La svolta in Medio Oriente può arrivare solo dall’economia

scritto da il 27 Dicembre 2023

In Medio Oriente, lo status quo è fatto di instabilità, vulnerabilità e conflitti. Gli stati-nazione sono instabili, le frontiere artificiali e fragili[1]. Ostilità irrisolte sfociano in guerre decennali. La dipendenza dal petrolio rende improrogabile la diversificazione dell’economia. In un circolo vizioso, la ciclicità degli shock blocca le riforme volte alla resilienza; per esempio, un paese in crisi non può aumentare il gettito fiscale, per cui la ripresa è poi inibita dalla carenza di risorse. Le sfide climatiche aggiungono urgenza (FMI, 2023).

Le tensioni tra Iran e Arabia Saudita ostacolano lo sviluppo

L’Iran e l’Arabia Saudita sono potenze regionali con ambizioni egemoniche – politiche, religiose[2] e militari. L’ostilità tra i due paesi – spesso fomentata da influenze esterne, Stati Uniti e Russia su tutti – ha ostacolato per decenni lo sviluppo e causato guerre per procura (proxy wars). Un riavvicinamento conviene a tutti: le tensioni mediorientali influenzano non solo gli equilibri locali ma anche le dinamiche geopolitiche globali.

È già successo in Europa: Francia e Germania

Per secoli, i conflitti tra Francia e Germania – anche religiosi[3], tra cattolici e protestanti – crearono instabilità, miseria e distruzione. Dopo la Seconda Guerra Mondiale i due paesi avviarono un processo di integrazione che ha portato a pace e stabilità, rendendo possibile l’unificazione del continente. La creazione dell’Unione Europea ha permesso loro di contare di più dal punto di vista geopolitico e di ottenere migliori risultati economici.

Medio Oriente: integrazione necessaria per pace e stabilità

Ispirandosi al passato o a percorsi già intrapresi altrove – ma senza replicarli (Said, 1978) – Iran e Arabia Saudita devono creare istituzioni che favoriscano lo sviluppo. Un’area mediorientale di libero scambio, che progressivamente porti a un’unione economico-politica, favorirebbe la cooperazione tra le reciproche classi medie e la creazione di posti di lavoro. Un’entità sovranazionale aiuterebbe a superare i limiti degli stati-nazione. I giovani devono poter sperare[4]: programmi di scambio accademico incoraggerebbero tolleranza e rispetto. Tale percorso, aiutato da un dialogo interconfessionale, porterebbe a mitigare le divisioni tra gruppi etnici – e dunque a una regione più sicura.

Il ruolo della Cina

La Cina è il principale partner commerciale dell’Arabia Saudita e – nonostante le sanzioni imposte dagli Stati Uniti – ha dato sostegno economico all’Iran. Nel 2023 ha organizzato negoziati che hanno portato entrambi i paesi a riprendere le relazioni diplomatiche e a riaprire le rispettive ambasciate.

Medio Oriente

Immagine di Kyle Glenn per Unsplash

Medio Oriente: ripristinare il ruolo di intermediario tra Est e Ovest

La riattivazione delle relazioni mette le basi per una riduzione delle tensioni politiche e un aumento degli scambi commerciali.

Nel breve periodo, è sufficiente una politica dei piccoli passi. In Arabia Saudita, il principe ereditario Mohammed bin Salman ha avviato un’era di riforme; entro il 2030, intende attirare 100 milioni di visitatori all’anno. Il ripristino dei voli diretti con l’Iran aumenterebbe il flusso di turisti. A sua volta, l’Iran punta a raggiungere 1 miliardo di dollari di scambi commerciali con l’Arabia Saudita – per recuperare i ritardi dovuti a un isolamento quasi cinquantennale.

Nel lungo periodo, l’allentamento delle sanzioni e  l’integrazione economica dell’Iran nei mercati globali restituirebbero alla regione il ruolo di polo logistico e finanziario che le compete, con un significativo dividendo di pace (Farzanegan, 2023).

Così facendo, il Medio Oriente potrebbe recuperare la sua centralità tra Oriente e Occidente, e tornare ad essere padrone del proprio destino.

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BIBLIOGRAFIA

Ayubi, N., 2009. Over-Stating the Arab State: Politics and Society in the Middle East. London: I.B. Tauris, 2009. Online

Farzanegan, M., 2023. “What is the Potential Impact of Iran’s Economic Global Integration on Saudi Arabia’s Military Spending?”, Defence and Peace Economics, December 15, 2023. Online DOI

Fondo Monetario Internazionale (FMI), 2023. “Building Resilience and Fostering Sustainable Growth”. Regional Economic Outlook: Middle East and Central Asia. October 2023, Washington DC. Online

Fromkin, D., 2009. A Peace to End All Peace: The Fall of the Ottoman Empire and the Creation of the Modern Middle East. Holt Paperbacks, Henry Holt and Company, New York, August 3, 2010. Online

Hourani, A., 2010. A History of the Arab Peoples. Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts, November, 15, 2010. Online

Pagès, G., 1993. La Guerra dei trent’anni. Edizioni culturali internazionali Genova (ECIG), March 1, 1993.

Said, E., 1978. First ed. New York: Pantheon Books, 1978. Online

NOTE

[1] Nel 1916, il Regno Unito e la Francia – con il consenso dell’Impero russo e del Regno d’Italia – firmarono un trattato, conosciuto come l’accordo Sykes-Picot, che definiva le modalità di spartizione dell’Impero Ottomano (Fromkin, 2009). Gli stati-nazione che ne risultarono furono creati senza considerare le confessioni religiose e i gruppi etnici preesistenti (Ayubi, 2009), contribuendo così alla frammentazione politica e sociale della regione e alle tensioni attuali (Hourani, 2010).

[2] L’Arabia Saudita si designa paese leader dei sunniti, l’Iran degli sciiti. Le tensioni tra sunniti e sciiti nascono dalle dispute dinastiche dopo la morte di Maometto nel 632 d.C.: i sunniti volevano che il successore fosse selezionato tra i leader della comunità, gli sciiti sostenevano fosse un diritto riservato ai soli discendenti (Hourani, 2010). La rivoluzione iraniana del 1979 ha acuito le tensioni.

[3] Tra il XVI e il XVII secolo le guerre religiose tra Francia e Germania contrapposero cattolici e protestanti, causando devastazioni e instabilità, e culminarono nella Guerra dei Trent’anni (1618-1648). Le guerre si conclusero con la pace di Vestfalia del 1648, che sancì la fine del Sacro Romano Impero e la nascita di un nuovo ordine politico, basato sul principio della tolleranza religiosa (Pagès, 1993).

[4] L’Iran ha 88, 5 milioni di abitanti, con una età media di 31,7 anni; l’Arabia Saudita ha una popolazione di 36,4 milioni con una età media di 30,8 anni. Le economie di entrambi i paesi si distinguono per la dipendenza dal petrolio e i notevoli controlli governativi.