categoria: Vicolo corto
La psicoterapia non è da uomini? Un tabù per le aziende


Post di Stefano Casagrande, Co-Founder e Co-CEO, Elty di DaVinci Salute –
La società ha da lungo tempo associato la mascolinità a tratti come la forza e l’imperturbabilità. Questa narrazione, seppur radicata nella cultura popolare, esercita una pressione significativa sulla salute mentale maschile. Gli uomini sono spesso “spinti” a reprimere le loro emozioni, un atteggiamento che li porta a mascherare il malessere psicologico e adottare comportamenti compensatori dannosi. Questo fenomeno ha un impatto non solo sulla salute individuale, ma anche sulla società nel suo complesso, con conseguenze tangibili in termini di relazioni interpersonali e professionali, produttività in ambito lavorativo e benessere collettivo.
Ed è proprio in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale e nel mese dedicato a questo tema che Elty di DaVinci Salute, scale-up 100% italiana nel settore della digital health, invita a riflettere sulla necessità di superare i ruoli di genere. Gli stereotipi maschili tradizionali ostacolano la promozione del benessere psicologico e la sua efficacia soprattutto nel contesto lavorativo. È fondamentale rompere questo tabù e incoraggiare una cultura sociale e aziendale che valorizzi la vulnerabilità e la ricerca di aiuto, indipendentemente dal genere.
Psicoterapia (consulenze) in azienda: uomini in netta minoranza
Dall’ultima analisi condotta da Elty, volta a indagare lo stato della salute mentale dei dipendenti delle aziende che usano il loro servizio di psicologia e psicoterapia online, emerge che soltanto il 30% delle persone che si affidano alle consulenze psicologiche sono uomini. Questo divario va oltre i numeri, toccando profondamente aspetti culturali e sociali che spesso basano le fondamenta sullo stereotipo dell’uomo “forte” secondo il quale chiedere aiuto potrebbe essere interpretato come un segno di debolezza. La paura di essere percepiti come deboli o incapaci di affrontare le proprie emozioni può spingere a evitare la terapia, perpetuando un circolo vizioso di sofferenza silenziosa. È fondamentale sfatare questi stereotipi e promuovere una cultura che valorizzi la vulnerabilità e la ricerca di benessere psicologico.

Designed by Freepik
A differenza dei loro colleghi, le dipendenti donne dimostrano una maggiore propensione a cercare supporto per la salute mentale, rappresentando il 70% delle richieste di sessioni psicologiche online. Questa disparità suggerisce una maggiore consapevolezza del benessere psicologico e una più spiccata capacità di riconoscere e affrontare le proprie emozioni.
Il ruolo delle aziende per ridurre assenteismo e burnout
La riluttanza degli uomini a cercare supporto psicologico è un problema culturale che ha un impatto diretto sulla produttività aziendale. Offrendo servizi di benessere mentale come parte integrante del welfare, le aziende non solo dimostrano di valorizzare i propri dipendenti, ma investono anche nel loro successo a lungo termine, favorendo una cultura aziendale inclusiva e resiliente.
Un ambiente di lavoro che sostiene la salute mentale è un ambiente che vede concretamente ridurre l’assenteismo e i burnout ed aumentare contestualmente la produttività e soddisfazione generale. In questo modo, si potenziano la soddisfazione e la motivazione dei dipendenti, con effetti positivi anche sulle performance aziendali.
Un’opportunità straordinaria
In un mondo del lavoro in continua evoluzione, abbracciare la salute mentale come parte integrante dei benefici aziendali è un passo fondamentale per migliorare la vita dei dipendenti e ottenere risultati aziendali positivi. Le aziende hanno quindi un’opportunità straordinaria in questo contesto: possono diventare alleate preziose nel promuovere un benessere psicologico che sia davvero inclusivo e accessibile a tutti, a prescindere dal genere.