Agricoltura, senza scienza e narrazione veritiera sarà salto nel buio

scritto da il 05 Febbraio 2024

Co-autore di questo post è Marco Ceriani, scrittore e giornalista, laurea a Milano in Scienze delle preparazioni alimentari, esperienze in nuovi alimenti, cibi nutraceutici e sport food –

L’agricoltura moderna si trova ad un bivio cruciale. Da un lato, la pressante necessità di sfamare una popolazione mondiale in costante crescita, stimata a 10 miliardi di persone entro il 2050. Dall’altro, l’imperativo di tutelare l’ambiente e le risorse naturali, minacciate da cambiamenti climatici, scarsità di acqua e terra fertile, e inquinamento.

In questo contesto di sfide epocali, l’innovazione tecnologica e l’adozione di pratiche agricole più sostenibili assumono un ruolo di primaria importanza per il futuro del settore. La chiave per far coesistere crescita economica e salvaguardia ambientale risiede nell’implementazione di interventi mirati in tre macro-aree:

1- Ridurre lo spreco alimentare e l’impatto ambientale

Ogni anno, un terzo del cibo prodotto per il consumo umano viene sprecato, con un impatto ambientale e sociale devastante. Si stima che il costo di questa inefficienza ammonti a 1 trilione di dollari l’anno, con gravi conseguenze per le economie e le risorse del pianeta. Nei paesi industrializzati lo spreco supera il 20%: negli Stati Uniti arriva addirittura al 40%, mentre in Europa ammonta a circa 88 milioni di tonnellate all’anno, con un costo di 143 miliardi di euro.

L’Italia, purtroppo, si posiziona tra i paesi europei con il più alto tasso di spreco alimentare, con circa 10 milioni di tonnellate all’anno. Ridurre lo spreco alimentare del 50% entro il 2030 potrebbe generare un risparmio di 70 miliardi di euro e creare 4,4 milioni di posti di lavoro. Ma le cifre non raccontano l’intera storia. La soia, prodotta per lo più come mangime (353 milioni di tonnellate a livello mondiale), potrebbe essere utilizzata come alimento in Africa orientale, dove quasi un terzo della popolazione è denutrita.

Oltre a ridurre lo spreco alimentare, è fondamentale promuovere l’utilizzo di packaging ecosostenibili e modelli di raccolta e riciclo efficienti. Troppo spesso, infatti, il packaging è sovradimensionato rispetto al peso netto dell’alimento. Le confezioni monodose, usa e getta, in plastica, alluminio o altri materiali difficilmente riciclabili aggravano il problema. Esistono soluzioni innovative. Startup come Orange Fiber e AraBat utilizzano le bucce d’arancia per realizzare tessuti e riciclare batterie al litio. Mogu, invece, produce biomateriali da funghi, per esempio il polistirene, che, se usato come packaging sarebbe al contempo ecosostenibile e, in termini di raccolta e riciclo, meno costoso.

2- Nuovi modelli alimentari

Il progressivo aumento della popolazione mondiale e il cambiamento dei modelli alimentari su scala globale, con la crescente richiesta di proteine[1], impongono un ripensamento della catena alimentare. Gli allevamenti intensivi di bovini e suini, infatti, determinano un massiccio utilizzo di risorse scarsamente rinnovabili come suolo, acqua e foraggio, con un elevato impatto ambientale[2]. Inoltre, questo sistema di produzione si dimostra inefficiente nel convertire il mangime in massa magra (muscolo senza grasso).

È quindi inevitabile che questi allevamenti vengano affiancati – non sostituiti – da nuovi metodi di produzione di fonti proteiche ugualmente nutrienti, ma più sostenibili. Tra queste, le microalghe, gli insetti e la carne da laboratorio rappresentano alternative promettenti. Non si tratta di cibo per gourmet, ma di proteine ​​necessarie per sfamare un mondo che, entro il 2050, conterà 10 miliardi di persone. Al di là del gusto, gli insetti costituiscono un mangime naturale (che dovrebbe sostituire la soia) con cui pesci, polli e suini hanno grande affinità: basti pensare che i polli biologici sono ghiotti di lombrichi, come lo sono anche i pesci non allevati.

L’agricoltura 4.0 rappresenta una grande opportunità per migliorare l’efficienza e la sostenibilità del settore agricolo. Le tecnologie digitali, come l’IoT, l’intelligenza artificiale e la robotica, possono aiutare gli agricoltori a ottimizzare l’uso delle risorse, ridurre l’impatto ambientale e aumentare la produttività. Un esempio lampante è il sistema di irrigazione a goccia, che consente di risparmiare il 70% dell’acqua rispetto ai sistemi tradizionali. Allo stesso modo, l’uso di robot per la raccolta delle fragole riduce il fabbisogno di manodopera e l’impatto ambientale. Tuttavia, per sfruttare appieno queste opportunità, sono necessari maggiori investimenti in innovazione e tecnologia.

3- Una narrazione alimentare più veritiera, grazie alla scienza

Le immagini patinate di campi perfetti, mulini bianchi, acque cristalline non riflettono la realtà dell’agricoltura moderna, alle prese con inquinamento e sfide globali che richiedono un approccio radicalmente nuovo. Non basta produrre in modo “naturale”. Bisogna aggiungere una quarta “A” alle tre tradizionali (Agricoltura, Alimentazione e Ambiente): l’Alfabetizzazione Agricola.

Serve innovazione: macchine elettriche, agrivoltaico, software per mappare il suolo. Un salto tecnologico decisivo, come la meccanizzazione degli anni ‘50 negli USA, che portò ad un boom del PIL statunitense. Per esempio, le vertical farm per ortaggi freschi garantiscono maggior sicurezza e minore impatto ambientale, mentre le microalghe coltivate in fotobioreattori e il basilico fatto crescere (da Nemo’s garden nella baia di Noli) in bolle d’aria sottomarine dimostrano che anche il mare può diventare una serra sostenibile.

agricoltura

Ma produrre meglio non basta. Serve anche tracciabilità e certificazione. Il DNA certificato riconosce in un istante la natura di un prodotto, dal Carnaroli al tonno rosso, tutelando produttori e consumatori con una tracciabilità accessibile che valorizza il Made in Italy. Il tema va affrontato in termini politici e legislativi, in un settore fortemente distorto dai sussidi (300 miliardi di euro, oltre un terzo del bilancio comunitario 2023-2027 è destinato alla nuova politica Agricola Comune) che garantisce agli agricoltori prezzi garantiti minimi.

Rifiutare la ricerca scientifica e la tracciabilità non è solo miopia, è un salto nel buio[3]. Significa perdere competitività e spingere i migliori talenti all’estero. L’Alfabetizzazione Agricola è la chiave per un futuro sostenibile, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale.

Modernizzarsi o rimanere indietro: la scelta è obbligata.

L’agricoltura moderna può nutrire il mondo e al contempo proteggerlo per le generazioni future. L’innovazione tecnologica e l’adozione di pratiche sostenibili possono costruire un futuro più responsabile e sicuro per tutti. La sfida è complessa, ma non impossibile. Le aziende agricole che investono nel futuro saranno quelle che avranno successo.

Ridurre lo spreco alimentare e l’impatto ambientale è una sfida collettiva che richiede l’impegno di tutti: istituzioni, aziende, consumatori e cittadini. L’esser costretti ad abiurare la scienza, come tanti e piccoli Galileo Galilei, non ci condurrà questa volta ad aver salva la vita. Solo chi abbraccia innovazione e scienza in agricoltura potrà sopravvivere.

Su X: @AMagnoliBocchi

Su LinkedIn: Alessandro Magnoli Bocchi

NOTE

[1] Entro il 2050, la domanda globale di proteine dovrebbe aumentare del 50%. Per soddisfare questa crescente richiesta, il mercato delle proteine alternative – quelle che non derivano da carne animale – è in forte crescita, con un valore stimato di 600 milioni di dollari nel 2021 e una crescita prevista a 14 miliardi di dollari entro il 2030.

[2] L’allevamento bovino è responsabile del 14,5% delle emissioni globali di gas serra e del 70% della deforestazione amazzonica. Le proteine alternative, come quelle derivate da insetti e microalghe, offrono un’alternativa più sostenibile. La produzione di insetti richiede poca terra, acqua e cibo rispetto all’allevamento bovino e ha un’impronta di carbonio molto inferiore.

[3] Rifiutare la tracciabilità alimentare evoca un precedente storico: un metodo semplice e poco costoso, mai adottato, che prevedeva l’inserimento di una pallina di ghiaccio in una piccola finestrella sulle confezioni dei surgelati. Lo scioglimento del ghiaccio avrebbe segnalato l’interruzione della catena del freddo, avvisando immediatamente il consumatore sullo stato di conservazione del prodotto. Le ragioni per cui questa soluzione non sia stata adottata rimangono poco chiare.