La grande riqualificazione: come cambia il mondo del lavoro

scritto da il 18 Ottobre 2023

La trasformazione digitale e l’innovazione tecnologica negli ultimi 25 anni hanno portato cambiamenti e sviluppi dirompenti nel mondo del lavoro. Già nel 2017 il 52% delle aziende della Fortune500 erano fallite, erano state acquisite oppure avevano dichiarato bancarotta. E una parte importante in questo l’hanno giocata proprio i due fattori sopra citati, con l’esplosione delle dot-com e la nascita delle startup veloci e aggressive in un mercato dalle regole improvvisamente stravolte.

Passammo da una situazione in cui il pesce grande mangiava il pesce piccolo ad una, totalmente differente, dove il più veloce (di solito quello piccolo e snello) arrivava prima e portava via tutto o quasi. Tutto ciò che abbiamo visto accadere nel mondo del lavoro negli ultimi decenni, in seguito all’automazione sempre più spinta e al decollo dell’intelligenza artificiale, oggi diventa una sfida non più soltanto per le aziende ma anche per lavoratori e professionisti in qualunque settore di mercato.

L’innovazione tecnologica e i numeri del lavoro

Nel 2019 nel report “The Future of Work” dell’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) si leggeva che “il 14% dei posti di lavoro esistenti potrebbe scomparire a causa dell’automazione nei prossimi 15-20 anni e un altro 32% potrebbe trasformarsi radicalmente con l’automazione dei singoli compiti”. Se qualche anno fa la previsione sembrava azzardata, oggi i numeri sembrano confermare questo trend sull’onda dell’innovazione tecnologica e dell’accelerazione sul fronte delle applicazioni che utilizzano l’intelligenza artificiale generativa (es. ChatGPT, Bard, ecc.). Secondo il “Future of Jobs Report 2023” del World Economic Forum i datori di lavoro stimano che il 44% delle competenze dei lavoratori saranno stravolte nei prossimi cinque anni. Intelligenza artificiale e automazione potrebbero cancellare più professioni di quante ne creeranno: la differenza secondo il report sarà di 14 milioni di posti in meno nel mondo (69 milioni di posti in nuove professioni contro 83 milioni di posti cancellati).

Un pressante bisogno di riqualificazione

Oltre a questo bisogna considerare che anche tutti gli altri lavori, sebbene considerati stabili, subiranno l’impatto delle nuove tecnologie: sarà necessario un costante aggiornamento, imparare ad utilizzare nuovi strumenti, restare al passo con variazioni sempre più rapide e frequenti nella metodologia di esecuzione delle proprie attività.  Ci troveremo nella situazione in cui un gran numero di lavoratori saranno nelle condizioni di doversi riqualificare per rispondere alle nuove necessità del mondo del lavoro. Una massiccia e rapida riqualificazione (o reskilling) che dovrà tenere la stessa velocità dello sviluppo tecnologico e alla continua rincorsa delle nuove necessità del mondo del lavoro. Dal fenomeno delle grandi dimissioni (anch’esse poi rivelatesi in gran parte dovute a cambi di direzione professionale o di azienda) si passerà alla fase della grande riqualificazione o, se preferite il solito anglicismo, del great reskilling.

L’automatizzazione del lavoro: migliore qualità della vita o taglio dei costi?

C’è anche un altro aspetto meno dibattuto e relativo a quei lavori che resteranno utili e necessari ma che, grazie all’automazione e all’intelligenza artificiale, saranno svolti in tempi ridotti rispetto ad oggi. Un recente report del McKinsey Global Institute sull’economia statunitense afferma che entro il 2030 “fino al 30% delle ore attualmente lavorate potrebbero essere automatizzate”. Questo in un mondo fatto di aziende che lavorano per obiettivi vorrebbe dire un migliore equilibrio vita-lavoro per i dipendenti, la possibilità di concentrarsi sulle attività a valore aggiunto senza essere occupati da quelle ripetitive e alienanti, un conseguente e probabile miglioramento della qualità di prodotti e servizi. Ma sappiamo che l’orario di lavoro è ancora qualcosa di importante e intoccabile per molte aziende e per come sono impostati attualmente la maggior parte dei contratti.

Dunque le domande nascono spontanee fino a diventare timori. Se le stesse attività si potranno svolgere in un tempo ridotto, le aziende come utilizzeranno tale ottimizzazione? Confermando la forza lavoro e provando a sfruttare l’aumentata produttività? Il tempo liberato per i collaboratori potrà essere utilizzato per l’aggiornamento continuo, l’esplorazione di nuove idee e altre attività a valore aggiunto per il business a lungo termine? Oppure si penserà immediatamente a un taglio di costi e risorse, con evidenti e ulteriori impatti negativi sui tassi di occupazione? Non conviene essere pessimisti, ma serve adoperarsi con dovuto anticipo per evitare conseguenze negative in una situazione dalla quale invece potremmo ottenere grandi vantaggi, non solo in termini di risultati aziendali, ma anche di vita personale e professionale.

Un mondo lanciato a tutta velocità: imparare a reimparare

Il mondo che ci apprestiamo a navigare è ricco di possibilità ma viaggia ad una tale velocità che si rende assolutamente necessaria un’immediata rivalutazione del modo di lavorare e di misurare i risultati, di scenari e forme contrattuali, dell’idea di orario di lavoro, delle competenze necessarie per rispondere alle esigenze dei mercati e per sfruttare al massimo le nuove tecnologie. Per ogni professionista l’abilità di disimparare ciò che si sa e imparare cose nuove dovrà diventare uno dei principali punti di forza.

Lavoro

(Norman01 – stock.adobe.com)

Dovremo vivere in costante adattamento ad un mondo in rapida e inarrestabile trasformazione, sviluppando il mindset adeguato per accogliere il cambiamento e sfruttarlo a nostro vantaggio. Servirà porre l’attenzione sull’alfabetizzazione digitale, imparare a utilizzare le applicazioni di intelligenza artificiale, saper analizzare e utilizzare la grande quantità di dati a disposizione, integrando con forti dosi di pensiero analitico e creativo tutto quello che le macchine ci forniranno e che dovremo rendere vivo e umano.

Il lavoro diventa la sfida sociale, dai professionisti alle istituzioni

Siamo nel mezzo del cambiamento, dirompente e rapido, e per sfruttare le numerose opportunità a disposizione sarà necessario rispondere con la stessa velocità e con il coinvolgimento di tutti gli stakeholder coinvolti. Una vera e propria sfida sociale per professionisti e aziende, ma anche per enti e istituzioni che si dovranno occupare di formare i lavoratori del futuro e riqualificare quelli del presente.