunto all’ecosistema delle realtà innovative. E solo se PMI e Startup riescono a essere attrattive per chi si affaccia oggi al mondo del lavoro, si possono aprire nuove prospettive di sviluppo e di espansione, non solo per la filiera dell’innovazione ma per l’intero sistema Paese.

La capacità di attrarre e trattenere nuove risorse all’interno di realtà aziendali in forte evoluzione, è stata tra gli argomenti al centro di SIOS23 Summer: INSIEME, il summit organizzato da StartupItalia in collaborazione con SACE e l’Università Luiss Guido Carli, per la prima volta in assoluto di scena a Roma.

Come devono muoversi quindi le organizzazioni per conquistare i giovani talenti del digitale? A dare una prima risposta è l’indagine contenuta nel report presentato dalla Startupitalia Academy (la business unit dedicata alla formazione per startup e PMI di Startupitalia, nata con l’obiettivo di supportare le aziende nel processo di formazione continua delle competenze necessarie) nella cornice del Summit e basato su una ricerca di Adecco che ha coinvolto oltre 34.000 lavoratori da 25 Paesi del mondo.

Le tre scelte dei giovani talenti

Dall’indagine emerge che il 25% degli intervistati ritiene un percorso lavorativo di successo quando gli viene offerta un’opportunità di crescita professionale, con riferimento soprattutto a promozioni e aggiornamenti delle proprie competenze.
Il 29% degli intervistati sarebbe disposto persino a un taglio della busta paga per lavorare meno ore alla settimana e avere più tempo per la propria vita privata. Il 31% di chi si è sottoposto allo studio ritiene imprescindibile che l’azienda offra gratuitamente un sostegno psicologico. La ricerca infatti evidenzia come nell’ultimo anno d’indagine (dal 2021 al 2022) il tema del benessere mentale dei lavoratori sia peggiorato. In Italia lo pensa il 31% degli intervistati, e un analogo scenario si trova in Francia e Spagna.

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Fattori necessari, ma che da soli non bastano a determinare le scelte professionali. Dall’indagine emergono infatti come aspetti fondamentali le relazioni – Il 74% del campione intervistato si dice “altamente soddisfatto sul lavoro” quando intrattiene una buona relazione con i suoi colleghi e la fiducia – Il 40% degli intervistati crede che una relazione di fiducia con i propri colleghi e manager, sia il primo fattore per una carriera lunga e di successo -.

Il supporto della formazione finanziata

Ciò che si evince, dunque, è come PMI e Startup dispongano di tre tra le leve principali per attrarre giovani talenti: condividere la mission dell’azienda (unitamente a valori e cultura della stessa), comunicare garanzie di crescita e lo spazio per eventuali “scatti” di carriera, dare importanza ad aumenti in busta paga e ai premi produzione ma senza dimenticare l’efficacia di politiche di Welfare, corsi di formazione e flessibilità oraria.
A questo riguardo, le aziende possono essere supportate della varie risorse a disposizione della cosiddetta “formazione finanziata” – ovvero fondi a disposizione dell’azienda previa adesione a un fondo interprofessionale, e fondi messi a disposizione direttamente dalle programmazioni regionali e/o statali.

L’iniziativa è nata oltre 20 anni fa con l’istituzione dei Fondi Professionali Paritetici, (introdotti in Italia dall’art. 118 della Legge n.388 del 23 dicembre 2000) cioè organismi autonomi vigilati dall’ANPAL e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali pensati per promuovere la formazione e la reintroduzione professionale dei lavoratori. Con il tempo, i Fondi hanno acquisito il ruolo di canale preferenziale di finanziamento della formazione aziendale e il tema formazione finanziata è tornata di assoluta attualità negli anni post-pandemici grazie all’inserimento all’interno del PNRR del Fondo Nuove Competenze (FNC), che conferisce un ruolo centrale proprio ai Fondi Interprofessionali come canale di accesso principale alla misura per le imprese aderenti.

Un mercato che vale 3 miliardi di euro

Tramite la formazione finanziata le aziende non sono più obbligate a sostenere tutte le spese per i progetti di formazione, ma nel caso di adesione a un fondo interprofessionale possono usare le risorse messe a disposizione dal fondo stesso, che riceve dall’INPS lo 0,30% del contributo integrativo per l’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria versato dall’azienda. Secondo un’analisi di Challenge Network, il mercato della formazione finanziata vale già oltre 3 miliardi di euro in italia, con 800-900 milioni gestiti dai fondi interprofessionali.

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Anticipare le priorità formative con 12 mesi di anticipo è un altro punto di particolare attenzione per le realtà che operano all’interno di settori in rapido cambiamento. Dato che le risorse allocate e impegnate entro i termini di presentazione della domanda saranno comunque utilizzate nell’arco dell’anno successivo, soprattutto per startup e PMI è cruciale includere nei piani di formazione finanziata obiettivi ancora non strategici ma potenzialmente capaci di influenzare il settore di riferimento nel breve termine, individuando piani di sviluppo per i quali ancora non è stato rilevato un fabbisogno formativo immediato ma dal quale potrebbe dipendere la crescita (o meno) dell’impresa nel prossimo futuro.

I talenti sono la chiave per creare nuovo valore

Di fronte a un periodo di accelerazione tecnologica continua come quello attuale e alla disruption dei modelli di business tradizionali, sono ancora le persone la chiave per creare nuovo valore. Per l’ecosistema dell’innovazione, ancor più che per le imprese tradizionali, il reclutamento e la crescita dei giovani talenti nelle organizzazioni e la capacità di PMI e startup di essere attrattive, diventano snodi fondamentali per aprire mercati e sviluppare nuovi prodotti e servizi.