Mercato unico digitale: la strategia europea dei dati e le 2 velocità

scritto da il 22 Dicembre 2023

Post di Manuela Borgese, vicepresidente Aicel (Associazione italiana commercio elettronico) – 

La creazione di un mercato unico digitale ha certamente comportato, nel contesto europeo, un’enorme serie di vantaggi, con rilevanti impatti sul fronte degli scambi commerciali e delle opportunità di business.

La strategia messa in campo a livello comunitario si articola attraverso una complessa serie di interventi, diretti a rendere l’Unione maggiormente competitiva, digitale e sostenibile dal punto di vista ambientale.

Tali piani di azione concorrono a creare un mercato digitale in cui possano prosperare  vantaggi per i consumatori, per le imprese e per la società nel suo insieme, tutelando la concorrenza sul mercato e promuovendo la cultura della concorrenza nell’UE.

All’interno del piano di obiettivi connessi a tale scenario, uno dei pilastri principali è legato alla strategia europea sui dati[1], quale fonte essenziale a supporto della crescita economica, dell’innovazione, della competitività e del progresso economico-sociale. Infatti, attraverso l’analisi e l’utilizzo dei medesimi, è possibile accedere a fonti informative essenziali, fra l’altro, a creare e migliorare prodotti e servizi, generare ricchezza in termini di produttività ed efficienza, in maniera trasversale rispetto ai settori economici e alle tipologie di operatori coinvolti.

A causa dell’incremento di utenti e dispositivi connessi, nonché di servizi digitali correlati a supporto dei medesimi, il volume di dati quotidianamente prodotti aumenta costantemente, generando un corrispondente incremento di opportunità e vantaggi.

L’accesso a tale fonte informativa è però ristretto da alcuni prerequisiti essenziali, necessari alla piena attuazione di questa strategia. Un primo dato essenziale riguarda lo scarso ricorso ai dati, a causa di mancanza di competenze e di risorse per poterli interpretare e utilizzare. Dall’altro, i dati risultano spesso inaccessibili, poichè in buona parte concentrati nelle mani di delle big tech.

Per rimuovere le principali limitazioni e far acquisire all’UE una posizione di leadership in una società basata sui dati, la nuova strategia punta ad un sistema di regolamentazione che incentivi la creazione e la circolazione dei dati, agevolando la valorizzazione del relativo  potenziale informativo.

Le nuove normative: l’Europa punta alla sovranità

Nell’impostazione della strategia espansionistica europea, diretta all’acquisizione di una posizione dominante ed innovatrice, una delle questioni fondamentali che la politica economica moderna si è trovata ad affrontare è stata di regolamentare l’economia digitale basata sui dati.

La scelta europea è stata di puntare alla sovranità attraverso specifiche regolamentazioni, a presidio dei principali punti di interesse, fra i quali meritano una specifica menzione: il regolamento in materia di protezione dati personali (2016/679) e il regolamento sui dati non personali (2018/1807) che dettano, per gli ambiti di competenza, i principi per il lecito trattamento dei medesimi e le relative condizioni per la circolazione,  impostando le regole necessarie al funzionamento delle altre normative.

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(Eisenhans – stock.adobe.com)

Inoltre, il Digital Services Act e il Digital Markets Act, emanati per creare uno spazio digitale più sicuro e protetto rispetto ai diritti fondamentali degli utenti, mirando a garantire e promuovere l’innovazione, la crescita e la competitività degli operatori e del Digital  single market europeo. Altre regolamentazioni di significativa importanza sono  gli ormai imminenti Artificial Intelligence Act, per la previsione della delicatissima questione dell’Intelligenza Artificiale, e l’Interoperable Europe Act, che andrà a prevedere le strutture di interconnessione dei dati.

La portata rivoluzionaria del Data Act

Menzione separata merita il recentissimo Data Act, dalla portata rivoluzionaria, che rappresenta il meccanismo portante alla base delle normative esaminate. Attraverso la previsione di norme armonizzate sull’accesso e l’utilizzo equo dei dati, la riforma mira ad incrementare il volume dei dati prodotti e a rimuovere quelle barriere contenitive di cui si è accennato, attribuendo agli utenti il diritto di accedere e riutilizzare i dati generati dall’uso dei loro prodotti connessi o dai servizi correlati, nonché di condividerli con terze parti.

Inoltre, la normativa impone specifici obblighi per prevenire possibili squilibri contrattuali nei contratti di condivisione dei dati, dovuti ad abusi di posizione dominante da parte delle Big Tech. In termini economici, il risultato finale previsto è di un incremento 270 miliardi di euro di PIL per gli Stati membri dell’UE entro il 2028.

Il ruolo dell’e-commerce, fra  vantaggi, rischi e nuove sfide

Fra gli strumenti che più concretamente attuano gli obiettivi legati a tali finalità è certamente presente il commercio elettronico, essenziale leva a disposizione delle imprese per  incrementare le proprie opportunità di business. L’e-commerce rappresenta la modalità più dinamica soprattutto per collegare individui e piccole e medie imprese da località remote all’economia globale, agevolando la concorrenza e l’accessibilità territoriale nel contesto di un mercato sempre più vasto e ricco di opportunità.

Gli attuali dati sull’ecommerce in Europa indicano chiaramente che questo fenomeno sia sempre più consolidato, attestandosi tra le voci portanti del bilancio intracomunitario. Anche in Italia le stime sui numeri del commercio elettronico sono in costante crescita e suggeriscono un aumento del potenziale che ruota attorno all’intera categoria, anche in ragione dell’articolata filiera di operatori coinvolti nella fornitura di beni e servizi funzionali all’ecommerce, quotidianamente più numerosa e variegata.

In termini numerici, gli ultimi dati Istat, contenuti nel Report Cittadini e Ict, dimostrano che nel 2022 in Italia una persona su due ha usato internet per effettuare un acquisto online, con una certa omogeneità in base al sesso e alla distribuzione geografica, in prevalenza giovani, attestando una percentuale pari al 48,2%, lievemente contratta nel 2022 ma solo a causa della cessazione delle restrizioni pandemiche.

I nuovi obblighi introdotti

Una realtà quindi molto importante nel contesto delle linee produttive e che, quale servizio della società dell’informazione, rientra a pieno titolo dell’ambito di regolamentazione riconducibile alla strategia europea, soprattutto per i forti impatti sulla produzione ed utilizzo dei dati. Perciò, i merchant e in generale la filiera di servizi annessi al commercio elettronico sono tenuti all’osservanza dei nuovi obblighi introdotti, a tutela dell’integrità aziendale e per scongiurare il pericolo di possibili sanzioni.

A questo proposito, poter adempiere al quadro di obblighi descritto è, per le aziende, questione certamente complessa, poiché presuppone la necessità di fronteggiare gli obblighi  imposti su più livelli, quali il possesso di specifiche capacità e di adeguati fondi a disposizione. La ragione è dovuta alla difficile reperibilità sia interna sia sul mercato, di figure in possesso  delle competenze necessarie per gestire l’enorme quantità di dati personali e le infrastrutture digitali a supporto, nonché per operare in maniera corretta nel rispetto dei diritti degli interessati, rispondendo al contempo alle tante nuove prescrizioni introdotte.

Oltretutto, l’acquisizione di competenze, di infrastrutture e di personale esterno finalizzata al poter giovare di tali vantaggi comporta degli investimenti iniziali che non di rado le aziende non riescono a sostenere.

Si tratta in ogni caso di presupposti indispensabili per poter accedere a quel set di opportunità esaminate e rese pertanto inaccessibili da questo blocco.

I limiti di un percorso a due velocità

Il quadro europeo esaminato descrive l’impareggiabile spinta innovatrice messa in campo sul piano europeo, concreta e propositiva su punti nodali realmente determinanti nella strada verso il cambiamento.

La sensazione è però che si stia viaggiando a due velocità, perché i ritmi del legislatore comunitario non risultano sostenuti dalla capacità adattiva delle aziende, ad oggi drasticamente provate da ravvicinate epoche di crisi, rincari e spesso insufficienti ristori economici.

Questa situazione affatica entrambi gli attori, che dovrebbero allinearsi su una scala di priorità obiettivamente realizzabile, confrontandosi a vicenda sui propri limiti e sulle reciproche priorità, così che gli obiettivi siano più consoni a quello che gli operatori sono in grado di fare, imparando ed acquisendo in armonia quanto necessario per un avanzamento socio-economico concreto e sostenibile.

[1] Commissione Europea: una strategia per i dati  – Comunicazione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni